Le tensioni geopolitiche e la potenziale guerra commerciale non offuscano le prospettive dell’uranio, che rimane un tema di investimento resiliente grazie alla forte domanda di energia nucleare.
Come spiega Roberta Caselli, Commodities Strategy & Research di Global X, si moltiplicano i segnali di un cambiamento di paradigma rispetto all’uso del nucleare per raggiungere la neutralità climatica: dalla Polonia che approva la costruzione del suo primo reattore, all’India che prevede di triplicare la propria produzione entro il 2032. Per questo motivo, le prospettive dell’uranio e delle aziende della filiera nucleare restano solide anche nel 2025.

Le tensioni geopolitiche in corso e l’instabilità della catena di approvvigionamento potrebbero avere un impatto sul mercato dell’uranio, ma la domanda rimane elevata grazie ai progressi compiuti in Europa, Asia e Stati Uniti. Lo stigma legato all’energia nucleare sta gradualmente scomparendo, grazie ai significativi miglioramenti della tecnologia e delle misure di sicurezza. I nuovi reattori, come gli SMR (small modular reactors) garantiscono infatti caratteristiche di sicurezza ancora più alte.
I progetti di energia nucleare a livello mondiale sembrano quindi trainare la domanda di uranio. Anche se il rally della materia prima si è fermato nel 2024, l’attuale contesto è adeguato a sostenere una visione ottimistica. Nelle ultime settimane, l’autorità di regolamentazione nucleare degli Stati Uniti si è adoperata per semplificare il processo di approvazione dei nuovi reattori. Allo stesso tempo, la Russia sta costruendo più di dieci unità nucleari all’estero per consolidare la sua posizione di leader mondiale nella costruzione di nuove centrali nucleari.
In Europa, il governo polacco ha stanziato fino a 14,7 miliardi di dollari per la costruzione della prima centrale nucleare del Paese, segnando una tappa significativa del progetto. Il governo potrebbe presto prendere in considerazione la costruzione di una seconda centrale nucleare e le aziende francesi sembrano intenzionate a partecipare. Proprio la Francia è all’avanguardia nel campo dell’energia nucleare: per la prima volta negli ultimi 25 anni un nuovo reattore nucleare è stato connesso alla rete elettrica francese, e il Paese si sta impegnando per semplificare la progettazione dei suoi reattori modulari compatti.
In Asia, la nuova bozza di politica energetica del Giappone dice che l’energia nucleare dovrebbe essere utilizzata “nella misura più ampia possibile”. Il piano prevede che il nucleare contribuisca a circa il 20% dell’energia del Paese entro il 2040. In India, la capacità di generazione di energia nucleare dovrebbe triplicare entro il 2032, dopo essere quasi raddoppiata nell’ultimo decennio. Infine, il governo sudcoreano e i Dipartimenti dell’Energia e di Stato degli Stati Uniti hanno firmato un memorandum che definisce le regole di base per l’esportazione di energia nucleare dalla Corea agli Stati Uniti e per la collaborazione tra i due Paesi in questo senso.
Per quanto riguarda il lato dell’offerta, le nazioni sembrano intenzionate ad aumentare la loro indipendenza nel ciclo di approvvigionamento di combustibile nucleare. Gli Stati Uniti hanno scelto i fornitori per soddisfare il loro fabbisogno di uranio a basso arricchimento, in seguito alle richieste di proposte emesse a giugno. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha ristretto la gara a sei aziende. I vincitori otterranno contratti per un valore massimo di 3,4 miliardi di dollari e una durata di 10 anni.
Allo stesso tempo, l’incertezza nella catena di fornitura e i persistenti conflitti geopolitici potrebbero influire sulle dinamiche di approvvigionamento dell’uranio. Un blocco burocratico, ad esempio, ha causato la sospensione della produzione di uranio nel progetto di joint venture Inkai del Kazakistan. Inoltre, con la potenziale applicazione di dazi da parte del presidente Trump, il Canada sta valutando la possibilità di tassare le esportazioni di materie prime chiave verso gli Stati Uniti, compreso l’uranio.
Tuttavia, è probabile che alcuni rischi di approvvigionamento si annullino. Le restrizioni imposte dall’amministrazione Biden sull’uranio lavorato in Russia potrebbero essere revocate già nel 2025, se Trump porterà a termine la promessa di risolvere in tempi brevi la guerra tra Russia e Ucraina.
Foto di copertina: nicolas-hippert-C82jAEQkfE0 da Unsplash.com
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