Le sfide, i rischi e le opportunità che i mercati finanziari ci presentano su alcune delle attuali asset class più innovative sono stati i temi al centro della Spring Conference di Assiom Forex.

Massimo Mocio, presidente di Assiom Forex, ha ricordato che “l’ammontare in circolazione delle obbligazioni sostenibili europee supera i 2,000 miliardi di euro e le obbligazioni green ne rappresentano oltre il 60%. Secondo i dati AFME, nel 2023 le emissioni hanno registrato una contrazione pari al 3.5% rispetto al 2022, con collocamenti totali vicini ai 400 miliardi di euro. Il sotto-segmento green ha continuato a crescere, ma a ritmi più contenuti rispetto agli scorsi. L’anno scorso sono stati collocati quasi 300 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2022 e nel primo trimestre di quest’anno le emissioni sono state vicine ai 100 miliardi di euro, in rialzo del 2%, rispetto agli stessi mesi del 2023.Il comparto rimane ben richiesto dal mercato, come testimonia il recente collocamento del BTP Green, che ha registrato una domanda di 84 miliardi di euro, a fronte dei 9 miliardi emessi dal Tesoro”

Lo standard europeo per le obbligazioni “green”, nato all’interno di un disegno più grande in materia di finanza sostenibile con l’obiettivo di apportare benefici sia per gli emittenti che per gli investitori al fine di aumentare la trasparenza e la credibilità del mercato, contrastare il greenwashing e stabilire un gold standard, si scontra  sia con la presenza di best practice di mercato già consolidate che con oneri, correlati all’implementazione di questo standard, che pongono da subito interrogativi sul suo effettivo utilizzo.

Le emissioni verdi europee in questo momento costituiscono più della metà delle emissioni globali, spinte anche da emissioni istituzionali che rappresentano la parte preponderante del mercato (45%). La UE attraverso questa normativa cerca di stimolare la domanda offrendo trasparenza e introducendo un gold standard. In particolare la normativa emanata ha avuto come obiettivo quello di definire una tassonomia europea, degli standard di trasparenza. II regolamento, che ha avuto un iter di emanazione normativa piuttosto lunga (a partire dal 2019), rientra in un regime volontario applicabile da dicembre 2024. Tutte le emissioni devono finanziare attivi che rientrano nell’ambito della tassonomia europea (che in questo momento si rivolge solo alla lettera E di ESG). La normativa prevede standard informativi specifici ed onerosi (factsheet, una relazione annuale, una relazione d’impatto) con obbligo di revisione esterna.

Dal lato degli emittenti, è stato sottolineato che occorre una visione di business che integri veramente la sostenibilità. Il rischio è quello di restringere ulteriormente la nicchia di mercato. L’intento di finanziare la transizione è sicuramente positivo, ma si stanno aggiungendo constraints ad un mondo che già fatica a decollare. In termini di costi/benefici, se da una parte la tassonomia rappresenta un vantaggio, d’altra parte gli incentivi per emittenti e investitori rimangono un po’ incerti.

Dal lato degli investitori, si tratta di un tema molto pressante per gli standard di sostenibilità per il risparmio gestito. Solo il 16% dell’indice MSCI World ha titoli allineati alla tassonomia UE, mentre il dato scende al 6% se si guarda ai ricavi allineati. All’appello manca la crescita (erroneamente prevista qualche anno fa) del mercato green perché probabilmente non si sta aprendo ad altre geografie (si pensi agli Usa, il cui Tesoro non ha mai emesso un green bond) nonchè gli incentivi economici lato emittente.  La nota positiva è rappresentata dalla validazione del piano di transizione (oggi lasciato al buon senso dell’investitore) e il fatto che la Ue stia valutando offerte di agenzie di rating che offrano una certificazione e valutazione al piano di transizione potrebbe essere un valore aggiunto sia sul mercato bond che equity.

Un secondo tema dirimente riguarda la digitalizzazione. Negli ultimi mesi i digital asset hanno registrato nuovi sviluppi favoriti dal quadro regolamentare (a fine 2024 entrerà in vigore la normativa MiCAR) e che vedono l’ingresso dei mercati tradizionali nel business dei digital asset con la creazione di segmenti dedicati (Deutsche Boerse Digital Exchange, Borsa di Stoccarda Digital).

Il focus sulle criptovalute emerso dallo studio evidenzia come nel 2023 i volumi negoziati in Europa ammontino a soli 106 miliardi di dollari (equivalente all’1% del volume globale), mentre tra le operazioni di M&A sul settore, gli acquirenti europei risultino solo il 21% del totale. La ricerca conclude che, a differenza degli Usa, ad esempio, nel Vecchio Continente è il driver regolamentare la possibile leva di sviluppo.

Manuela Carra, Responsabile Finance di Cassa Depositi e Prestiti, ha introdotto il tema dell’euro digitale all’ingrosso e delle nuove modalità di emissione e circolazione di strumenti finanziari in forma digitale. Tra i principali benefici, è stato detto, la possibilità di codificare molti processi all’interno della blockchain garantendo una maggiore trasparenza e un altissimo livello di integrazione.

Il tema delle infrastrutture digitali – ha rimarcato Carra – è fondamentale. Supportare le PMI ad accedere al mercato dei capitali tramite queste nuove tecnologie (favorito da Pilot Regime europeo e dal Decreto Fintech italiano) permettendo di emettere e trasferire strumenti finanziari digitali attraverso la tecnologia Blockchain è lo step successivo.

L’Eurosistema sta studiando come il money settlement della banca centrale in euro possa avvenire in presenza di nuove tecnologie (come le tecnologie di registro distribuito) e pertanto è stato istituito un gruppo di contatto dedicato per continuare il dialogo con il mercato. Obiettivi sono di consolidare e sviluppare ulteriormente il lavoro in corso delle banche centrali dell’Eurosistema in questo ambito. Il lavoro esplorativo, partito in questo mese e che si concluderà a novembre per raccogliere dal mercato tutti gli input possibili, rientra negli sforzi più ampi dell’Eurosistema volti a contribuire all’innovazione digitale nei pagamenti e nel regolamento dei titoli e a garantire che la moneta della banca centrale rimanga un’ancora monetaria a sostegno della stabilità, dell’integrazione e dell’efficienza del sistema finanziario europeo.