Come la guerra dello Yom Kippur nel 1973, la guerra in Ucraina ha rivoluzionato nel profondo il mercato energetico. Per anni siamo stati abituati a importare energia a basso costo senza doverci preoccupare di investire sul fronte della sicurezza e della transizione energetica. Queste stesse sicurezza e transizione sono invece ora diventate una priorità, se non un’urgenza, nelle agende della maggior parte dei governi.
Di questa nuova realtà con cui tutti noi dobbiamo fare i conti (e il budget famigliare ne soffre) ce ne parla Francesco Cacciabue, Partner e CFO Glennmont, di Nuveen Infrastructure.
L’obiettivo dell’UE di ridurre la dipendenza dal gas russo di 2/3 nel breve termine ha infatti evidenziato la necessità di investire in fonti energetiche alternative e competitive e l’energia pulita si sta affermando sempre più come l’unica strada percorribile soprattutto considerato che per molti Paesi europei, tra cui l’Italia, il solare e l’eolico rappresentano la sola fonte di energia non importata.
Nell’ultimo decennio la transizione energetica ha subito un’accelerazione. Se in un primo momento le tecnologie per l’energia pulita risultavano particolarmente costose, gli incentivi governativi, le economie di scala e le tariffe agevolate per le imprese hanno favorito un appiattimento della curva dei costi e reso più efficiente la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Stiamo ora entrando in una terza fase in cui è necessario attrarre investimenti per incrementare la capacità installata di energia pulita così da arrivare progressivamente nei prossimi 20 anni alla totale sostituzione delle fonti non rinnovabili.
Francesco Cacciabue al proposito spiega che “su questo fronte vediamo un forte potenziale nel mercato italiano, dove sin dal 2009 abbiamo acquistato, sviluppato, costruito e gestito diversi impianti eolici e solari. Di recente, ad esempio, abbiamo acquisito un portafoglio di sette progetti di impianti solari fotovoltaici in Basilicata che, una volta operativi, forniranno 65 MW di capacità installata e abbiamo completato l’acquisizione di un parco eolico onshore da 27 MW sempre nel Sud Italia. Negli anni la nostra profonda conoscenza del mercato e il know-how sviluppato in infrastrutture per l’energia verde ci hanno permesso di posizionarci tra i primi operatori in Italia“.
“Inoltre” – conclude Cacciabue – “abbiamo alle spalle la solidità e la portata globale di un gruppo come Nuveen Infrastructure che ha in gestione asset infrastrutturali per oltre 6,5 miliardi di dollari (al 31 marzo 2023) e oltre 30 anni di esperienza in questo genere di investimenti, nonché un’ampia rete di partner operativi in tutto il mondo. Questo ci ha permesso di guadagnare la fiducia di quegli investitori, stranieri e non, che come noi vedono le immense opportunità che il mercato italiano offre. Siamo allo stesso tempo consapevoli del fatto che ci attendono ancora molteplici sfide.”
Tirando le somme, è necessario migliorare la rete elettrica per consentire l’installazione di capacità non pianificabile. È necessario incrementare la capacità di stoccaggio attraverso batterie e impianti a idrogeno per spostare parte di questa capacità dalle ore più soleggiate e ventose a quelle meno soleggiate e ventose. Il governo italiano ha fatto buoni passi in avanti nell’accelerare il processo di sviluppo di nuovi parchi solari ed eolici, ma si può fare di più per abbreviare il processo di autorizzazione.
Foto di copertina di Pixabay da Pexels.com
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