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La decisione del Parlamento Europeo
Come sapete il Parlamento Europeo ha approvato nei giorni scorsi lo stop dal 2035 alla vendita di veicoli nuovi a benzina e diesel (cosiddetti veicoli ICE – Internal Combustion Engine) in tutta Europa, nell’ambito dell’utopistico (a mio avviso) progetto di ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2050. Vi rimando quindi ai vari articoli che sono comparsi su stampa e siti internet nei giorni scorsi per maggiori informazioni, tra i quali quello del Sole24Ore.
Dove abbiamo parlato di veicoli elettrici
Di veicoli elettrici ne abbiamo ampiamente scritto su questo sito dove trovate una ventina di articoli cercando nella categoria “Mobilità e trasporti” con l’apposita barra di ricerca che trovate a destra degli articoli o cliccando sulla lente di ingrandimento in alto o cliccando su questo link.
Inoltre, dal 2015 io propongo una conferenza di due ore destinata al grande pubblico di eventi come gli ITForum che è stata vista da decine di persone, alcune delle quali hanno poi acquistato auto elettriche.
Ne abbiamo anche ampiamente scritto nel libro “Investire nei megatrend del futuro” in un lungo capitolo dal titolo “Investire nella mobilità CASE”, dove C.A.S.E. è l’acronimo di Connected, Autonomous, Shared, Electric. Quattro proprietà delle auto del futuro che stanno convergendo tra di loro per dare agli utenti un nuovo modo di viaggiare.
Qualche cenno sulla rivoluzione elettrica
Focalizziamoci quindi sul discorso “Electric” prendendo spunto dal capitolo del libro. Nei primi anni del 2020 stiamo già assistendo alla corsa delle case automobilistiche per offrire modelli ibridi ed elettrici plug-in a causa dell’inasprimento delle normative antinquinamento che penalizzano l’utilizzo dei motori endotermici.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) il mercato globale dei veicoli elettrici raggiungerà un valore di 570 miliardi di dollari entro il 2025 di cui la quota cinese sarà superiore al 60%. Secondo ARC Energy Research Institute nel 2030 si dovrebbe assistere al Piston peak pari a 1,4 miliardi di veicoli, poi la quota di veicoli ICE diminuirà a favore delle vendite dell’ibrido e dell’elettrico che arriverà a circa un miliardo di unità sui 2,2 miliardi di veicoli previsti in circolazione nel 2050.
Tutto bello? Sembrerebbe la classica favola dove il pianeta è più pulito, le strade silenziose e senza smog, la gente felice di farsi portare in giro da auto moderne e innovative. Ma c’è il lato oscuro dei megatrend che deve essere considerato.
Problemi, problemi, problemi
Il primo problema è che le case automobilistiche occidentali negli ultimi trent’anni hanno concentrato le vendite sul diesel restando indietro nello sviluppo di piattaforme elettriche e ibride che sono il fiore all’occhiello delle case giapponesi e cinesi. Ops!
Il secondo piccolo problema è che le auto elettriche sono farcite di elettronica, quindi di microprocessori, che vengono costruiti per la gran parte in Asia. Taiwan e Cina da soli fanno l’80% della produzione mondiale. E già oggi, all’alba di una potenziale guerra tra Cina e USA per Taiwan, c’è forte carenza di chip e le fabbriche di auto restano ferme.
Terzo problema, dal punto di vista tecnologico i veicoli elettrici portano una rivoluzione nella Supply Chain dell’Automotive e nei servizi di assistenza post-vendita grazie alla semplificazione costruttiva. Dal veicolo vengono eliminati il gruppo motore endotermico, il blocco cambio-trasmissione e la parte idraulica sostituiti da una piattaforma “skateboard” dove il pianale è la struttura portante del veicolo su cui sono montati da due a quattro motori elettrici e le batterie, mentre i comandi meccanici sono sostituiti da comandi drive-by-wire di derivazione aeronautica. Per fare un confronto, la Volkswagen Golf ha 149 parti in movimento mentre l’elettrica Chevrolet Bolt ne ha solo 24.
Ed ecco il grido d’allarme lanciato da sindacati e associazioni dei costruttori europei che nei Paesi produttori di veicoli come Italia, Francia e Germania si aspettano un bagno di sangue tra i lavoratori dell’industria e del comparto. Come spiega l’articolo di Dagospia qui sotto.
Una breve analisi Intermarket
Infine, dal momento che a noi piace guardare allo scenario intermarket, è evidente la crescita del consumo di rame nelle componenti del veicolo, nelle batterie e nei sistemi di ricarica. L’auto ICE contiene circa 20 chili di rame, l’ibrida (HEV) ne ha 38 chili, la plug-in ibrida (PHEV) 60 chili. All’auto elettrica (EV) ne servono 80 chili mentre un autobus EV richiede 370 chili di rame.
Questo metallo viene usato per i motori, che sono delle bobine di filo di rame, per gli inverter, per le batterie e per i cavi che trasportano elettricità e comandi alle componenti del veicolo. Ecco perché il rame continua ad apprezzarsi e da qualche anno c’è una vera e propria corsa alle miniere di rame!
Conclusioni
Per l’investitore si delinea un’opportunità d’investimento più unica che rara in questo megatrend che andrà a rivoluzionare il paradigma del trasporto e della mobilità su gomma. Entro il 2050 tutta l’economia nel suo complesso subirà gli effetti dirompenti dell’adozione in massa dei veicoli CASE che percoleranno anche ai settori ancillari quali le infrastrutture viabilistiche, le assicurazioni, i servizi di pronto intervento, la sanità, le autoscuole e i semafori, di cui non ci sarà più bisogno essendo uomini e macchine connessi fra loro.
Invito a megatrend Forum Milano e ITForum Rimini
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