C’è un gran movimento nello spazio. A inizio settimana il programmato lancio di Virgin Orbit per portare alcuni satelliti nello spazio è fallito a causa del malfunzionamento del razzo (che sarebbe stato lanciato dall’ala di un Boing 747). Rimandata così quella che sarebbe stata la prima missione dal suolo europeo.
Il prossimo 20 febbraio, invece, è atteso il lancio della nuova navetta Soyuz MS-23, che ha il compito di riportare sulla Terra dalla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) gli astronauti russi Dimitri Petelin e Sergey Prokopyev e l’americano Frank Rubio. I tre erano arrivati con la Soyuz MS-22, ora agganciata alla Iss e dalla quale a metà dicembre era stata rilevata una perdita di liquido refrigerante (e che a sua volta rientrerà sulla Terra senza equipaggio).
Ma a destare l’interesse “business” rimane Virgin Orbit. L’evento che avrebbe dovuto portare nell’orbita bassa terrestre un prezioso carico di satelliti ad uso commerciale e militare, primo lancio commerciale dall’Europa occidentale, ha però fatto segnare un’importante battuta d’arresto per la missione Start Me Up.
Il tema della space economy è di estrema attualità e infatti nel corso dell’ultimo anno sono stati quotati alcuni strumenti di risparmio gestiti (fondi ed etf).
La missione è comunque storica in quanto segna l’avvio di una nuova era per l’economia spaziale che vede il settore privato entrare sempre più prorompente sulla scena della corsa allo spazio.
“L’obiettivo di questa missione era portare nello spazio i satelliti di sette clienti con applicazioni sia commerciali che militari, di cui uno per conto di Space Forge che attraverso la gravità zero e le temperature estreme dello spazio progettava di produrre materiali e componenti come i semiconduttori” conferma Tom Bailey, Head of ETF Research di HANetf – emittente del Procure Space UCITS ETF (ticker: YODA), primo ETF sulla Space Economy ad essere quotato in Europa (ne avevamo parlato qui).
“Nonostante questo primo tentativo sia andato a vuoto, la crescita delle opportunità commerciali nello spazio resta evidente, lo dimostrano anche le recenti dichiarazioni del Comando delle Operazioni Spaziali UK che ha affermato che riproveranno ad inviare satelliti nello spazio dal suolo britannico entro un anno”.
La crescente domanda di connettività in un mondo sempre più digitale è tra i fattori trainanti della Space Economy: videochiamate, e-commerce, videogiochi online, Internet of Things, auto a guida autonoma, intelligenza artificiale, sono tutti servizi e applicazioni che necessitano di una sempre maggiore quantità di dati, trasmissibili tramite infrastrutture terrestri e satellitari.
“Un altro fattore che sta sicuramente spingendo il settore è l’attuale competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina; quest’ultima durante l’amministrazione Trump ha iniziato a essere considerata un concorrente strategico e lo spazio rappresenta oggi il terreno di scontro di questa competizione” continua Bailey.
La leadership nella tecnologia spaziale è considerata sempre di più una priorità strategica per entrambi i Paesi, con gli Stati Uniti che definiscono il vantaggio nello spazio “l’ultima frontiera” di questa sfida e il Presidente Xi Jinping che dichiara che il sogno spaziale della Cina consiste nel diventare una “potenza spaziale” entro il 2045: una dichiarazione che non potrà che spronare ulteriormente gli sforzi degli USA per mantenere la Cina ai margini.
“Infine, un aspetto fondamentale per gli investitori, è l’orientamento che sta prendendo anche la NASA verso il settore privato, elemento che si lega al precedente punto. Infatti, rispetto alla corsa allo spazio tra Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica, la nuova corsa allo spazio comporterà un maggiore coinvolgimento del settore privato e quindi maggiori opportunità per quest’ultimo” conclude il manager di HANetf.
Per chi fosse interessato ad approfondire la tematica della space economy, consigliamo anche questo libro di cui abbiamo parlato qualche settimana fa.