Il tema dei semiconduttori rimarrà di importanza cruciale ancora per anni. Tanto che l’Amministrazione Biden ha varato due leggi di incentivazione per riportare in patria la produzione di chip: si tratta di CHIPS and Science Act e Inflation Reduction Act (IRA).
Ospitiamo qui sotto il contributo di Dina Ting, Global Head of Index Portfolio Management a Franklin Templeton.
Di recente ho visitato gli impianti di chip semiconduttori negli Stati Uniti, tra cui uno nello Stato del Michigan e il nuovo impianto di TSMC in Arizona. Entrambi i provvedimenti sono stati firmati la scorsa estate; il primo, in particolare, mira a rafforzare la produzione interna di semiconduttori negli Stati Uniti, che lo scorso anno rappresentava appena il 12% della capacità a livello globale, in calo dal 37% nel 1990.
In termini di importanza, l’iniziativa di riduzione dell’inflazione offre ampi incentivi per incoraggiare gli investimenti nell’energia pulita e nelle fonti rinnovabili. E i semiconduttori sono il prodotto più commercializzato al mondo dopo le automobili e il petrolio. A livello globale, i produttori in grado di fabbricare chip in grande scala sono meno di una ventina, e l’Asia orientale e la Cina mantengono una posizione dominante nella produzione e nell’assemblaggio.
La produzione di chip comporta immense barriere all’entrata, con enormi requisiti di capitale e complessità tecniche, che hanno lasciato il controllo del settore in mano a pochi grandi produttori di Taiwan, Cina e Corea del Sud. Per questo motivo, molti investitori apprezzano la possibilità di accedere al settore attraverso allocazioni mirate nei paesi con una significativa ponderazione del comparto tecnologico. In tal modo possono ottenere un’esposizione ai principali produttori mondiali di chip, cogliendo al contempo i benefici di diversificazione a basso costo offerti dagli ETF.
Con la rapida transizione globale dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, la domanda di batterie per veicoli elettrici ha registrato un’impennata. La società di consulenza globale McKinsey prevede per il mercato delle celle per batterie una crescita media superiore al 20% all’anno fino al 2030.
Si tratta di uno sviluppo promettente per i colossi petrolchimici sudcoreani, uno dei quali sta investendo somme considerevoli per accelerare l’espansione sostenibile delle sue linee di produzione dei materiali per batterie, compresi i recenti piani per la costruzione di un impianto manifatturiero per componenti di veicoli elettrici nel sud degli Stati Uniti.
Quanto ai semiconduttori, la crescita annua complessiva del settore potrebbe attestarsi in media al 6-8% all’anno, generando un volume d’affari da 1.000 miliardi di dollari entro la fine del decennio. Gli investitori che desiderano accedere alle principali posizioni mondiali nei semiconduttori possono prendere in considerazione gli ETF incentrati su singoli paesi, che presentano numerosi vantaggi in termini di costo e diversificazione. Questi fondi possono essere strumenti importanti per acquisire un’esposizione a indici fortemente orientati all’informatica, che comprende il settore dei semiconduttori.
Rileviamo un po’ di ottimismo sul fatto che il ciclo dei chip potrebbe essere vicino a un punto di minimo, dopo una carenza quasi senza precedenti dall’inizio della pandemia. Nel corso di quest’anno quella penuria si è trasformata in una sovrabbondanza. Durante l’estate le scorte sono aumentate vertiginosamente e di conseguenza alcune aziende leader hanno tagliato fino al 50% gli investimenti per il prossimo anno. Al tempo stesso, siamo alquanto fiduciosi che le riduzioni di capacità odierne possano trasformarsi nei rialzi dei prezzi di domani, come è spesso accaduto in questa industria dalle spiccate caratteristiche cicliche.
Siamo convinti che se il ciclo delle scorte dei semiconduttori raggiunge un picco tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, in termini generali il settore tecnologico potrebbe aver già toccato un minimo.
Gli investitori dovrebbero anche prendere in considerazione un’allocazione in Corea del Sud e/o Taiwan. Oltre alle significative ponderazioni del settore tecnologico, che offrono un’esposizione all’industria dei chip, gli indici azionari di riferimento FTSE della Corea del Sud e di Taiwan hanno guadagnato rispettivamente il 15% e il 24% nel trimestre terminato il 30 novembre. Nello stesso periodo, i mercati emergenti hanno segnato un rialzo dell’11%. Pertanto, questi mercati hanno sovraperformato la maggior parte dei loro omologhi nei tre mesi citati, e riteniamo che le valutazioni appetibili, i fondamentali solidi e le prospettive favorevoli per i comparti dei chip e dei materiali siano tutti aspetti cruciali da tenere a mente.
Anche considerando l’attuale crollo della domanda, riteniamo che questi mercati meritino uno sguardo più approfondito. Entrambe le economie potrebbero beneficiare dei riallineamenti delle catene di fornitura nel lungo termine. Gli investitori sono andati a caccia di buoni affari anche in seguito alla flessione generale dei mercati azionari nel 2022. TSMC, in particolare, è finita di recente sotto i riflettori poiché gli Stati Uniti hanno imposto nuove restrizioni sulla vendita di semiconduttori avanzati alla Cina.
La strategia sempre più popolare “Cina +1” potrebbe consentire alla Corea del Sud e Taiwan di sviluppare certe attività nel medio termine. Entrambi i mercati sono orientati alle esportazioni e tendono quindi a beneficiare di valute più deboli. Mentre il vigore del dollaro statunitense si è attenuato, il won sudcoreano e il dollaro taiwanese sono ancora notevolmente più convenienti rispetto ai livelli registrati all’inizio dell’anno. Entrambi i mercati offrono anche significative allocazioni in società di materiali e industriali, con pesi attualmente compresi tra il 14% e il 23%. E in entrambi si trovano società leader, fortemente redditizie e con moat elevati, che hanno costruito intorno a sé un ecosistema robusto.
Ad esempio, l’11% circa della flotta commerciale mondiale è controllata da società di Taiwan. Questo è un vantaggio cruciale nei periodi di interruzione delle catene di fornitura, soprattutto per le economie fortemente orientate alle esportazioni, dato che la maggior parte dei prodotti commerciati a livello mondiale viene trasportata via mare.
La Corea del Sud vanta inoltre notevoli iniziative sul fronte della blockchain governativa, compresi piani di reti alimentate dalla blockchain destinate a migliorare le catene di approvvigionamento dei prodotti alimentari nonché un altro elemento che dovrebbe segnare una svolta decisiva: nuovi ID digitali basati su blockchain da installare negli smartphone e che sostituirebbero le credenziali attuali. Tali ID potrebbero trasformare l’attività e le efficienze governative, con ampi benefici per le basi dell’economia digitale della Corea del Sud e lo sviluppo del metaverso.