Sell in May and go away è un vecchio detto di Borsa che invita ad abbandonare il mercato azionario per l’estate e tornare a novembre per cogliere i rialzi del semestre invernale. Un trend che storicamente (e in media) si è dimostrato valido. E quest’anno? Michele De Michelis, Responsabile Investimenti di Frame Asset Management, società focalizzata in gestioni patrimoniali e advisory per clientela privata e istituzionale, ragiona sul fatto che quest’anno possa essere diverso. Qui sotto il suo intervento.
Il mese di aprile ha visto finalmente l’indice Standard & Poor’s 500 prendersi una piccola pausa di riflessione, dopo una serie positiva veramente impressionante già ampiamente commentata nel precedente approfondimento mensile.
La motivazione risiede probabilmente nelle parole di Powell che nel suo discorso post FOMC si è detto preoccupato per la mancanza di ulteriori progressi verso il target di inflazione al 2% allontanando il taglio dei tassi a data da destinarsi.
Ma più che il mercato azionario, la correzione ha colpito il decennale americano che è passato dal 4,2 % al 4,7% , con un ribasso del prezzo del future del T-bond di circa del 5%.
Nei primi giorni di maggio però la situazione è cambiata, con l’uscita di dati macro che mostrano un deterioramento dell’economia USA, in particolari gli indici ISM (sia il manifatturiero che i servizi) sotto 50 e un brutto dato sui sussidi di disoccupazione, prontamente festeggiati dagli operatori che hanno riportato l’indice S&P 500 poco sotto i massimi e il tasso del decennale intorno al 4,5%.
Stiamo quindi vivendo una situazione in cui “bad news are good news” che come sappiamo bene nel passato non si è rivelato un approccio corretto per investire.
Ai miei occhi l’anomalia più grossa rimane il fatto che il rally di mercato era stato fondamentalmente trascinato dalle aspettative di sei tagli dei tassi nel corso del 2024, quindi perchè adesso festeggiare di nuovo di fronte a dati peggiori del previsto che porteranno forse uno o due tagli entro l’anno ?
Certo, la stagione delle trimestrali è stata molto buona con utili mediamente superiori del 5% rispetto alle previsioni, però dobbiamo anche dire che erano già scontati nei prezzi. Anzi, le poche aziende che hanno riportato sotto le attese sono state ampiamente punite.
A sostegno dei rialzisti c’è il fatto che in passato l’economia americana si sia dimostrata più resiliente del previsto e quindi alla fine la tanto temuta e annunciata recessione non si è vista. Una cosa è certa: ci sono momenti nei mercati in cui il percorso da seguire appare relativamente semplice e altre situazioni in cui la gamma di risultati potenziali è tutt’altro che scontata.
Direi che oggi stiamo vivendo più la seconda che la prima. Guerra in Europa e in Medio Oriente, l’inflazione che rimane vischiosa, un anno elettorale globale record e tassi di interesse più elevati che non si riflettono nelle valutazioni azionarie ci fanno riflettere.
Ritengo che in questo contesto possano tornare di moda i gestori Long short equity che in effetti stanno performando molto bene in questo strano 2024, dopo anni di grosse difficoltà in cui gli investimenti passivi l’hanno fatta da padrone, mentre continuo a pensare che il settore obbligazionario high yeld a breve termine presenti un ottimo rapporto rischio rendimento, soprattutto se ci si affida a dei professionisti specializzati in questo settore che sanno fare delle corrette analisi di rischio di credito degli emittenti.
Se maggio è solitamente un mese buono per uscire dal rischio, come dice il vecchio adagio, per ora sembra tutto tranquillo.