Per il libro della domenica, oggi vi consiglio di dare un’occhiata a “Safari cinese. Petrolio, risorse, mercati. La Cina conquista l’Africa” scritto a sei mani nel 2007 da tre giovani giornaliste che conoscono bene l’Africa avendoci lavorato per anni.
Ha senso nel 2021 leggere un libro di 14 anni fa che parla della conquista del Continente Nero da parte della Cina? Innanzitutto il libro è il lettura gratuita per gli abbonati a Kindle Unlimited, costa solo 8 euro in edizione digitale e ci apre gli occhi sulla strategia cinese che (oggi lo sappiamo) ha conquistato l’Africa.
Le autrici ci spiegano che la conquista dell’Africa da parte del Dragone non è cosa nuova ma inizia nel 1959 con la celebre fotografia di Mao attorniato da una folta delegazione di africani, poi rinsaldata nel 1969 con la costruzione della ferrovia di 1680 chilometri per il trasporto merci tra Tanzania e Zambia per affrancarle dal passare dal Sudafrica in regime di apartheid.
Fa poi un salto nel 1976, quando lo scambio culturale portò migliaia di studenti africani a studiare nelle università cinesi creando tensioni con gli studenti cinesi, che non vedevano di buon occhio i loro compagni di corso africani (e io direi… tutto il mondo è paese!).
Fino al 2006, quando il Governo Cinese è “uscito allo scoperto” dichiarando al mondo il suo interesse per l’Africa con il Forum per la cooperazione tra Cina e Africa dove arrivarono delegati da 48 Paesi africani.
Cosa pensavano gli africani di questa cooperazione Lo spiegano bene le autrici del libro prendendo quanto scritto allora dai giornali locali.
“Molti giornali di varie parti del continente hanno sostenuto che la Cina sta offrendo all’Africa ciò che altri non hanno saputo dare, soprattutto in termini di costruzione di infrastrutture, esempio di sviluppo e soldi a palate, e che quindi la sua avanzata nel continente costituisce un’opportunità di cui i paesi africani dovrebbero approfittare, ma con attenzione.“
Oggi sappiamo che la cooperazione si basa sullo sviluppo di infrastrutture pubbliche e private, aziende gestite da cinesi, scambio di materie prime e di prodotti finiti, e concessione di prestiti ai Paesi africani che creano un “cappio” da cui è difficile uscire.
Ma come scrivono le autrici del libro, i governanti africani nella storia hanno sempre chiesto una sorta di elemosina ai Paesi più ricchi e “fino a che l’Africa può correre dall’Europa oggi, dagli Stati Uniti domani, dalla Cina questa settimana e dall’India il mese prossimo in cerca di ‘accordi’, non faremo mai quelle riforme essenziali (eliminare la corruzione, smettere di rubare le elezioni, assicurare il primato del diritto, ecc.) per diventare ricchi. Continueremo a gironzolare con un cesto in mano.”
Il libro “Safari cinese. Petrolio, risorse, mercati. La Cina conquista l’Africa” ha il pregio di scavare nella storia delle relazioni sino-africane e di farci capire la lungimiranza dei governi cinesi che si sono succeduti in questi sessant’anni. Una visione di lungo termine come non ha l’Occidente, che ha permesso alla Cina di mettere le mani su materie prime, terreni, trovare manodopera operosa e a basso costo a cui delegare produzioni che in Cina non si fanno più (scarpe, maglie, oggetti vari) e di ritagliarsi un ruolo di primo piano nel Continente Nero.
Continente che sta scaldando i motori per diventare un’area strategica a livello planetario grazie alla crescita della popolazione (nel libro si parla di 800 milioni di abitanti, oggi sono 1,3 miliardi, domani saranno 4,5 miliardi), al miglioramento delle condizioni di vita e alla maggiore istruzione, e al fatto che l’Africa avrà un ruolo nella transizione energetica e rientra nel grande progetto della Nuova Via della Seta.
Quindi occhi puntati su questo Continente nel prossimi anni e decenni. Imprenditori, investitori e turisti scordatevi i pregiudizi perché sarà questo il posto dove esserci.
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