Per la recensione della domenica oggi vi propongo l’ultimo libro di Laurent Testot, giornalista scientifico francese esperto di Storia Globale, dal titolo “Cataclismi. Storia ambientale dell’umanità” pubblicato in italiano dall’editoria Odoya.
Un libro interessante, illuminante e molto scorrevole da leggere. L’autore vuole lanciare un grido d’allarme sulle condizioni del nostro Pianeta, massacrato dalla “Scimmia Nuda”, ovvero l’essere umano.
Il libro mi è piaciuto già dalle prime righe della prefazione scritta dal traduttore italiano Federico Simonti, che cita un brano del racconto di Friedrich Dürrenmatt “Il Tunnel” del 1952 per farci capire la nostra condizione attuale: «Cosa possiamo fare?» gridò il capotreno nel fragore delle pareti del tunnel che schizzavano loro incontro, all’orecchio dell’altro che era premuto immobile, col corpo grasso diventato inutile perché non offriva più protezione alcuna, contro il vetro del posto di guida, e assorbiva per la prima volta a occhi bene aperti l’abisso che era sotto di lui. «Cosa possiamo fare?», gridò il capotreno ancora una volta, e il ventiquattrenne, senza distogliere lo sguardo dallo spettacolo, e mentre a causa della tremenda corrente d’aria volavano nell’imbuto su di lui i batuffoli di ovatta, rispose con una spettrale serenità: «Niente».
Ed è questo “Niente” che spaventa. Siamo tutti viaggiatori di quel treno guidato da qualcun altro e siamo impotenti di fronte al destino che ci aspetta. O forse non vogliamo muovere un dito perché riponiamo fiducia (errata) nei nostri leader che prima o poi prenderanno una decisione.
Ma come spiega il libro, magari la luce in fondo al tunnel è l’occasione per un cambiamento, una nuova opportunità che deve essere colta. Sempre che non spariscano prima le lucciole, citando Pier Paolo Pasolini!
Passiamo al contenuto del libro. L’autore la prende un attimo alla larga, partendo da 9 milioni di anni fa e raccontandoci lo sviluppo dell’Uomo, ovvero dei nostri antenati scimmie, da cui non discendiamo ma di cui siamo una specie. Il racconto è molto interessante perché scopriamo che alcune delle evoluzioni sono legate a un rapido cambiamento climatico, la Terra 3,5 milioni di anni fa era molto più calda di oggi e si raffreddò a causa dell’avvicinarsi di due grandi placche tettoniche che chiusero lo stretto di Panama. Quindi le correnti marine che potevano circolare liberamente in tutto il globo ridistribuendo il calore dall’equatore ai poli si trovarono confinate all’interno degli oceani e la Terra si raffreddò ai poli. Portando una serie di sconvolgimenti climatici in Africa, come nelle regioni più estreme del globo. E come spiga l’Autore, “la combinazione tra i due fenomeni – la giunzione delle due placche americane e l’apparizione della grande faglia che divide l’Africa – ha non solo contribuito all’aridificazione della parte orientale dell’Africa, ma in seguito alla diminuzione delle foreste ha in qualche modo spinto i nostri avi a diventare preumani bipedi“.
Leggendo questa parte del racconto ci si potrebbe chiedere se il riscaldamento globale che stiamo vivendo sia tutto demerito dell’Antropocene (ovvero delle attività umane dall’industrializzazione dell’Ottocento) oppure non sia effetto del naturale ciclo evolutivo del nostro pianeta. E su questo punto sapete che ci sono varie scuole di pensiero che si scontrano da decenni, come abbiamo scritto anche nel nostro libro “Investire nei megatrend del futuro” citando anche la piccola glaciazione di pochi secoli fa.
Invece, proprio leggendo il libro di Testot si capisce che c’è una forte interconnessione tra lo sviluppo umano e il degrado del nostro Pianeta tra estinzioni di massa, deforestazioni, riscaldamento globale, acidificazione degli oceani e inquinamento incontrollato, e ovviamente il massacro della nostra stessa specie.
E l’Autore ce lo dimostra spiegandoci l’evoluzione umana attraverso le sette Rivoluzioni (biologica, cognitiva, agricola, morale, energetica, digitale ed evolutiva) che abbiamo subìto per arrivare al livello evolutivo in cui ci troviamo oggi.
Il libro ha il pregio di farci riflettere, innanzitutto su noi stessi. Prendete per esempio il passo dove l’Autore si chiede cosa ci distingua dagli altri animali. Il linguaggio? No, “perché sono tanti gli animali che vocalizzano e che si scambiano le informazioni“. La fabbricazione e l’uso di strumenti? “Anche questa non è una nostra esclusiva“. L’empatia? “Neppure“. Le società? “Le colonie di formiche e di api sono organizzate meglio di noi“. Le culture? “Esistono all’interno di diverse società animali“.
Come spiega l’Autore, “l’eccezionalità umana non consiste in un insieme di capacità eccezionali, quanto piuttosto nella dinamica che la nostra specie ha saputo creare nello sfruttare l’ambiente circostante e nell’incentivare le proprie competenze“.
Spero di avere stimolato in voi la sana curiosità per questo libro. Come al solito, per leggere l’estratto del libro e acquistarlo su Amazon cliccate a questo link o usate il visore qui sotto. Buona lettura!