Progetto StarGate: le cifre non tornano. Donald Trump lo ha definito “il più grande progetto infrastrutturale di intelligenza artificiale della storia”. Si tratta del Progetto StarGate, una joint venture tra aziende USA (OpenAI, Oracle), SoftBank ed MGX, fondo di investimento degli Emirati. L’obiettivo è quello di investire in infrastrutture per l’intelligenza artificiale negli Stati Uniti entro il 2029 fino a 500 miliardi di dollari con 100mila nuovi posti di lavoro.

Jacques-Aurélien Marcireau, Co-Head of Equities di Edmond de Rothschild AM, fa i conti di questa nuova idea del neo presidente USA. Ecco le sue riflessioni.

Annunciato dal Presidente Trump, l’eco del progetto Stargate ha attraversato i media e i mercati finanziari negli ultimi giorni, creando una nuova fase per gli investimenti nell’IA. Questi annunci hanno generato una capitalizzazione di mercato di circa 315 miliardi di dollari, mentre l’entusiasmo per l’IA ha fatto salire i titoli di Oracle, ARM, Nvidia e Softbank.

Ma un’analisi più attenta induce a prestare attenzione. Il Progetto StarGate sembra avere le cifre che non tornano.

Il commitment consiste in una forbice tra i 100 e i 500 miliardi di dollari, quindi 500 miliardi di dollari non sono l’impegno iniziale totale, come ampiamente riportato, ma il limite più alto della possibile spesa;

Non è un commitment completamente nuovo, in quanto incorpora parte del capex già pianificato da Oracle. Inoltre Softbank aveva già annunciato un piano da 100 miliardi di dollari qualche settimana fa. Ciò significa che Softbank sta condividendo un investimento di 100 miliardi di dollari con tre partner e rappresenta quindi un impegno al ribasso per il conglomerato giapponese.

Questi primi 100 miliardi di dollari non possono essere finanziati dai partner di Stargate sulla base del loro bilancio o della generazione di flussi di cassa futuri. Anche se mettessero insieme tutta la loro liquidità esistente/futura, farebbero comunque fatica a raggiungere i 50 miliardi di dollari.

È quindi probabile che questi investimenti non possano essere effettuati senza l’aiuto delle banche o il coinvolgimento del governo federale, che verrebbe in qualche modo considerato un palyer anticoncorrenziale rispetto agli altri hyperscaler.

Altra considerazione, relativa al momento della presentazione, in cui è facile notare la differenza di atteggiamento tra Larry Ellison (CEO di Oracle) e Sam Altman (CEO di Open AI). Mentre Larry Ellison non sembrava a suo agio durante l’annuncio, sapendo che la sua azienda avrebbe dovuto mettere a dura prova il proprio bilancio per un risultato commerciale non dimostrato, Sam Altman sembrava invece piuttosto fiducioso. Sui social media ha ribadito l’obiettivo di investimenti per 500 miliardi di dollari, nonostante la sua consapevolezza della realtà che si cela dietro i numeri, sapendo che OpenAI non sarebbe stata in grado di contribuire a tali investimenti in quanto l’azienda è ancora (enormemente) in perdita.

In fin dei conti, si tratta di un impegno non vincolante e, quando il progetto sarà stato messo a punto, tutti se ne saranno dimenticati, tranne gli investitori che potrebbero aver perso denaro per aver attribuito troppo credito a quelle che rimangono delle previsioni. Considerata l’attuale situazione, la gestione attiva e la selettività sono più che mai necessarie per gli investimenti nel settore legato all’innovazione.

Foto di Nick Owuor (astro.nic.portraits) su Unsplash