L’oro ha chiuso il 2023 sopra la soglia dei 2000 dollari per oncia. Ma come muoversi adesso? Ecco le considerazioni di Imaru Casanova, Portfolio Manager, Oro e metalli preziosi di VanEck.
Verso nuovi massimi e oltre
L’oro è sostenuto dalle aspettative che la Federal Reserve (Fed) statunitense possa presto iniziare a tagliare i tassi, con i mercati che indicano una probabilità superiore al 50% di una riduzione dei tassi nel marzo 2024 e una probabilità del 68% di un taglio nel maggio 2024. L’oro sta probabilmente beneficiando anche del continuo acquisto di beni rifugio, visto il persistere del rischio geopolitico globale. Siamo positivi sulle prospettive del prezzo dell’oro nel 2024 e oltre. L’oro sembra aver stabilito un forte supporto intorno al livello di 1.900-2.000 dollari. Questo dato è particolarmente significativo se si considera che la domanda di investimenti, misurata dalle disponibilità degli ETF sull’oro, è in costante calo. Ogni giorno i mercati cercano di decidere se un atterraggio morbido è ancora possibile. Pensiamo che ci stiamo avvicinando a un punto in cui l’economia statunitense e globale iniziano a rallentare in modo più significativo sotto lo stress imposto dagli alti tassi di interesse e dalla pressione di non una, ma tragicamente ora, due guerre. Questi fattori dovrebbero portare a un calo degli utili societari, seguito da una correzione dei mercati azionari e da un indebolimento del mercato del lavoro e un aumento del tasso di disoccupazione.
Dilemma inflazione
L’inflazione si è attenuata, ma rimane al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla Fed e continua ad avere un impatto su imprese e famiglie. C’è il rischio che riportare l’inflazione al 2% sia un processo lungo; storicamente è stato così. Riteniamo che quando questi rischi diventeranno più evidenti per i mercati e più probabili di generare esiti negativi per il sistema finanziario, l’oro sarà in grado di trarne vantaggio. Nel 2024, intravediamo l’opportunità per l’oro di saggiare e superare i massimi storici di 2.075 dollari nel 2020 e, più recentemente. di 2.135 dollari il 4 dicembre. Ma, cosa ancora più importante, riteniamo che i titoli azionari dell’oro siano ben posizionati per beneficiare dei prezzi sostenuti e record dell’oro, in quanto gli investitori cercano un’esposizione diversificata e con leva finanziaria all’oro.
I titoli azionari dell’oro potrebbero essere i veri beneficiari
Abbiamo richiamato l’attenzione sui bassi indicatori di valutazione del settore dell’estrazione aurifera, sia storicamente per il settore sia relativamente all’oro. Alle valutazioni depresse del mercato e al sentimento negativo nei confronti del settore, contrapponiamo società aurifere che, come gruppo, godono oggi di buona salute dal punto di vista finanziario e operativo. Abbiamo inoltre evidenziato l’approccio disciplinato delle società alla crescita, con un’attenzione particolare alla creazione di valore attraverso l’ottimizzazione dei portafogli, la riduzione dei costi, l’aumento della vita delle miniere e la ricerca e lo sviluppo di nuovi giacimenti, il tutto massimizzando i ritorni per gli stakeholder. Con circa 1.935 dollari l’oncia, il prezzo medio dell’oro finora quest’anno è la media annuale più alta mai registrata. Le società aurifere producono in media oro a costi complessivi pari a circa 1.300 dollari l’oncia. Sebbene l’elevata inflazione abbia sicuramente colpito i margini negli ultimi due anni, i costi sembrano essere sotto controllo e le società aurifere stanno generando un elevato flusso di cassa operativo netto. Tuttavia, nel complesso, rimangono disciplinati, non disposti a inseguire la crescita della produzione o delle riserve a qualsiasi costo. L’attività di fusione e acquisizione (M&A) nel settore è rimasta relativamente moderata. Al contrario, molte delle attività di fusione e acquisizione più tradizionali sono state sostituite da transazioni creative che trasformano le aziende in imprese migliori. Un esempio lampante è rappresentato da AngloGold Ashanti (1,00% del patrimonio netto della strategia).
Voltare pagina
Di recente abbiamo incontrato i dirigenti di AngloGold Ashanti (AngloGold), uno dei maggiori produttori d’oro al mondo. AngloGold produce circa 2,5 milioni di once d’oro all’anno.* Per decenni, AngloGold è stata quotata con uno sconto rispetto ai suoi concorrenti nordamericani e australiani, in gran parte a causa della sua base di asset sudafricani, della sua quotazione primaria in borsa e della sua sede, ma anche a causa di un portafoglio di miniere ampio, complesso e ad alto costo. Tuttavia, negli ultimi anni l’azienda si è concentrata sulla razionalizzazione del proprio portafoglio.
In breve
– 2020: Completata la vendita di tutte le rimanenti attività sudafricane.
– 2022: Ha acquisito lo sviluppatore emergente Corvus Gold e alcune proprietà aggiuntive in Nevada da Coeur Mining per aumentare la propria presenza in Nevada e consolidare ulteriormente il distretto di Beatty. Ed ha conseguito il riavvio di uno dei suoi asset di punta, la miniera di Obuasi in Ghana, segnando quello che dovrebbe essere l’inizio di una nuova era per questo asset di prim’ordine.
– 2023: Ha continuato il suo percorso di creazione di valore e di ottimizzazione del portafoglio, annunciando la proposta di unire la sua miniera di Iduapriem in Ghana con l’adiacente miniera di Tarkwa di Gold Field. [Nota: si prevede che la joint venture proposta fornisca sinergie minerarie e infrastrutturali in tutta l’area, consentendo una notevole flessibilità nella pianificazione e nella scala delle miniere]. Il culmine degli sforzi compiuti da AngloGold negli ultimi anni è stato il completamento della ristrutturazione aziendale il 25 settembre 2023, con una quotazione primaria delle sue azioni ordinarie alla Borsa di New York e una sede aziendale nel Regno Unito. La società, la cui sede del gruppo è a Denver, mantiene le quotazioni secondarie sulle Borse di Johannesburg e del Ghana.
Un piano di successo
Oggi vediamo AngloGold come un’azienda trasformata, nettamente migliore e a minor rischio. La strategia della società è ben articolata dal management ed ora è chiaro che AngloGold ha:
– Un bilancio sano (basso indebitamento netto; oltre 2 miliardi di dollari di liquidità)
– Un patrimonio composto da cinque asset di livello 1, quattro asset di livello 2 e una pipeline di crescita sostenuta da progetti nelle Americhe (Stati Uniti e Colombia)
– Un track record di successo nell’aumento delle riserve (+26% dal 2017)
– Un impegno per la sicurezza, la riduzione dei costi e il mantenimento delle promesse