Nell’elettrico non c’è solo Tesla. Le grandi case automobilistiche si stanno infatti attrezzando per far fronte alle innovazioni del settore. Daimler, Volvo e Volkswagen, annunciare nuovi impegni e obiettivi per l’elettrificazione della loro gamma. Un tema che rientra tra i megatrend tecnologici.

Pietro Sette e Liron Mannie, analisti di Mainstreet Partners, dipingono lo scenario in cui ci stiamo muovendo.

“Il tema della transizione sostenibile è in effetti un tema centrale in ogni settore dell’economia. Guardando in particolare agli impegni delle case automobilistiche citate si può ben comprendere la portata del cambiamento.  Daimler e Volvo si sono poste l’obiettivo di produrre per il 50% auto elettriche entro rispettivamente il 2025 ed il 2030, mentre Volkswagen mira a vendere 1,5 milioni di veicoli elettrici all’anno entro il 2025. Queste società hanno deciso di iniziare programmi di emissioni di green bond, uno strumento sempre più considerato la norma per finanziare la transizione energetica. È contraddistinto da un elevato livello di trasparenza dei dati sulle metriche di impatto annuale e fortemente cresciuto negli ultimi anni. Basti pensare che tra il 2014 e il 2019 i collocamenti annuali sono aumentati ad un ritmo medio del 40%”.

Qui il database dei dati.

Bond verdi

Sul lato obbligazionario, avere quindi posizioni sui green bond serve per monitorare meglio l’impatto ambientale del proprio capitale, e contenere il rischio di un suo mal utilizzo, contribuendo a garantire una più efficace ed effettiva transizione energetica del settore dei trasporti.

Azioni

“Si possono infatti individuare sui listini azionari le società che hanno migliorato la propria impronta ambientale, sia incrementando la produzione di auto ibride ed elettriche, che efficientando il processo produttivo” proseguono i due analisti. “È opportuno concentrarsi piuttosto che sulla tipologia di auto vendute, su come queste vengano prodotte, analizzando alcuni KPIs ambientali. Questi ci permettono a loro volta di ottenere un’immagine chiara della catena produttiva e di valutarne il livello di sostenibilità. Tra le aziende che reputiamo si stiano muovendo nella direzione giusta troviamo, ad esempio, Toyota Motor e Stellantis (Fiat Chrysler/PSA), che si distinguono per un utilizzo moderato di acqua ed un livello di emissioni di gas serra inferiore rispetto ai propri pari”. Insomma, nell’elettrico non c’è solo Tesla.

I rischi

Le opportunità non mancano, ma ovviamente ci sono anche dei rischi. Sono essenzialmente tre e li riassumono da Mainstreet Partners.

Il primo rischio è regolamentare: non rientrare nei target UE sulle emissioni massime di gas serra per auto prodotta. Ha portato nel 2020 a una multa di 100 milioni di euro per Volkswagen. La Tassonomia Europea definisce “sostenibili” solamente veicoli che emettono meno di 50g di CO2/km. Una riduzione della soglia di CO2 definita dal Regolamento UE non è da escludere nel medio periodo e le case automobilistiche continueranno a essere caldamente incoraggiate ad allineare le proprie strategie con l’obiettivo europeo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030.

Un secondo rischio è tecnologico. Processi di reshaping aziendale portano difficoltà e imprevisti. In questo caso, dipenderanno in buona parte dal ri-orientamento di competenze ingegneristiche dai motori tradizionali a sistemi di software code-driven, da cui dipende il successo di un’auto elettrica.

Il terzo rischio è a monte. Il settore dei trasporti è è l’unico a livello europeo le cui emissioni sono aumentate negli ultimi 30 anni (+ 29% nel 2019 vs 1990).

Elettrico non è detto sia green

Elettrico non è sempre sinonimo di green. La Cina viene considerata come caso di grande successo nell’elettrificazione dei trasporti (99% della produzione mondiale di autobus elettrici importata dal Paese nel 2019), ma quasi due terzi dell’elettricità per i veicoli elettrici proviene dal carbone. Un investitore attento all’impatto ambientale dei propri investimenti potrebbe quindi preferire aziende operanti in paesi con un’alta percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili, perché questo aumenta in maniera considerevole l’impatto ambientale positivo della transizione da petrolio (o diesel) ad elettrico su larga scala.

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.