Del fenomeno meteorologico noto come “El Niño” ne avevamo scritto un mese fa (qui). Ora però il tema torna di attualità, dato che, secondo un nuovo aggiornamento dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), le probabilità che El Niño si protragga nella seconda metà del 2023 sarebbero del 90%.
Aneeka Gupta, Director, Macroeconomic Research, WisdomTree, analizza la situazione e l’impatto del fenomeno sul mercato delle materie prime.
Il mondo affronta il luglio più caldo mai registrato
Le perturbazioni meteorologiche di El Niño, che interessano l’intera regione indo-pacifica, provocano ondate di calore e siccità. Per questo motivo è probabile che lo sviluppo di El Niño amplifichi gli effetti negativi del cambiamento climatico nella regione Asia-Pacifico, in Africa meridionale e orientale e nelle Americhe. Non sorprende quindi che vaste zone dell’emisfero settentrionale abbiano visto un caldo intenso e piogge devastanti nella prima metà del 2023. Secondo le previsioni, luglio sarebbe il mese più caldo mai registrato; la Cina ha stabilito un nuovo record nazionale di temperatura giornaliera a luglio ed è stata colpita da precipitazioni da record all’inizio di agosto. Anche ampie zone degli Stati Uniti sono state avvolte da forti ondate di calore, con temperature elevate in numerose aree. Il Canada ha vissuto la peggiore stagione mai registrata per gli incendi boschivi, così come alcune zone del Mediterraneo.
Implicazioni per le materie prime agricole
La coltivazione dei prodotti agricoli è sensibile alle condizioni meteorologiche. Ad esempio, El Niño potrebbe favorire alcune colture, ma danneggiarne allo stesso tempo altre. Se l’evento meteorologico dovesse intensificarsi, potrebbe favorire l’aumento dei prezzi di cacao, olio di soia, zucchero e cereali. Viceversa, potrebbe causare un calo dei prezzi di cotone e caffè.
Abbiamo analizzato i prezzi delle materie prime agricole nel corso degli ultimi 11 episodi di El Niño, tornando indietro agli anni ’60. In 8 degli ultimi 11 episodi, 6 mesi dopo l’inizio di El Niño, il grano, l’olio di soia e il cacao hanno registrato un aumento medio rispettivamente pari al 14%, 6% e 16%. In 9 degli ultimi 11 eventi, i prezzi dell’olio di soia e del cacao sono saliti.
L’olio di soia trae vantaggio dalla scarsità di olio di palma
In passato, El Niño ha avuto un impatto sulla fornitura di materie prime agricole come olio di palma, zucchero, grano, cacao e riso. Secondo quanto riportato dall’agenzia meteorologica locale Badan Meteorologi Klimatologi (BMKG), circa il 40% dell’area indonesiana dedicata alla palma da olio ha registrato precipitazioni inferiori alla norma a giugno 2023. La BMKG ha inoltre indicato che i modelli meteorologici di El Niño sono di intensità da debole a media e si prevede che raggiungeranno il picco tra agosto e settembre 2023. La carenza di olio di palma tende a ripercuotersi sulla domanda di prodotti sostitutivi come l’olio di soia. Questo avviene in un momento in cui l’escalation di attacchi tra Russia e Ucraina sta sollevando preoccupazioni per l’approvvigionamento di oli alimentari dalla regione del Mar Nero. Le crescenti tensioni e il blocco delle rotte commerciali del Mar Nero potrebbero aggravare la situazione delle forniture di olio alimentare e cereali a livello globale.
Fornitura di riso in balia di El Niño
Il clima secco ha minacciato le colture del secondo maggiore esportatore di riso al mondo, la Thailandia, che dovrà affrontare condizioni di siccità diffusa a partire dall’inizio del 2024. Il governo ha già chiesto agli agricoltori di limitare la semina a una sola coltura quest’anno. Sebbene le piogge monsoniche abbiano portato un po’ di sollievo alle risaie di alcune zone dell’India (il più grande esportatore mondiale), il paese ha vietato le esportazioni di riso bianco diverso dal Basmati. Le ristrettezze del mercato del riso potrebbero ripercuotersi su altri prodotti sostitutivi, come il grano.
Il cacao è favorito dalla scarsità dell’offerta
Il ritorno delle condizioni provocate da El Niño sta favorendo il cacao, poiché il fenomeno meteorologico tende a portare caldo e siccità in Africa occidentale. La coltivazione del cacao si concentra in Africa, dove avviene circa il 70% della produzione. Da un punto di vista storico, El Niño ha portato a una diminuzione della produzione poiché il fenomeno meteorologico genera periodi di siccità in Africa durante i mesi più importanti per la coltivazione.
Quest’anno, i coltivatori della Costa d’Avorio, del Ghana e della Nigeria hanno segnalato la presenza della malattia chiamata “Black pod”, che provoca l’annerimento e la putrefazione dei baccelli di cacao. Questo potrebbe influire sulla qualità o limitare la produzione di semi. Nella stagione 2023/2024, il mercato del cacao dovrebbe registrare un deficit per il terzo anno, che dovrebbe sostenere i relativi prezzi.
Scorte sotto la media
Sebbene non abbiamo la sicurezza che El Niño si verifichi (le probabilità sono inferiori al 100%) e la sua forza o durata restano incerte, questo evento arriva sulla scia di una guerra che ha causato notevoli disagi al flusso di cereali e semi oleosi. Le scorte di molte materie prime agricole (grano, mais, olio di soia e cacao) sono al di sotto della media quinquennale, il che rende più difficile assorbire uno shock della produzione. El Niño potrebbe quindi favorire i prezzi di queste materie prime agricole.
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