Gli SDGs, ovvero “l’oppio dei popoli!” Già il titolo della prefazione mi ha fatto amare questo libro, appena aperta la prima pagina. Per la recensione della domenica oggi vi propongo qualcosa di inusuale, ma che vale la pena di leggere a prescindere dall’appartenenza politica. Perché siamo tutti sulla stessa barca, o meglio, sullo stesso pianeta.

Questo libro, dal titolo “Il capitale dell’Antropocene” edito da Einaudi, è stato scritto da Saitō Kōhei, un filosofo giapponese nato nel 1987, noto per il suo approccio innovativo alla critica economica e ecologica.

Saitō Kōhei, che è già stato soprannominato “la nuova pop star della critica al capitalismo, ovvero il nuovo Piketty” insegna all’Università di Tokyo e si è guadagnato una reputazione internazionale come uno degli intellettuali marxisti più influenti al mondo. La sua ricerca si concentra principalmente sul pensiero di Karl Marx, con un focus particolare sui suoi aspetti ecologici, spesso trascurati nelle interpretazioni tradizionali.

Prima di “Il Capitale nell’Antropocene”, Saitō ha lavorato intensamente sui manoscritti inediti di Marx, contribuendo a riscoprire il suo interesse per le scienze naturali e la sostenibilità. Questo lavoro ha portato a una nuova comprensione del pensiero marxiano, che l’autore ha esplorato in vari saggi e articoli.

Sul sito dell’editore Einaudi trovate una lunga intervista all’autore che vi consiglio di leggere.

Foto Credits: Martin Kraft – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=154021691

“Il Capitale nell’Antropocene” pubblicato in Italia da Einaudi nel 2024 rappresenta un punto di svolta nella discussione sulla crisi climatica e sulle sue radici economiche. Con oltre 500.000 copie vendute solo in Giappone, il libro ha suscitato un vasto interesse internazionale, diventando un fenomeno editoriale mondiale.

Il libro si concentra sull’analisi critica del sistema capitalistico e del suo impatto devastante sull’ambiente. Saito sostiene che il capitalismo, con la sua incessante ricerca di crescita e accumulazione, è la principale causa del degrado ambientale che caratterizza l’epoca dell’Antropocene.

Questo periodo geologico è definito dall’influenza dominante dell’uomo sulla Terra, e Saito ne esamina le dinamiche di sfruttamento ambientale e le disuguaglianze sociali che ne derivano.

Una delle tesi centrali del libro è che il modello di vita dei paesi “più sviluppati” si basa su un “modello di vita imperiale”, che prevede la produzione e il consumo di massa a spese delle risorse del Sud globale. Questo modello perpetua un sistema di scambio ineguale, dove il “centro” capitalistico accumula profitti sfruttando la periferia a basso costo. Saitō Kōhei sottolinea come tale squilibrio non sia casuale, ma strutturale al capitalismo stesso.

L’impronta stilistica di Saitō Kōhei si distingue per la sua chiarezza e accessibilità, rendendo il libro adatto non solo agli studiosi di economia e filosofia, ma anche a un pubblico più ampio interessato a temi come la sostenibilità e la giustizia sociale. Il suo approccio è rigoroso e ben documentato, ma allo stesso tempo capace di coinvolgere il lettore in una riflessione critica sulle radici della crisi climatica.

L’autore sfida le narrazioni dominanti che tendono a depoliticizzare la questione ecologica, sostenendo che la trasformazione ecologica richiede un cambiamento radicale nel sistema economico e sociale. La sua lettura politica ed economica della crisi ecologica è un contributo prezioso per chiunque voglia comprendere le profonde connessioni tra capitalismo e degrado ambientale.

E’ probabile che molti lettori del sito abbiano letto le opere di Serge Latouche che è stato forse il primo al mondo a parlare di decrescita felice. Perché allora leggere anche il libro di Saitō Kōhei? La risposta sta nel fatto che mentre autori come Jason Hickel o Serge Latouche si concentrano sulla decrescita come fine in sé, Kōhei la radicalizza politicamente, integrandola con una critica sistemica al capitalismo e proponendo un nuovo immaginario comunista. La sua originalità sta nel fondere ecologia, marxismo e una visione utopico-concreta del post-crescita.

In sintesi, il “comunismo della decrescita” di Saitō Kōhei è un tentativo di rispondere alla crisi climatica superando il dualismo tra economia ed ecologia, ma solleva interrogativi sulla sua applicabilità e sul rigore filologico delle sue basi marxiane.

In sintesi, “Il Capitale nell’Antropocene” è un libro che non solo analizza criticamente il sistema capitalistico, ma propone anche una visione alternativa per il futuro, basata su un’ecologia politica e sociale che mette al centro la sostenibilità e la giustizia. È un’opera che merita di essere letta e discussa, sia per la sua attualità che per la sua profondità intellettuale.

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Di Andrea Forni

Co-founder di questo sito. Autore di libri, saggi e articoli di educazione finanziaria, Esperto di scenari d'investimento tecnologici, ambientali e demografici. Iscritto all'OCF. Detiene la certificazione internazionale IFTA CFTe.