Una decina di giorni or sono ha fatto scalpore un’intervista rilasciata da Gill Pratt, scienziato e CEO del Toyota Research Institute che ha smantellato ogni convinzione (più dei politici di turno che degli utenti) che il futuro dell’auto debba necessariamente passare dall’elettrico. Noi l’abbiamo scritto più volte in tempi non sospetti, anche nel nostro libro “Investire nei Megatrend del futuro“, evidenziando che l’auto elettrica non è ancora matura come tecnologia, soprattutto per quanto riguarda il discorso batterie e la relativa ricarica.
Tra materie prime altamente inquinanti e disponibili in pochi Paesi (spesso poco stabili e poco affidabili come il Congo), dismissione delle batterie esauste, infrastruttura di ricarica ampiamente sottosviluppata in gran parte del mondo, costo d’acquisto dei veicoli, e problemi di occupazione dei lavoratori della filiera dell’auto “tradizionale” (che è molto più complessa di una elettrica) passare troppo rapidamente al tutto elettrico come vuole “Bruxelles” (la solita manfrina, lo vuole l’Europa!) è pura follia.
Chi è Gill Pratt
Oggi arriva l’autorevole voce di Gill Pratt attraverso l’autorevole rivista inglese Autocar. Chi è costui? Oggi è scienziato capo e executive fellow per la ricerca e CEO del Toyota Research Institute. Mentre il suo passato include periodi come responsabile della robotica e dell’informatica per la US Defense Advanced Research Projects Agency (la mitica DARPA) e professore associato di ingegneria elettrica e informatica al Massachusetts Institute of Technology.
Quindi, se vi concedo di avere dubbi su quanto diciamo noi, semplici “Fantozzi della finanza e dell’economia”, è più difficile pensare che Pratt si sbagli.
le auto elettriche sono uno sbaglio?
Alla domanda: “le auto elettriche sono uno sbaglio?” lui risponde che “No, non lo sono.” E ammette che oggi, per alcune persone, l’elettrico a batteria è esattamente la risposta giusta. Ma ricerche indipendenti suggeriscono che non è così per tutti. Infatti: “Le batterie agli ioni di litio non sono prive di conseguenze. Sono realizzate con materiali rari ed estratti, mentre un motore è realizzato con materiali più comuni, e pesano molto. Anche il mix energetico della rete è variabile in tutto il mondo.”
Meglio un mix di tecnologie
Pratt spiega anche che oggi puntare tutto sull’elettrico è sbagliato (da investitori tutti noi sappiamo che non è saggio mettere “tutte le uova in un paniere”). Secondo Pratt la soluzione corretta non è una singola tecnologia, o almeno non possiamo dire che lo sia con sicurezza oggi. E chiosa dicendo: “Preferirei che fossero disponibili le tecnologie che fanno più differenza per il pianeta e che si studiassero le tecnologie che potrebbero fare più differenza per il pianeta, con un potenziale di applicazione nel mondo reale“.
E infine ci ricorda che oggi parlare di auto elettrica è una moda, (e aggiungo io, ben pompata dai politici europei che si riempiono la bocca di parole come “green”, “sostenibilità”, “ambiente”).
E sempre l’hype chiude le menti. Ovvero, “porta a investire troppo in un approccio piuttosto che in un altro; e un ciclo di hype porta alla delusione quando ciò che era stato promesso non si realizza, il che è negativo per tutti“.
L’elettrico è la E di CASE
Tornando al nostro libro trovate un ampio capitolo dedicato alla mobilità sostenibile, dove spieghiamo l’avanzata dei veicoli C.A.S.E. acronimo di Connected, Autonomous, Shared, Electric. Quindi, uno scenario ben più vasto del solo “elettrico” che viene a essere uno dei componenti del nuovo paradigma del trasporto pubblico e privato.
E spieghiamo con decine di esempi reali come entro il 2050 tutta l’economia nel suo complesso subirà gli effetti dirompenti dell’adozione in massa dei veicoli CASE che percoleranno anche ai settori ancillari quali le infrastrutture viabilistiche, le assicurazioni, i servizi di pronto intervento, la sanità, le autoscuole e i semafori, di cui non ci sarà più bisogno essendo uomini e macchine connessi fra loro.
I veicoli CASE saranno in prevalenza elettrici, ma non subito. In questi mesi stiamo assistendo alla corsa delle case automobilistiche per offrire modelli ibridi ed elettrici plug-in a causa dell’inasprimento delle normative antinquinamento che penalizzano l’utilizzo dei motori endotermici (ICE). Ma ricordiamoci anche che le case automobilistiche occidentali negli ultimi trent’anni hanno concentrato le vendite sul diesel restando indietro nello sviluppo di piattaforme elettriche e ibride che sono il fiore all’occhiello delle case giapponesi e cinesi. E quindi, come al solito noi europei abbiamo da correre per recuperare il tempo perso, peraltro in un contesto di scarsità di materie prime e blocco degli approvvigionamenti.