Ci sono tre minacce che incombono su di noi. Le individua Ian Bremmer, politologo statunitense, autore pochi anni fa anche di “Noi contro loro. Il fallimento del globalismo”.
Sono le emergenze sanitarie globali, il cambiamento climatico e la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Le racconta Bremmer nel suo nuovo libro intitolato Il potere della crisi (Egea – 216 pagg. – euro 21,40).
“La storia ci insegna che abbiamo bisogno di una crisi” riflette Bremmer. “È nella natura umana: abbiamo bisogno che la paura ci aiuti a superare l’inerzia e ad affrontare i rischi a cui abbiamo permesso di diventare fatali. Abbiamo bisogno di crisi sufficientemente spaventose da indurci a forgiare un nuovo sistema internazionale che promuova una cooperazione proficua su poche ma cruciali questioni”.
Lo sviluppo della scienza e della conoscenza dell’uomo è stato linearmente crescente per molti secoli, ma negli ultimi 250-300 anni ha assunto un andamento esponenziale.
Quella attuale è quindi un’epoca di straordinarie opportunità, ma l’evoluzione che abbiamo costruito porta con sé una serie di conseguenze che in parte abbiamo determinato (o aiutato a creare) noi umani.
La globalizzazione porta infatti alla diffusione quasi simultanea di un virus in tutto il mondo trasformandolo in pandemia: la prova l’abbiamo avuta nel 2020 con il Covid, mentre poco meno di 20 anni fa, nel 2003, la diffusione della Sars (sempre proveniente dalla Cina) ebbe invece una diffusione molto limitata.
Il tema del cambiamento climatico è anch’esso sotto gli occhi di tutti, alla luce di quanto successo nel corso delle ultime due estati, del progressivo scioglimento dei ghiacciai e delle conseguenze che la siccità avrà su molti Paesi, con catastrofi demografiche di emigrazioni che ci costringeranno a ripensare drasticamente i nostri stili di vita.
Infine il tema delle tecnologie che riplasmeranno le società e l’ordine geopolitico, destabilizzando i nostri paradigmi più velocemente della nostra capacità di reazione.