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La pandemia spinge i pagamenti digitali. Più del 50% degli intervistati ha ridotto o abbandonato i pagamenti in contanti. E anche l’Italia, in questa survey non si piazza male. Solo il il 43,9% del campione dichiara di aver mantenuto l’utilizzo del contante ai livelli pre-pandemia, sebbene le carte elettroniche siano considerate il mezzo di pagamento preferito da sei italiani su dieci.
La survey di Minsait
Lo rivela il 10° Rapporto sulle Tendenze dei Sistemi di Pagamento, che è stato appena presentato da Minsait Payments, la filiale di sistemi di pagamento di Minsait.
Si basa sulle opinioni di più di 80 manager del settore bancario e sui dati raccolti da 4.400 indagini sulla popolazione bancaria in Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito e America Latina.
Insomma, la spinta alla digitalizzazione dei pagamenti data dalla pandemia (e quindi dal lockdown che ha ridotto molto la possibilità di fare shopping in presenza) è stata imponente.
L’Italia e i pagamenti digitali
“L’Italia è un paese che storicamente predilige il contante, ma le cose stanno cambiando”, afferma nello studio Rita Camporeale responsabile Ufficio Sistemi di Pagamento dell’Associazione Bancaria Italiana.
“Negli ultimi cinque anni la crescita dei pagamenti elettronici in Italia è stata la più alta in Europa, evidenziando una propensione per il cambiamento sostenuto dai progressi tecnologici che ne facilitano l’adozione. Ad esempio il contactless, l’e-commerce e la progressiva digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni”.
Inoltre l’Italia è il Paese europeo più disposto a lavorare con le big tech in termini finanziari e, all’interno dell’Europa, quello che mostra il maggior interesse a condividere i dati personali dei social network con le istituzioni bancarie tradizionali (24%) e i propri dati finanziari con le bigtech (25,8%) in cambio di incentivi.
L’ iniziativa promossa di recente in questo senso è stata la campagna cashback, che sta riscuotendo grande successo.
Pandemia e pagamenti digitali
Ma anche fattori come l’aumento del commercio online durante la pandemia, il miglioramento della sicurezza nelle transazioni elettroniche con il doppio fattore di autenticazione e le nuove forme di pagamento via smartphone hanno permesso di ridurre l’uso del contante in Italia.
Si tratta di un effetto duraturo? Qui le opinioni divergono. Secondo la ricerca, infatti, tre manager su dieci vedono un rischio di reversibilità non appena la crisi sanitaria sarà superata.
Questo perché l’avversione a “toccare” il denaro è stato un fattore determinante nel cambiamento delle abitudini, ancora di più in Spagna e Portogallo dove sei persone su dieci hanno dichiarato questa paura. In Italia, nonostante la pandemia, quasi la metà della popolazione (47,8%) non ha sperimentato la fobia di toccare denaro contante o i POS.
Inoltre, 9 manager su 10 concordano che l’impatto che la pandemia ha avuto sull’uso dei mezzi di pagamento è stato positivo, dato che ha accelerato la loro digitalizzazione.
Tuttavia, 1 su 4 afferma che c’è ancora una mancanza di accesso a questi metodi digitali di pagamento e riscossione, una realtà molto più visibile in America Latina. Dove c’è una crescita significativa della penetrazione bancaria e dove la popolazione sembra muoversi più velocemente dell’adattamento a questi sistemi.
Il caso dell’E-commerce
Un forte aumento della frequenza delle transazioni lo si è registrato anche nel commercio elettronico, in particolar modo tra i consumatori che già acquistavano prodotti online. La pandemia spinge i pagamenti digitali.
In quest’ottica, il 46% degli italiani dice ora di fare acquisti più frequentemente, dato superiore alla Spagna (42%), Regno Unito (44%) e simile al Portogallo (47%).
L’Italia partiva già da una posizione di rilievo nello shopping online: è il secondo Paese – solo dietro il Regno Unito – che accumula percentuali più alte di popolazione che acquistano frequentemente (almeno una volta al mese) su Internet (68,6%).
Una crescita dell’e-commerce parallela al miglioramento della sicurezza nelle transazioni. L’Italia è, infatti, il Paese che dà più priorità alla sicurezza: il 60% della popolazione bancaria preferisce che il proprio istituto finanziario chieda sempre un secondo fattore di autenticazione per ogni transazione.
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