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La guerra in Ucraina sta bloccando la produzione e la distribuzione di un ventaglio incredibile di prodotti e materie prime che inizia ad avere ripercussione anche sulle nostre vite di fortunati occidentali.
Ma i danni maggiori la crisi li potrà fare nei Paesi più poveri che dipendono dalle forniture di derrate alimentari provenienti da Russia e Ucraina.
La produzione di beni in Ucraina e Russia
Sia la Russia sia l’Ucraina (a sorpresa per molti di noi, abituati a considerarla un paese povero esportatore di colf e badanti) sono grandi produttori di materie prime industriali, agricole, e loro semilavorati.
Allo scoppio della guerra, per i miei clienti dell’Approfondimento Intermarket Mensile avevo preparato una presentazione che adesso ripropongo in parte anche a voi. Nella figura qui sotto vediamo il confronto demografico ed economico tra i due Paesi in guerra.
Si noti il divario di ricchezza pro-capite, la dimensione dell’export e soprattutto chi sono i principali Paesi importatori: non ci vuole un genio sia per capire la ritrosia della Germania a imporre sanzioni alla Russia sia soprattutto per immaginare dove andranno i beni che la Russia non esporta più in Occidente.
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La seconda immagine ci mostra in dettaglio la produzione della Russia e della Ucraina con un titolo volutamente sopra le righe, che riprende la gaffe fatta da due fior fiore di giornalisti in televisione. Si nota come le due nazioni si integrino perfettamente: dove una è sbilanciata sugli energetici e l’altra sulle materie agricole. Mix perfetto!
E qui sotto infine, vediamo i flussi commerciali della Russia, che sono ormai 10 anni che diminuiscono da e verso l’Europa mentre aumentano (le esportazioni) verso la Cina.
Tra i due litiganti… i terzi godono
Dalla grafica sopra abbiamo capito dove va gran parte dell’export russo. In Cina! O meglio verso l’area denominata Nuova Via della Seta, o BRI o OBOR. Infatti sia Russia sia Ucraina ne fanno parte, come si vede da questa grafica tratta dal mio scenario di investimento dedicato alla Via della Seta e presentato già anni fa ai miei clienti.
A questo proposito, vale la regola che in un mondo da 8 miliardi di abitanti che scalpita per mettere le mani sulle risorse energetiche, alimentari, minerarie, se una parte decide di non acquistare ce n’è sempre un’altra pronta ad aprire il portafoglio. E’ il caso dell’India e della Cina.
La crisi alimentare che verrà
Il vero problema umanitario è però lontano dal teatro di guerra. E’ la carenza di cibo che colpirà numerosi Paesi africani e mediorientali che hanno finora basato la loro sopravvivenza alimentare sul grano ucraino. E questo porterà a nuove “primavere arabe” e a un aumento del flusso di migranti dal Nord Africa verso le coste europee.
La FAO sta monitorando la situazione ed ha pubblicato già ad aprile un documento di analisi che vi consiglio di leggere, scaricandolo a questo link.
E’ però chiaro che non è solo la guerra in Ucraina l’unico fattore di una crisi globale dell’alimentazione. In realtà la situazione era già grave negli anni passati e continua ad esserlo a causa della crescita demografica dei Paesi Emergenti. Lo spiega bene il lungo report dell’agenzia dell’ONU World Food Programme che vi consiglio di leggere scaricandolo qui.
Conclusioni
Dopo avere letto questi report sono sicuro che ci penserete due volte a riempirvi il piatto all’aperitivo al bar o a buttare il cibo avanzato. Dal punto di vista dell’investitore è chiaro che tale carenza di materie prime ha portato (e porta) i prezzi alle stelle. Basti vedere il grafico delle performance YTD delle commodity.
La situazione è in costante evoluzione. Quindi vi consiglio di seguire le news e soprattutto di agire con prudenza se volete investire o speculare sulle commodity perché l’altissima volatilità di questi mesi deriva da un mercato stressato e in preda alle notizie (e alle fake news).
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