I concetto di coabitare non è nuovo, e continua ad essere un tema che, in forma ricorrente e modificato nel suo valore, fa tendenza. La sua accezione più moderna, coliving, nasce con le opportunità legate alla sharing economy. L’urbanizzazione, la crisi ambientale, e l’invecchiamento della società, sono alcune delle sfide che mi spingono a domandarmi: il coliving può essere una soluzione abitativa per il futuro?
Uno sguardo al passato
Di certo il coliving, e i benefici legati ad esso, non sono nuovi per la nostra società. Se gettiamo uno sguardo ai modelli abitativi tradizionali tipici della società preindustriale, vediamo che le famiglie vivevano in una sorta di coliving. In questo modello, la gestione di responsabilità comuni era uno dei principali benefici. Spesso, famiglie composte da diverse generazioni, dai nonni ai nipoti, vivevano sotto lo stesso tetto. Si aiutavano mutuamente e si facevano carico di alcune mansioni. La cura dei più piccoli e degli anziani era condivisa, mansioni che oggi rappresentano una delle sfide nella nostra società.
Negli anni, mentre il modello tradizione di abitazione perdeva la sua centralità, nuove comunità coliving si formavano. Rinnovando un movimento culturale centrato su motivazioni a volte spirituali, altre culturali, sociali, oppure economiche ed ambienti, soprattuto nei periodi più recenti.
Le motivazioni del coliving
Mentre diverse comunità nel mondo sperimentavano modelli coabitativi, l’avvento di internet portava un grande cambio nella nostra società e anche nel coliving.
Nasce la sharing economy che crea un struttura definita peer-to-peer. Le attività di accesso o acquisizione di beni o servizi, si basano su un modello di sharing, soprattuto di valori. Ed il principio di condivisione, su cui si fonda questo modello, è ulteriormente facilitato dalla comunità di riferimento dove il modello moderno di coliving trova il suo terreno naturale per crescere.
Millennial e Gen-Z vendono nel coliving una soluzione a diverse preoccupazioni comuni. In primis, gli affitti estremamente cari, un problema tipico di molte città d’Europa. Coliving Insight, una agenzia di consulenza specializzata in coliving, sostiene che le principali cause che spingono le persone a scegliere questo modello sono:
- La sostenibilità e l’impatto sull’ambiente,
- L’impatto sociale ed economico,
- L’uso di tecnologia e innovazione.
E in Italia?
Nel 2017 Experimentday Milano, la fiera del coabitare promossa da Housing Lab, ha fornito una mappatura del coliving in Italia. Anche se presente soprattuto nel Nord Italia, la mappatura dimostra che è un settore da tenere sott’occhio. Experimentday Milano ha presentato 40 coabitazioni presenti in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana. Per finire in questa mappa, le abitazioni dovevano essere dotate di spazi comunitari sia interni che esterni. Offrire servizi per la comunità ed operare con un processo di progettazione partecipativa. E chi sono gli abitanti? Il 30% ha tra i 19 ed i 35 anni, il 40% tra i 36 ed i 65, mentre i minorenni il 15%.
In Trentino, lo scorso novembre, dopo un boom di adesioni, sono stati consegnati 4 alloggi parte del progetto “Coliving: collaborare, condivide, abitare”. Attraverso il concetto di coabitazione, questo progetto localizzato nel Comune di Luserna, mira a favorire il ripopolamento del territorio. E non solo, ci sono ulteriori ricadute, molto ambiziose:
- sostenere l’autonomia delle giovani famiglie,
- dare vita a nuove reti sociali,
- sviluppare e salvaguardare l’idea di comunità e territorio,
- valorizzare il patrimonio immobiliare.
Questo punto mi sembra particolarmente interessante, perchè secondo l’ISTAT (2011) in Italia ci sarebbero circa 7 milioni di immobili vuoti. Alcuni sono affittati in nero o usati solo come casa vacanza, ma circa 2,7 milioni sono in disuso totale. Inoltre, tra il 2017 e il 2018 si sono costruite circa 92 mila unità nuove. Segno che si continua ad urbanizzare invece di creare progetti per gli immobili in disuso.
Visto le sfide che abbiamo davanti è lecito domandarsi se il coliving può essere una soluzione abitativa per il futuro. Apporta soluzioni concrete a problemi complessi, quali la sostenibilità tra le più incombenti; quindi nonostante sia un settore al primo stadio, ha un interessante potenziale di crescita.