Con tutti gli occhi sulle promesse dell’intelligenza artificiale, gli investitori stanno trascurando uno dei temi di investimento tech più solidi e sicuri sul mercato: la cybersecurity.

Lo sostiene di seguito Rahul Bhushan di Ark Invest Europe, partendo dal rifiuto della startup Wiz di accettare un’offerta di 23 miliardi da parte di Google. La disponibilità del gigante di Mountain View a pagare 46 volte i ricavi futuri di Wiz è una prova dell’enorme potenziale delle società di sicurezza informatica, sempre più essenziali nell’era della digitalizzazione e dell’AI. Dopo il recente sell off dovuto all’incidente di CrowdStrike, il caso di investimento del settore appare ancora più promettente.

Rahul Bushan – Fonte: Rize ETF

Nell’ultimo anno, l’attenzione degli investitori è stata catturata prevalentemente dal settore dell’intelligenza artificiale. Questo ha messo in ombra altri solidi sottotemi di investimento tecnologico, tra cui la cybersecurity. Di conseguenza, oggi molte società di sicurezza informatica di alta qualità appaiono sottovalutate rispetto alle loro prospettive di crescita, e anche rispetto ai loro fondamentali. Le principali realtà del comparto, infatti, continuano a dimostrare una crescita robusta del fatturato, degli utili e dei ricavi ricorrenti annuali.

A dimostrare l’immenso potenziale delle società di cybersecurity è arrivata recentemente la decisione di Wiz di rifiutare l’offerta di acquisizione per 23 miliardi di dollari da parte di Google, preferendo percorrere la strada dell’IPO. La disponibilità di Google a pagare 46 volte il fatturato futuro dell’azienda sottolinea l’immenso valore che le società di sicurezza cloud hanno per le aziende tech, e che dovrebbero avere anche per gli investitori, viste le elevate prospettive di crescita (Wiz ha raggiunto 500 milioni di dollari di ricavi ricorrenti annuali in meno di 5 anni).

Notiamo inoltre una notevole disparità di valutazione tra le aziende private di cybersicurezza e le loro controparti pubbliche. Google ha valutato Wiz 46 volte i suoi ricavi futuri, mentre le società di cybersicurezza pubbliche come CrowdStrike attualmente scambiano a circa 47 volte il loro free cash flow. Questo divario di valutazione è stato esacerbato dal sell off del settore della cybersicurezza in seguito all’incidente occorso proprio a CrowdStrike. Storicamente, però, in questo settore si è osservata una convergenza tra le valutazioni dei mercati pubblici e di quelli privati: il gap attuale rappresenta dunque un punto di ingresso interessante, che suggerisce un notevole potenziale di rialzo.

In prospettiva, i fattori destinati a guidare la crescita del settore della cybersecurity sono molteplici: dall’aumento della spesa per la sicurezza informatica, che dovrebbe salire a 215 miliardi di dollari nel 2024, all’aumento delle tensioni geopolitiche, con le nazioni che stanno investendo molto nelle difese informatiche per proteggersi da attacchi sofisticati. Senza dimenticare le misure di protezione  della privacy da parte dei regolatori, con la SEC che recentemente ha implementato nuove regole di cybersecurity, imponendo alle società pubbliche di divulgare gli incidenti entro quattro giorni lavorativi dalla determinazione della loro rilevanza.

Tutto questo ci dice che il settore della cybersecurity è pronto per una crescita robusta: oggi la sicurezza informatica è una necessità essenziale per le aziende, e l’intelligenza artificiale sta non solo migliorando il rilevamento e la risposta alle minacce, ma anche riducendo i costi operativi. Certo, selezionare i singoli vincitori può essere complicato, poiché il panorama è in continua evoluzione con nuove minacce e progressi tecnologici: per questo un approccio diversificato, ad esempio attraverso un ETF, appare la strategia più sensata per la maggior parte degli investitori.

Foto di copertina di Tima Miroshnichenkoa da Pexels.com