Corsa allo spazio, a che punto siamo? La corsa ha subito un’accelerazione nel corso degli ultimi anni, con una serie di nuovi attori sia pubblici (Cina, Giappone, India) sia privati (da Musk a Bezos e Branson, solo per citare i più noti). Lo spazio è veramente l’ultima frontiera (per parafrasare il titolo di una nota serie di fantascienza) fatta di occupazione, colonizzazione, armamenti. Christophe Reuter di DECALIA è l’autore dell’intervento che ospitiamo qui sotto.

Da molto tempo l’esplorazione spaziale esercita il suo fascino sull’uomo, oltre a causare forti rivalità sul piano geopolitico. Oggi, al di là dell’emozione di spingere sempre più lontano i confini dell’universo, sta assumendo un ruolo sempre più importante per le infrastrutture critiche necessarie alla vita sulla Terra. Le reti di comunicazione globale, i sistemi di navigazione precisi e il monitoraggio del clima sono solo alcuni esempi del perché oggi la tecnologia satellitare è così importante – e del perché l’industria spaziale in generale attrae grandi flussi di capitale (pubblici e privati).

Uno dei fattori alla base di questo crescente interesse è la potente combinazione tra innovazione tecnologica e riduzione dei costi. I progressi compiuti nei razzi riutilizzabili, nelle tecnologie satellitari miniaturizzate e nei sistemi di pianificazione delle missioni basati sull’IA sono alcuni dei principali fattori che concorrono al risparmio dei costi. Ad esempio, negli ultimi due decenni i costi di lancio sono diminuiti di dieci volte, consentendo alle aziende più piccole di accedere allo spazio (il gioco di parole è voluto). Naturalmente subentrano anche interessi geopolitici ed economici più ampi, mentre gli operatori pubblici e privati si contendono il dominio dei cieli cosmici nel lungo periodo.

Il progressivo coinvolgimento del settore privato porta a una rapida accelerazione dei progetti infrastrutturali nello spazio cislunare (l’area che si estende per 400.000 chilometri tra il nostro pianeta e la Luna), che si tratti di satelliti o di future basi lunari e stazioni spaziali private. Aziende come SpaceX, Rocket Lab e Blue Origin sono impegnate a creare pionieristiche opportunità commerciali nel lancio di satelliti e nel turismo spaziale. L’estrazione di risorse dalla Luna e dagli asteroidi vicini alla Terra, la produzione nello spazio, l’energia solare, la manutenzione dei satelliti e l’esplorazione interplanetaria rappresentano altre interessanti opportunità di guadagno. Nel complesso, secondo le stime l’industria spaziale passerà dai 630 miliardi del 2023 a 1.800 miliardi di dollari entro il 2035, con un impatto di quasi mille miliardi su diversi settori non spaziali, come le catene di fornitura e i trasporti, i beni di consumo, la comunicazione digitale, i media e la difesa.

Come per tutte le nuove frontiere, questo straordinario potenziale comporta anche una serie di sfide e rischi per gli investitori. Innanzitutto ci sono gli ostacoli normativi e di sostenibilità: la la gestione del traffico spaziale e la riduzione dei detriti sono temi incalzanti, a cui si aggiunge l’impatto ambientale dei lanci di razzi in rapida espansione. In secondo luogo, la rivalità tra le principali nazioni attive nell’esplorazione spaziale (Stati Uniti, Cina, Russia, India, Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti) potrebbe causare tensioni legate alle risorse e all’accesso allo spazio, con possibili ripercussioni sulle attività commerciali. Terzo, la necessità di ingenti capitali per lo sviluppo dei progetti e i lunghi tempi di ritorno sull’investimento comportano rischi finanziari considerevoli. E da ultimo, ma non meno importante, la dipendenza da contratti pubblici rimane un rischio per molte aziende che puntano sullo spazio.

Fatte queste premesse, la catena del valore dell’esplorazione spaziale merita particolare attenzione da parte degli investitori, naturalmente in una prospettiva di lungo termine e solo per i portafogli in grado di sostenere rischi elevati. Questa catena del valore – o universo di investimento – spazia dai produttori di razzi e fornitori di lancio (ad es. i già citati SpaceX e Rocket Lab), ai produttori e operatori di satelliti (Telesat, Maxar Technologies e MDA Space, tra gli altri), alle società di analisi dei dati che sfruttano i dati satellitari (Planet Labs, Spire Global o Blacksky, in particolare) e alle applicazioni di frontiera (come Blue Origin, Axion Space, Astroscale e Intuitive Machines).

Quindi, per i lettori che desiderano beneficiare della forte spinta di un settore che sembra essere arrivato a un punto di svolta, potrebbe essere il momento giusto per salire a bordo e iniziare il conto alla rovescia!