“Il nostro obiettivo è quello di diventare l’operatore di riferimento delle small city italiane, ovvero quelle città che vanno dai 25mila ai 250mila abitanti. In Italia ci sono 374 centri che rispecchiano queste caratteristiche e, a oggi, noi ne copriamo già quasi il 17% e in futuro puntiamo a raggiungere una quota importante”.

L’ospite di questa prima puntata della nuova rubrica “Cinque domande a” è Carmine Iodice, Cofondatore e Ad di Alfonsino, società di delivery quotatasi di recente all’Euronext Growth Milan. Nel primo semestre i ricavi sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 1,1 a 2,2 milioni di euro, la perdita netta si è ridotta da 339mila a 308mila euro.

Carmine Iodice, Ad Alfonsino

Lo sviluppo del delivery, cresciuto in stretto contatto con l’e-commerce ed esploso negli ultimi anni (anche e soprattutto con i lockdown del 2020) rappresenta un trend di lungo termine ed è stato finora appannaggio o di piccole realtà locali o delle varie multinazionali del settore (Just Eat, Glovo, Deliveroo, ecc.) che insistono però soprattutto sulle grandi città. E dopo questa breve introduzione, ecco le cinque domande a Carmine Iodice, Ad di Alfonsino.

Perché puntate sui centri di media dimensione?

Il 65% della popolazione italiana risiede nei centri al di sotto dei 200mila abitanti – spiega Iodice a Investire nei Megatrend – Noi che siamo nati in queste realtà puntiamo ora a diventare leader in questa fascia di mercato. Siamo partiti nel Sud Italia, ma già ora abbiamo una copertura nazionale, visto che ormai siamo presenti in 10 regioni italiane e arriviamo fino a Cremona.

Chiaramente il nostro obiettivo è quello di raggiungere tutte le regioni italiane e ad avere una copertura ancora più importante al sud. Radicandoci in questi centri, in cui in genere non c’è spazio per altri operatori: essere i primi o comunque poter offrire un servizio completo permette di creare delle barriere all’ingresso importanti.

Non solo food delivery però…

Soprattutto nei centri più piccoli del nostro mercato di riferimento, e anche in quei centri con meno di 25mila abitanti, oltre al food delivery tendiamo a offrire un servizio di market place, con l’obiettivo di essere ancora più capillari sul territorio italiano.

Nel tempo puntiamo infatti a non essere percepiti solo come un operatore verticale del food delivery, ma piuttosto un player orizzontale delle consegne dell’ultimo miglio. Infatti ormai ci siamo allargati alla consegna a domicilio di vari prodotti, dai farmici ai fiori (entro fine 2021 nel 25% dei 63 centri già attivi in Italia per il servizio delivery, si potranno ordinare fiori a domicilio), e nel frattempo abbiamo attivato una convenzione con Carrefour Italia per la consegna della spesa a domicilio anche nei piccoli comuni italiani.

Crescita solo organica o anche tramite acquisizioni?

Per ora ci siamo sempre mossi in autonomia, replicando il nostro modello di business nei centri in target e puntando a diventare, in ogni centro in cui abbiamo iniziato a operare, il player di riferimento. Ora stiamo analizzando alcuni competitor che operano in singole realtà, ma al momento andiamo avanti con il nostro modello, anche se valuteremmo sicuramente opzioni diverse nel caso in cui trovassimo opportunità interessanti.

La gestione parte dal nostro headquarter a Caserta, poi sul territorio ci sono i nostri commerciali che tengono i rapporti con i locali convenzionati. L’Ipo è servita per accelerare il nostro processo di crescita, ma non necessariamente per operazioni di M&A.

Al vaglio della Commissione UE c’è la tutela dei rider: qual è la vostra posizione?

I nostri rider hanno tutti un regolare contratto con relativa posizione previdenziale e assicurativa. Quindi chi fa questo lavoro – e in genere nei piccoli centri lo fa per brevi periodi temporali, per sostenersi agli studi o per racimolare denaro e non per sostenere la famiglia come invece accade di solito nei grandi centri – è più predisposto a lavorare con noi che con altri.

Nelle small city, il profilo del rider è di età molto giovane, quindi in genere poco disposto a sobbarcarsi una serie di pastoie burocratiche per aprire partita Iva. Inoltre teniamo molto alle loro persone, dato che rappresentano la società nei confronti del cliente finale, quindi con la nostra divisa e il nostro zaino: operando in piccoli centri, il passaparola è fondamentale ed è la migliore pubblicità per poter crescere.

E qual è invece il profilo del cliente?

Spazia in tutte le età, ma si concentra soprattutto in famiglie giovani con figli piccoli. E questa è un’altra differenza rispetto ai nostri competitor. Lo scontrino medio è molto più alto da noi che per gli altri operatori, dato che parliamo di famiglie, mentre nei grandi centri in genere sono spesso single, quindi con minori acquisti.


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Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.