Oggi ospitiamo l’interessante analisi sulle nuove politiche della Banca centrale Europea a cura di Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di CANDRIAM.
Dopo un primo rialzo dei tassi di 50 punti base il 21 luglio, la Banca centrale europea si è presa una lunga vacanza. Adottando un approccio discreto sui media, la presidente Christine Lagarde ha persino ceduto il posto a Isabel Schnabel al meeting di Jackson Hole (leggi il nostro articolo dedicato), lasciando che i falchi sostenessero la necessità di una stretta aggressiva a settembre.
Pertanto, il secondo rialzo dei tassi della BCE, pari a 75 punti base, sebbene storico, era ampiamente previsto. Il tasso di deposito è tornato al livello del 2011 e Christine Lagarde ha voluto colpire duro mentre l’inflazione, al 9,1%, non mostra segni di rallentamento.
La riunione d’autunno è stata anche l’occasione per correggere le stime su crescita e inflazione. Lo staff ha rivisto le previsioni di inflazione nel 2023 al 5,5% rispetto al 3,5% previsto in precedenza. E la stima sulla crescita è stata ridotta allo 0,9% dal 2,1.
Se è ancora presto per fare un bilancio del 2022, si possono già trarre tre lezioni da questi ultimi mesi.
- Le banche centrali e in particolare la BCE non hanno saputo prevedere l’inflazione. Giudicando l’aumento dei prezzi come transitorio, hanno costantemente sottovalutato la natura e l’entità del fenomeno e gli effetti di secondo impatto. Ci si chiede quindi come l’investitore possa ancora avere fiducia nelle nuove previsioni. L’inflazione sarà davvero del 2,3% nel 2024?
- La forward guidance è morta. Nel 2013 la BCE aveva fatto di questa comunicazione uno dei principali strumenti del suo arsenale monetario per combattere l’inflazione. A giugno, la BCE parlava ancora solo di interrompere il programma di acquisti considerando un primo rialzo dei tassi molto più avanti. Di fronte a un tale cambiamento e a una tale smentita, l’investitore non ha visibilità per capire le prossime azioni della BCE. Inoltre, si pone la questione della gestione del bilancio: come conciliare la lotta all’inflazione e il reinvestimento dei titoli in scadenza?
- La terza lezione che deriva dai primi due punti è il ritorno della volatilità. L’incertezza sull’inflazione e sulla politica monetaria sta creando un’impressionante volatilità sui mercati obbligazionari, anestetizzati da anni di QE. Tale volatilità rende difficile investire con tranquillità nei mercati obbligazionari, sia nel credito investment grade sia nel debito italiano.