La transizione verde passa, nelle idee della Commissione UE, attraverso l’elettrificazione del sistema automobilistico europeo. Un settore del mercato auto mondiale appannaggio della Cina, che dispone della tecnologia in tema di batterie elettriche. Ora però in Commissione si sono accorti che la Cina ha di fatto colonizzato il nostro continente con i propri autoveicoli, mettendo in estrema difficoltà il settore europeo, che invece sui motori endotermici (benzina e diesel) aveva costruito un successo planetario. E quindi ha provato a correre ai ripari imponendo dazi doganali per limitare le importazioni. Funzionerà? Ce ne parla in questo intervento Brendan Ahern, CIO di KraneShares.

La scorsa settimana, l’Unione Europea ha aumentato i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici importati dalla Cina, aggiungendo un ulteriore 17,4% per BYD, un 20% per Geely e un 38,1% per SAIC. La produzione di automobili richiede numerosa forza lavoro, motivo per cui il tema della concorrenza nel settore automotive, e del supporto che il governo di Pechino dà ai produttori cinesi, è diventato una questione così scottante per i governi di tutto il mondo.

Tuttavia, nonostante i titoloni dei giornali, i dazi si sono rivelati più bassi del previsto, anche se sono ancora “preliminari” in quanto siamo ancora in una fase di negoziazione. Il governo tedesco probabilmente si opporrà alla proposta tariffaria perché le case automobilistiche tedesche hanno investito molto in Cina, mentre le case automobilistiche francesi, spagnole e italiane hanno poche quote di mercato da perdere in caso di ritorsioni cinesi. Infatti, nel caso in cui la Cina dovesse decidere di procedere con ritorsioni tariffarie, queste probabilmente sarebbero dirette ad Airbus, ai beni di lusso francesi, al vino spagnolo, ecc.

Nonostante si tratti ancora di dazi “preliminari”, questi hanno però già pesato sul sentiment e sui titoli automobilistici cinesi, ed è prevista una visita del vicepremier Ding Xuexiang a Bruxelles per negoziare.

Nonostante l’eccesso di capacità produttiva che li contraddistingue, i titoli automobilistici cinesi sono stati uno dei settori migliori sia nella Cina continentale che a Hong Kong: tra questi, Brilliance Auto ha guadagnato il 18,79% dopo aver annunciato un dividendo speciale di $4,30 HK, che rappresenta un rendimento del 50% dopo il rialzo del titolo, e BYD ha registrato un aumento del +1,74% dopo che la società ha dichiarato di aver venduto 35.370 Seagulls (la sua auto EV a basso costo) a maggio, nonostante Berkshire Hathaway abbia ridotto la sua esposizione di 1,35 milioni di azioni (riducendo la sua partecipazione al 6,9% dal 7,02%).

Inoltre, la China Association of Automobile Manufacturers ha riferito che nel mese di maggio le vendite di auto sono aumentate del +1,5% rispetto all’anno precedente (YoY), raggiungendo i 2,417 milioni di veicoli, supportate anche dai veicoli a nuova energia (i NEV, che comprendono sia i veicoli elettrici che quelli ibridi) che hanno visto le vendite aumentare del +33,33% rispetto all’anno precedente, per un totale di 955.000 veicoli: i NEV costituiscono, così, una quota pari al 39,5% delle vendite totali. Da segnalare che, nonostante si parli di “sovraccapacità” della Cina, la produzione di nuove auto e NEV è ancora inferiore alle vendite. Con una quota pari a “solo” il 40% delle vendite, i NEV hanno ancora una quota di mercato significativa da poter sottrarre ai veicoli con motore a combustione interna o a gas.