Introduzione
Oggi ospitiamo l’analisi di Volker Schmidt, senior Portfolio Manager di Ethenea, società di gestione di fondi d’investimento indipendente basata in Lussemburgo, che ci spiega che gli Stati Uniti hanno già raggiunto il tetto del debito e la spesa pubblica è coperta soltanto fino a giugno mentre gli spread dei CDS sono ai livelli del 2011, quando lo stesso problema provocò un crollo dell’S&P 500 del 17% in due settimane.
In questo articolo Schmidt ci mostra il paragone tra la situazione attuale e quella che si era creata nel lontano 2011. la storia si ripeterà anche questa volta?
Allarme per il Debt Ceiling
“Il 19 gennaio la segretaria al Tesoro statunitense, Yellen, ha avvertito le camere che era stato raggiunto l’attuale tetto del debito, pari a circa 31.400 miliardi di dollari, mentre le disponibilità di cassa del Tesoro e le entrate fiscali sono sufficienti per effettuare tutti i pagamenti pubblici necessari soltanto fino a giugno. O si trova un compromesso in parlamento per evitare un default entro quella data o si rischia una profonda recessione”. È l’analisi di Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors Sa.
Quando ha informato le camere che gli Usa hanno già raggiunto il tetto del debito, Yellen ha anche annunciato di dover interrompere temporaneamente gli investimenti nei fondi pensione dei lavoratori postali e dei dipendenti statali come parte di “misure straordinarie”.
Cosa ci insegna il 2011
Sebbene il limite del debito sia stato innalzato 79 volte nella storia degli Stati Uniti e più di dieci volte con maggioranze bipartisan dal 2010, gli operatori ricordano dolorosamente le dure battaglie del 2011. Le similitudini tra oggi e il 2011 sono notevoli. Anche allora, il segretario al Tesoro aveva indirizzato una lettera al presidente del Congresso controllato dai repubblicani, mentre al Senato i democratici avevano la maggioranza, e il presidente democratico era al terzo anno del suo mandato, come Biden oggi.
Nell’estate del 2011, i membri della Camera dei Rappresentanti evitarono per un soffio la bancarotta nazionale, trovando un accordo soltanto due giorni prima della scadenza del 2 agosto. Non si può quindi escludere che anche oggi il problema del tetto del debito rimanga irrisolto a lungo.
Nel 2011, l’impasse aveva fatto crollare la fiducia dei consumatori e delle imprese, l’indice azionario S&P 500 aveva ceduto il 17% nelle due settimane intorno alla scadenza, la volatilità dei prezzi delle azioni e gli spread creditizi erano aumentati bruscamente, rimanendo per lungo tempo a un livello elevato.
I rendimenti dei Treasury in scadenza intorno al 2 agosto 2011 e altri strumenti del mercato monetario avevano subito un calo temporaneo particolarmente marcato, mentre alcuni Treasury non erano più accettati come garanzia per le operazioni in derivati. L’aumento dei rischi di default aveva frenato la domanda di titoli governativi statunitensi a breve termine da parte degli investitori stranieri e il dollaro aveva perso il 9,2% rispetto all’euro dall’inizio del 2011 fino alla risoluzione del problema.
La storia si ripete?
Non sappiamo se la storia si ripeterà, ma sullo sfondo di un indebolimento dell’economia statunitense, un ulteriore fattore negativo come il protrarsi dei negoziati sul tetto del debito potrebbe far oscillare l’ago della bilancia verso una profonda recessione.
Nel 2011, ci fu tuttavia un vincitore inaspettato: i titoli governativi statunitensi a lungo termine, che furono acquistati in massa dagli investitori nelle due settimane precedenti la scadenza, facendo scendere il rendimento decennale dal 3% al 2%. Sebbene il rischio di default sovrano fosse più che mai elevato, gli investitori paradossalmente considerarono il debito Usa a lungo termine come un porto sicuro, poiché il dollaro era ancora la valuta di riserva mondiale e il governo americano disponeva di una capacità di emissione di moneta teoricamente illimitata, che successivamente avrebbe anche utilizzato. Se quest’anno ci sarà una resa dei conti come avvenne nel 2011, gli investitori preferiranno i titoli di Stato sicuri per le stesse ragioni e faranno scendere nuovamente i rendimenti.
Conclusioni
“Sul mercato dei Credit Default Swap (CDS) il rischio che si ripeta uno scenario analogo a quello del 2011 è già considerato molto elevato e gli spread dei CDS, che riflettono il costo dell’assicurazione del debito statunitense, sono saliti a livelli simili a quelli del 2011”, spiega Schmidt. “Il mercato azionario Usa, invece, sta ancora recuperando le perdite dell’anno precedente e non c’è nessun segno di panico: l’attenzione dei media è puntata altrove e gli americani hanno altro di cui preoccuparsi. Ma tutto questo potrebbe cambiare con l’avvicinarsi della scadenza, soprattutto quando la questione del debito finirà sotto i riflettori dei media. Senza un accordo il rischio di recessione è in agguato”.
ETHENEA Independent Investors S.A. è una società di gestione di fondi d’investimento indipendente da istituzioni bancarie, basata in Lussemburgo. La società è specializzata nella gestione attiva di fondi multi-asset e offre interessanti soluzioni d’investimento a investitori con diversi profili di rischio: rischio minimizzato, bilanciato, con focus sull’azionario e opportunistico. Componenti fondamentali della filosofia d’investimento di ETHENEA sono la conservazione del capitale e il conseguimento di rendimenti stabili a lungo termine. Per raggiungerli, la gestione dei fondi utilizza una asset allocation flessibile in vari settori e asset class. ETHENEA vuole contribuire offrendo soluzioni d’investimento responsabili e sostenibili: pertanto, i criteri ESG svolgono un ruolo importante nei processi d’investimento di tutti i fondi (articolo 8 SFDR). Per ulteriori informazioni, visitare il sito ethenea.com.
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