L’accordo raggiunto a COP27 è servito a tenere in piedi quanto contenuto negli accordi di Parigi, che entro il 2030 prevedono una diminuzione di 1.5° e che sono stati messi a dura prova dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina, quando l’Europa ha ripreso a fare uso delle vecchie forme di approvvigionamento di energia.
Investire “sostenibile” però non significa solo fare una scelta responsabile, ma anche cercare una garanzia di rendimento di lungo periodo, mentre meno di un terzo teme performance poco soddisfacenti. Lo rivela una ricerca in merito agli investimenti ESG in Italia condotta da Schroders Global Investor Study 2022.
Mentre, tra le preoccupazioni, spicca quella della trasparenza, legata al greenwashing ed espressa principalmente da investitori delle nuove generazioni, che denunciano attivismi di facciata e sottolineano l’importanza di puntare sulla formazione.
Alessandro Albano, analista di Investing.com Italia, ha così riassunto, in cinque punti, cosa fare e come muoversi per investire ESG guardando anche al proprio portafoglio.
“Quando si parla di ESG, un investitore deve essere capace di guardare sul lungo termine. Senza contare che anche le banche centrali hanno favorito finanziamenti verso imprese con progetti di energia pulita, la BCE ha comprato green bond all’interno del programma QE e un terzo del Recovery Fund è destinato proprio a investimenti nel green” ricorda Albano.
1) Puntare sui corporate green bond: sono molte le critiche arrivate negli ultimi anni per la poca trasparenza in materia di obbligazioni legate ai temi ESG. Tuttavia, avere in portafoglio obbligazioni verdi è oggi la partecipazione più diretta che si possa avere in progetti dedicati alla sostenibilità e alle energie rinnovabili.
2) Azioni green con ampio orizzonte temporale: la guerra in Ucraina ha portato a un brusco rallentamento dei piani di transizione energetica e al contempo un revival dei combustibili fossili. Le società green quotate in Italia e nelle altre Borse occidentali restano tuttavia numerose e i progetti nei loro piani industriali rimangono. A questo si aggiungono gli incentivi statali e il Recovery Fund in Europa. Inoltre, molti investimenti green coinvolgono società più piccole, quindi una maggiore volatilità, ma con la realizzazione di progetti e l’avvicinamento ai target di carbon zero, i rischi andranno sempre più ad attenuarsi. Parola d’ordine: lungo termine.
3) Fondi ETF: un altro strumento molto usato anche per bond e azioni sono gli exchange traded fund, fondi che permettono di investire in un ampio paniere di strumenti. Qui, tuttavia, occorre fare un chiarimento per capire la diversificazione di quello che significa green: la maggior parte degli ETF verdi si concentra su società coinvolte direttamente o indirettamente nella ricerca, nello sviluppo, nella produzione e nella fornitura di energia alternativa, e ogni ETF ha i propri criteri per determinare i requisiti di ammissibilità degli asset. Inoltre, i principali fondi si concentrano su un tipo di energia rinnovabile, come quella eolica, e molto usati sono anche gli ETF sul nucleare, considerato un’alternativa più green del gas e quindi inserita nei criteri di ammissioni ESG.
4) Attenzione ai mercati emergenti: nonostante l’aumento di emissioni green, gli EM sono considerati ancora troppo acerbi per il mondo ESG. La maggior parte di questi Paesi, infatti, non dispone di un quadro normativo sui green bond e l’ultima COP27 ha dimostrato come gli EM siano molto reticenti a rispettare gli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Senza uno sforzo concertato per educare e incentivare gli investitori locali e per sostenere i governi nella creazione di infrastrutture e protocolli adeguati, le emissioni verdi locali continueranno a rimanere indietro.
5) Fattore Cina: la Cina prosegue a doppia velocità. Da una parte continua ad essere fortemente dipendente dal carbone (15% dei fondi esposti in Cina investe proprio sul carbone), mentre dall’altra ha fissato nuovi obiettivi quinquennali sulla riduzione delle emissioni di carbonio con l’implementazione di nuovi programmi pilota per promuovere un’economia pulita. Stock e green bond sono in decisa crescita rispetto agli scorsi anni, ma anche qui, come altrove, non c’è molta chiarezza sul termine green dal punto di vista regolatorio e ancora poche imprese pubblicano informazioni sulle proprie emissioni (26% secondo Syntao Green Finance nel 2021). Consiglio: cautela e orizzonte molto lungo.