Scandio, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, ecc.: sono 17 le terre rare su cui da anni si è scatenata una guerra tra le principali potenze mondiali. Rare-earth elements o rare-earth metals nell’accezione anglosassone (qui tutte le info sulle terre rare).
Le terre rare così rare non sono (al limite sono difficili da estrarre), ma una politica di dumping da parte della Cina ha costretto alla chiusura perché anti economiche la gran parte delle miniere nei Paesi occidentali. Pechino è così il principale produttore ed esportatore di questi elementi, ormai indispensabili per le economie moderne, visto che sono elementi imprescindibili di gran parte delle soluzioni tecnologiche attuali, dagli smartphone alle pale eoliche e alle batterie per veicoli ibridi ed elettrici.
Pechino ha utilizzato l’esportazione di questi metalli come arma di pressione e di ricatto verso gli altri stati (ad esempio con il Giappone una decina di anni fa). Come muoversi quindi in questo contesto?
A descrivere quanto successo nel corso degli ultimi 20 anni e delineare possibili scenari futuri c’è Terre rare. La Cina e la geopolitica dei minerali strategici (Università Bocconi Editore, 304 pagg., 26,60 euro). di Sophia Kalantzakos.
L’autrice analizza il comportamento della Cina (costretta poi a rimuovere le restrizioni alle esportazioni), ma anche le risposte messe in atto da Europa e Stati Uniti per ridurre la dipendenza da Pechino in questo settore.
Un comparto su cui si giocherà una parte importante della transizione energetica, ma anche dello sviluppo tecnologico mondiale. La catena produttiva sarà importante, ma fondamentale saranno l’accesso alle risorse e le materie prime necessarie. La colonizzazione dell’Africa da parte della Cina è iniziata negli anni ’60 e prosegue tuttora. Perché il continente africano è ricco di minerali e metalli. Per esempio, il cobalto: uno dei minerali più importanti nell’industria per i suoi molteplici utilizzi (dalle batterie per auto all’industria petrolchimica, dagli acciai per utensili ad alta velocità agli usi bellici) la cui produzione mondiale viene per il 68% dal Congo.
Un estratto del libro di Sophia Kalantzakos lo potete leggere su kindle cliccando qui sotto.