Per la recensione della domenica vi propongo questo interessante libro dal titolo “Spin Dictators: The Changing Face of Tyranny in the 21st Century” Il libro apre uno spiraglio su un fenomeno in crescita negli ultimi anni, ovvero i regimi guidati con pugno di ferro e guanto di velluto da uomini che noi occidentali chiamiamo “dittatori” ma che in patria sono visti come leader assoluti grazie al sapiente uso dei media (tradizionali e digitali), al controllo dei cittadini e alla simulazione di procedure democratiche, prima ancora di ricorrere ai più classici strumenti della repressione.
Il titolo gioca sul termine “spin doctor” con il quale si intende un “esperto nel campo della comunicazione che lavora come consulente per conto di un personaggio politico (o eventualmente di un partito” (rif. Enciclopedia Treccani) per fare capire come le nuove tecnologie aiutino i dittatori ad avere consenso dal popolo. Questa è la tesi del libro scritto a quattro mani dal professore Sergei Guriev, economista russo con cattedra a Parigi e autore di altri libri su Putin e la Russia, e dal professore Daniel Treisman, politologo americano dell’Università della California.
Un libro in inglese, facile da leggere e scorrevole che apre uno spaccato sui leader non occidentali che stanno rivoluzionando il mondo in cui viviamo e lo stanno traghettando in quello che noi abbiamo più volte abbiamo identificato come “Nuovo Ordine Globale” (si vedano questo articolo e questo articolo).
Un libro a mio avviso da non sottovalutare perché è pensiero comune che il mondo del futuro, con le immense sfide che aspettano l’Umanità, rischia di essere sempre meno “democratico”. Le democrazie infatti si rivelano deboli e lente quanto ci sono da prendere decisioni rapide che (magari) vanno anche contro l’opinione pubblica. Un assaggio lo stiamo vedendo in questi ultimi due anni, prima con la pandemia Covid-19 e poi con la guerra in Ucraina. E se questo è l’assaggio, pensate quando nei prossimi decenni riscaldamento climatico, scarsità di risorse e sovrappopolamento saranno la sfida alla sopravvivenza di intere nazioni e popoli e causeranno moti di piazza e scontri tra nazioni.
Il libro spiega che c’è una grande differenza tra il comportamento dei dittatori del passato e quelli attuali. Mentre Hitler, Stalin e Mao hanno governato con la violenza, la paura e l’ideologia, negli ultimi decenni l’avvento di nuove tecnologie digitali, dei nuovi media e dei social media ha permesso a questa nuova generazione di “dittatori” di avere strumenti ben più sofisticati per controllare i cittadini. Pensiamo all’utilizzo massiccio di telecamere con riconoscimento facciale tramite intelligenza artificiale, e il libro cita infatti Xi Jinping e i governanti dell’Arabia Saudita come maestri della repressione high-tech.
ma ci spiega anche che sebbene la dittatura degli spin sia diventata importante di recente, non è del tutto nuova. Anzi, alcune intuizioni al riguardo risalgono a centinaia di anni fa. Fin dagli antichi greci, la maggior parte degli scrittori sulla tirannia si è concentrata sulla dittatura della paura. I governanti uccidono, torturano, imprigionano e minacciano i loro sudditi per assicurarsi l’obbedienza. Spiano i cittadini e diffondono la sfiducia tra loro.
Aristotele chiamava queste tecniche “arti persiane e barbariche“. Montesquieu alludeva al “braccio sempre alzato del principe“, sempre pronto a colpire. La paura, scriveva, “deve abbattere il coraggio di tutti e spegnere anche il più piccolo sentimento di ambizione“. Ma alcuni pensatori hanno visto anche un’altra possibilità. Oltre al “vecchio metodo tradizionale”, Aristotele ha descritto un secondo approccio. Questo secondo tipo di governante sosteneva di non essere un usurpatore violento, ma “un amministratore e un re“, che governava per il bene di tutti. Spendeva denaro per “abbellire e migliorare la sua città” e coltivava un’immagine di moderazione e pietà. Sebbene fosse ancora un tiranno, che governava nel proprio interesse, cercò di apparire “non duro, ma dignitoso”. Ispirava riverenza piuttosto che paura. Sebbene fosse schiavo, i suoi sudditi non se ne rendevano conto.
Più tardi, in modo simile, Machiavelli consigliò ai principi di usare “la simulazione e la dissimulazione“. Poiché la maggior parte delle persone è influenzata dalle apparenze piuttosto che dalla realtà, un governante ambizioso dovrebbe creare illusioni. Non è necessario che egli “abbia tutte le buone qualità… ma deve sembrare che le abbia“.
Secondo gli autori del libro, gli Spin Dictator seguono il consiglio di Machiavelli e copiano il secondo tipo di tiranno di Aristotele. Invece di intimidire i cittadini per sottometterli, usano l’inganno per conquistare il popolo. Governare in questo modo significa seguire alcune regole. La prima è essere popolari. A differenza dei despoti classici, i dittatori di spin devono preoccuparsi dei loro indici di gradimento. Una buona performance economica aiuta. In qualsiasi regime, la prosperità tende ad aumentare l’appeal dell’attuale presidente.
Ecco perché ci sono anche come leader come Lee Kuan Yew di Singapore e Alberto Fujimori del Perù che hanno coltivato un’immagine di competenza, nascosto la censura e usato le istituzioni democratiche per minare la democrazia, il tutto aumentando l’impegno internazionale per ottenere vantaggi finanziari e di reputazione.
Il libro di Sergei Guriev e Daniel Treisman spiega l’ascesa di questi “dittatori dello spin”, descrivendo come emergono e operano, le nuove minacce che rappresentano e come le democrazie dovrebbero rispondere.
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