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Preoccupazione in aumento per la recessione
Le preoccupazioni per una recessione globale stanno guadagnando terreno. A luglio, gli Stati Uniti hanno registrato il secondo trimestre consecutivo di contrazione economica, che è la definizione consolidata di recessione. Per contro, l’economia dell’Eurozona è in territorio positivo, nonostante i diffusi pronostici di sventura, con i Paesi a tradizionale vocazione turistica dell’Europa meridionale che registrano performance particolarmente positive.
Un altro indicatore di recessione è un forte calo dei rendimenti a lungo termine come ad esempio i rendimenti dei Bund a 10 anni, che sono scesi dall’1,75% allo 0,85% a giugno. “Anche noi siamo rimasti sorpresi dalla velocità con cui i rendimenti sono scesi, mentre l’inflazione in Europa e negli Stati Uniti saliva a nuovi massimi storici“, afferma Volker Schmidt, senior Portfolio Manager di Ethenea, società di gestione di fondi d’investimento indipendente da istituzioni bancarie, basata in Lussemburgo.
Andrea Siviero, Investment Strategist di Ethenea, aggiunge: “Il 21 luglio, la Bce si è accodata al ciclo mondiale di rialzi dei tassi di interesse con un aumento dei tassi di riferimento superiore alle attese, di 50 punti base: si tratta di un passo nella giusta direzione, che lascia alla Banca centrale un certo margine di manovra per ulteriori rialzi dei tassi e che potrebbe allo stesso tempo prevenire il rischio di frammentazione del mercato. Tuttavia, la situazione rimane particolarmente difficile per la Bce, che si sta destreggiando tra i rischi di stagflazione, recessione e tensioni politiche all’interno dell’eurozona“.
L’euro debole non sta aiutando gli esportatori
Il forte deprezzamento dell’euro negli ultimi tempi sta danneggiando le prospettive di inflazione e i consumatori europei. Secondo Andrea Siviero, una delle ragioni principali della debolezza dell’euro è la divergenza delle misure regionali di politica monetaria: “Un’azione decisa della Bce potrebbe dare una spinta all’euro e proteggere l’Eurozona da un’ulteriore accelerazione dell’inflazione”.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la debolezza dell’euro rispetto al dollaro Usa non sta attualmente avvantaggiando gli esportatori europei e nemmeno l’Ue in generale.
Philip Bold, gestore di portafoglio di Ethenea, spiega che “le esportazioni di beni e servizi verso i Paesi non appartenenti all’area euro rappresentano generalmente una quota sostanziale del Pil (circa il 20% nel 2021). Tuttavia, solo una parte di queste (circa il 15%) è destinata agli Stati Uniti. Per valutare la competitività dell’euro serve un confronto con un paniere di valute più ampio e ponderato per il commercio, come il tasso di cambio EER-42 pubblicato dalla Bce, che tiene conto del peso degli scambi con i 42 principali partner commerciali dell’Ue. Rispetto a questo paniere di valute, l’euro è sceso solo del 4% circa dall’inizio della guerra in Ucraina raggiungendo la parità con il dollaro Usa. Il vantaggio competitivo internazionale acquisito dall’euro è quindi notevolmente inferiore a quanto suggerisce la variazione del tasso di cambio euro-dollaro“.
“Inoltre, la debolezza dell’euro rispetto al dollaro comporta uno svantaggio significativo”, prosegue Philip Bold, “in quanto l’energia e le materie prime sono generalmente quotate in dollari. Il duplice onere dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e dell’apprezzamento del dollaro probabilmente più che compenserà il leggero vantaggio competitivo derivante dalla debolezza generale dell’euro. La caduta dell’euro nei confronti del dollaro non è quindi motivo di festa, nemmeno per i forti esportatori europei“.
Quale recessione aspettarsi?
Gli investitori confidano nel fatto che le banche centrali riusciranno a tenere sotto controllo l’inflazione in tempi brevi.
“Questo è evidente, ad esempio, dalle aspettative di inflazione che si riflettono nei prezzi delle obbligazioni sovrane decennali indicizzate all’inflazione“, afferma Volker Schmidt. “Le aspettative a lungo termine per l’inflazione media nei prossimi dieci anni si attestano attualmente a poco più del 2%, sia per la Germania che per gli Stati Uniti. La maggior parte degli economisti prevede inoltre un calo significativo dell’inflazione nel 2023. Se l’economia globale dovesse davvero scivolare in recessione, le banche centrali potrebbero effettivamente pensare a nuovi tagli dei tassi di interesse già nel 2023. La Federal Reserve statunitense vede il livello neutro a lungo termine dei tassi d’interesse al 2,5%: è probabile che questo livello venga superato entro settembre 2022, aprendo così la strada a futuri tagli dei tassi“.
Ma che tipo di recessione dobbiamo aspettarci? “La disoccupazione è bassa e c’è una forte carenza di manodopera qualificata e non”, fa notare Volker Schmidt. “D’altra parte, i grandi gruppi tecnologici stanno annunciando stop alle assunzioni o stanno già effettuando licenziamenti. Anche qui è probabile un rallentamento della crescita economica e c’è persino la possibilità di una recessione tecnica in Europa, definita come due trimestri consecutivi senza crescita economica. Tutto questo potrebbe condurre a un atterraggio duro, con un aumento significativo dei tassi di disoccupazione? Non credo“.
Posizionamento prudente
In questo contesto, la gestione del portafoglio del fondo Ethna-DEFENSIV di Ethenea rimane prudente: “La nostra convinzione più forte riguarda le valute“, afferma Volker Schmidt. “Abbiamo quindi aumentato l’allocazione in dollari al 25% e rimaniamo investiti nel franco svizzero e nella corona norvegese. Siamo solo leggermente esposti al rischio di tasso d’interesse. La duration media del portafoglio obbligazionario è estremamente bassa (3,1). Questo, insieme all’alta qualità delle nostre posizioni – il cui rating medio è di circa AA – riduce la minaccia di un aumento dei premi di rischio per le nostre obbligazioni societarie. Abbiamo ridotto ulteriormente il rischio di tasso d’interesse grazie alla copertura dei tassi d’interesse tramite futures“.
Per quanto riguarda il fondo multi-asset di punta di Ethenea, Ethna-AKTIV, Michael Blümke Senior Portfolio Manager, spiega: “Alla luce dell’inflazione dilagante, riteniamo che i rendimenti dei Bund e dei Treasury, rispettivamente dell’1% e del 2,75%, non abbiano senso. Per quanto riguarda le azioni, non condividiamo la teoria secondo cui abbiamo già toccato il fondo”.
“Con l’aumento dei livelli di interesse, anche le azioni hanno perso il loro status di unico asset di rischio disponibile”, aggiunge Christian Schmitt, che gestisce il fondo Ethna-DYNAMISCH di Ethenea. “Inoltre, le prospettive di guadagno delle aziende si stanno indebolendo in termini economici reali, ad eccezione del settore energetico. I fattori di stress di questa stagione di bilanci – inflazione dei costi, indebolimento della domanda dei consumatori, forza del dollaro – continueranno probabilmente anche nella seconda metà dell’anno. Le attuali prospettive delle imprese sono quindi modeste“.
Le oscillazioni di valore dei mercati azionari nella prima metà dell’anno sono già scontate nei prezzi e le valutazioni (a seconda del rapporto utilizzato) sono generalmente tornate ai livelli medi. “Tuttavia, continuiamo a prevedere un contesto difficile e volatile per il resto dell’estate“, afferma Christian Schmitt. “Questo è dovuto ai driver top-down che sono negativi. Pertanto, rimaniamo prudenti e di recente – in particolare durante la fase di forza del mercato all’inizio di luglio – abbiamo ridotto in modo anticiclico la nostra allocazione azionaria nell’Ethna-DYNAMISCH da circa il 40% al 30%, utilizzando strumenti di copertura. Nel frattempo, continuiamo a mantenere un livello elevato di liquidità, pari a circa il 65%, compresi gli equivalenti di liquidità e gli hedge azionari, per garantire la stabilità del portafoglio in un contesto di mercato negativo.”
Conclusioni
Volendo riassumere in poche parole il pensiero dei gestori che abbiamo letto finora, possiamo dire che:
- Il rallentamento ci sarà, ma difficilmente assisteremo a un atterraggio duro con un’impennata della disoccupazione
- Il calo dell’euro rispetto al dollaro non spinge l’export, a causa dei costi delle materie prime espressi in dollari e alla tenuta dell’euro rispetto alle altre valute cui è esposto l’export dell’UE
- Le azioni non hanno ancora toccato i minimi.
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