Investire (o non investire) in asset digitali è una scelta razionale e attiva. Ha ancora senso in questo mercato allocare risorse a questa tipologia di asset? Ospitiamo qui di seguito l’intervento di Pierre Debru, Head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions, Europe Research WisdomTree.
L’1% del proprio portafoglio in asset digitali? Una scelta razionale
Non investire in asset digitali è, di fatto, una decisione attiva, che può rispecchiare la convinzione che lo spazio degli asset digitali sia destinato a scomparire del tutto, che sia solo una questione di tempo. Questa prospettiva potrebbe essere una posizione ambiziosa da assumere. Nel novembre 2021 la capitalizzazione di mercato degli asset digitali ha registrato i 3.000 miliardi di dollari. Nonostante la flessione dei mesi recenti, l’ecosistema e il numero di casi d’uso ha evidenziato una crescita costante per oltre un decennio. Le dimensioni degli asset digitali sono ancora in linea con le small cap dei mercati emergenti, le società di investimento immobiliare quotate (REITS) o le obbligazioni high yield globali: asset che fanno parte della maggior parte delle asset allocation e dei portafogli. Il mercato totale rappresenta circa 160.000 miliardi di dollari dopo il recente ribasso negli asset rischiosi e gli asset digitali costituiscono circa l’1% di tale segmento. Per ridurre al minimo questa deviazione rispetto all’ipotetico portafoglio di mercato, un investitore passivo o non informato dovrebbe in teoria detenere un 1% in asset digitali. È la scelta razionale in mancanza di una visione o di ulteriori informazioni. È la posizione sicura che consente a un soggetto di approfittare della crescita continuativa in scenari positivi nonché di limitare le perdite (all’1%) negli scenari più avversi.
Perché il 6% annuo è sufficiente per giustificare un investimento in asset digitali?
La principale resistenza degli investitori sul fronte degli asset digitali è riconducibile di norma alla volatilità e al rischio di ribasso. Simili preoccupazioni tendono, tuttavia, a sottovalutare due aspetti importanti:
- a prescindere dalla volatilità degli asset digitali, se un investitore detiene solo l’1% in asset digitali, la perdita massima sarà pari all’1%;
- il ritorno necessario per giustificare la volatilità come quella degli asset digitali non è così elevato come si attenderebbero gli investitori. Una crescita degli asset digitali superiore al 6% annuo sarebbe sufficiente per giustificare gli investimenti nell’ipotetico portafoglio.
In un’analisi che abbiamo recentemente condotto, ricorriamo a diverse tecniche di assegnazione per delineare l’equilibrio rischi/benefici offerto a un investitore a lungo termine di asset digitali.
Gli investimenti coerenti del portafoglio dell’esempio sono così strutturati:
- 59% in MSCI All Country World
- 40% in Bloomberg EUR Agg
- 1% in asset digitali
Le prestazioni e il rischio dei titoli azionari e di quelli a reddito fisso sono valutati applicando le Long-Term Capital Market Assumptions (LTCMA) 2022 di J.P. Morgan Asset Management, previsioni che mirano a valutare i ritorni, la volatilità e la correlazione nei prossimi dieci anni. Si ricorre alla correlazione storica tra asset digitali e titoli azionari e reddito fisso. Variamo le prestazioni annualizzate e la volatilità degli asset digitali da 0 a 100% per analizzare l’impatto del portafoglio dell’esempio. È evidente che per la maggior parte dei livelli di volatilità e ritorni degli asset digitali, l’indice di Sharpe del portafoglio beneficia della loro inclusione. Gli asset digitali hanno fornito un ritorno del 99,2% all’anno con il 97% di volatilità negli ultimi sette anni circa. Non si ha alcuna certezza sul fatto che gli asset digitali possano fornire rendimenti di questo tenore nel prossimo decennio, tuttavia, partendo dal presupposto che la volatilità non subisca alcuna variazione (99%), l’indice di Sharpe di un portafoglio 60/40 trae beneficio dall’inserimento degli asset digitali fino a quando generano un ritorno pari ad almeno il 6% annuo.
Tardivo investire in asset digitali?
Sulla base di questa analisi, gli investitori potrebbero infine ritenere che sia tardivo investire in asset digitali e che la crescita esponenziale sia decisamente rallentata. Tuttavia, da un punto di vista delle assegnazioni degli asset, questo aspetto non è molto pertinente. Anziché arrovellarsi con il dilemma shakespeariano “investire o non investire in asset digitali?” la sola domanda davvero pertinente è: Gli asset digitali cresceranno in futuro più del 6 o 7%?Se la risposta è affermativa, allora meritano di essere presi in considerazione per una possibile allocazione.