Gli oceani sono in pericolo. Non solo per il cambiamento climatico che innalza le temperature delle acque rendendo quindi più difficile la vita del mondo marino, ma soprattutto per l’impatto umano. Il “pianeta blu” necessita quindi di attenzione e di aiuto. E in questo è anche un’occasione di investimento. Ospitiamo di seguito il contributo di Jamie Jenkins, Managing Director, Head of Global ESG Equities di Columbia Threadneedle Investments.
Investire nel nostro pianeta blu
Il nostro oceano è in pericolo, soprattutto a causa delle dannose attività umane. Abbiamo inquinato le acque blu, creato isole di rifiuti, decimato le popolazioni di pesci e mammiferi ed eroso vasti tratti di barriera corallina. In qualità di investitori responsabili, riteniamo di avere un ruolo cruciale da svolgere per porre rimedio a questa situazione. È chiaro che i finanziamenti devono essere urgentemente reindirizzati verso il ripristino, la protezione e la gestione attiva delle risorse marine, che sono tra le più importanti risorse naturali del mondo.
Se da un lato la necessità di agire è pressante, dall’altro le opportunità di creare valore sono notevoli. Se gestito in modo sostenibile, l’oceano può rappresentare un’importante riserva di valore, in grado di fornire vantaggi significativi sia alla società che alle imprese. Riteniamo che l’unica strada percorribile sia quella della collaborazione e che tutti gli stakeholder – aziende, investitori e autorità di regolamentazione – abbiano un ruolo prezioso da svolgere.
Secondo il World Wildlife Fund (WWF), il valore complessivo dell’oceano come bene ammonta a 24.000 miliardi di dollari. Circa 2,5 trilioni di dollari di beni e servizi provengono ogni anno dagli ambienti costieri e oceanici e 3 miliardi di persone fanno affidamento sul pesce come principale fonte di proteine animali. Allo stesso tempo, sempre secondo il WWF, circa 8 milioni di tonnellate di plastica vengono scaricate ogni anno nelle acque del mondo e metà delle barriere coralline sono scomparse. L’oceano assorbe il 30% delle nostre emissioni di CO2, il che contribuisce ad assorbire parte del nostro inquinamento, ma porta anche a una sostanziale contaminazione della vita naturale.
Creare un’economia blu per il ripristino degli oceani
Nonostante i dati preoccupanti, crediamo che l’oceano possa rigenerarsi e che la transizione verso una “blue economy” possa creare numerosi vantaggi sociali ed economici. Ad esempio, se fosse gestito in modo sostenibile, il raccolto marino globale potrebbe aumentare del 13% rispetto ai livelli attuali. Passare a queste nuove pratiche di gestione sostenibile significa promuovere le tecnologie pulite, investire nelle energie rinnovabili e sostenere la circolarità dei materiali per ridurre i rifiuti. Comporta quindi il ripristino, la protezione e la manutenzione degli ecosistemi marini. In ultima analisi, fornisce benefici sociali ed economici sia per le generazioni attuali che per quelle future.
Investire nella salute degli oceani e impegnarsi per un cambiamento positivo
In pratica, per gli investitori, questo significa concentrare i nostri sforzi sulla ricostruzione delle risorse naturali, rafforzare la resilienza degli oceani e sostenere nuovi sviluppi e approcci alla base della transizione. Dal punto di vista azionario, uno degli aspetti più interessanti dell’investimento nella salute degli oceani è l’ampiezza dell’universo investibile. Riteniamo che le società che applicano obiettivi basati sulla scienza si posizionino in prima linea nel promuovere il cambiamento.
In Columbia Threadneedle ci basiamo sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite per orientare il nostro approccio agli investimenti e il nostro impegno con le aziende. Gli obiettivi e i relativi target forniscono un linguaggio comune tra noi e le società in cui investiamo per contribuire a un cambiamento positivo. L’obiettivo 14 degli SDG “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine”, è senza dubbio quello più direttamente collegato. Tuttavia, anche molti altri obiettivi sono rilevanti, tra cui l’SDG 2 relativo ai sistemi alimentari sostenibili, gli SDG 3 e 6 relativi all’inquinamento delle fonti idriche e gli SDG 9 e 11 relativi alle infrastrutture sostenibili. Il nostro impegno si concentra su tre aree principali: analizziamo la perdita di biodiversità, inclusa quella derivante dai danni industriali e dalla pesca aggressiva; esaminiamo il cambiamento climatico, in aree quali il finanziamento delle industrie ad alta intensità di carbonio e il trasporto marino; osserviamo l’inquinamento, l’effetto degli imballaggi e la gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti.
Un esempio di engagement: Vitasoy International Holdings
In particolare, il nostro impegno con Vitasoy International Holdings, un’azienda di alimenti e bevande che opera nel settore dei beni di consumo, principalmente in Asia, dimostra quanto sia ampia la nostra rete. L’azienda, fondata nel 1940, vende una varietà di prodotti – in particolare latte di soia – in 30 mercati e i suoi ricavi sono legati al secondo obiettivo degli SDG: porre fine alla fame e garantire che tutti abbiano cibo sicuro e nutriente a sufficienza. Come Columbia Threadneedle, ci siamo impegnati con Vitasoy su diverse questioni, tra cui la gestione della sua catena di approvvigionamento e la politica di deforestazione, ma è stato l’imballaggio – in particolare quello destinato ai consumatori – a preoccuparci in termini di sostenibilità degli oceani. Dopo aver incoraggiato l’azienda ad aumentare l’uso di imballaggi riciclabili, eliminare le plastiche monouso e a investire nelle infrastrutture locali per la gestione dei rifiuti, siamo soddisfatti di aver raggiunto diversi traguardi.
Vitasoy ha migliorato il suo approccio alla gestione dell’impatto ambientale degli imballaggi, effettuando una valutazione del ciclo di vita della plastica, del vetro e del cartone utilizzati nelle sue attività nella Cina continentale. Ha inoltre migliorato l’imballaggio di alcune delle sue bottiglie di plastica riciclabili al fine di renderle più leggere, il che ha contribuito a ridurre il consumo di plastica dell’azienda di 90 tonnellate lo scorso anno. Nel complesso, l’azienda si è dimostrata ricettiva nei confronti del nostro impegno su questo tema e, grazie anche al dialogo costante, questi risultati dimostrano cosa si può ottenere quando tutte le parti lavorano insieme. Vitasoy è certamente un buon esempio dei cambiamenti positivi che possono derivare dall’impegno delle aziende per migliorare la salute degli oceani, e ci aspettiamo di vederne molti altri man mano che gli investitori si renderanno sempre più conto dell’importanza di ripristinare e mantenere sani gli ambienti marini. L’oceano è vitale per la salute del nostro pianeta e di tutti noi che lo abitiamo, ed è quindi fondamentale che investitori, aziende e governi affrontino con urgenza la crisi degli oceani per garantire un futuro più sostenibile per tutti noi.