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In questa dettagliata analisi Pietro Sette, Research Associate di MainStreet Partners ci spiega che le obbligazioni verdi hanno registrato un altro anno record nel 2021, con quasi 500 miliardi di dollari di emissioni – quasi il doppio dell’importo raccolto l’anno precedente.
Il panorama delle emissioni verdi
Ci aspettiamo che questo slancio prosegua anche nel 2022, con le obbligazioni verdi che giocheranno un ruolo centrale nella ripresa post pandemica – sostenuta da programmi governativi, come i piani di investimenti green dell’UE, del Regno Unito e degli Stati Uniti.
Anche se il panorama delle emissioni sostenibili è andato diversificandosi sempre più negli ultimi anni (con la crescita dei social bond e dei sustainability linked-bond), le obbligazioni verdi dominano ancora il mercato, che l’anno scorso ha visto emissioni totali record per circa 950 miliardi di dollari.
Tassonomie e regolamentazioni sono importanti
Oltre agli impegni politici per la transizione sostenibile delle nostre economie, ci sono altri fattori chiave che entrano in gioco e che stimoleranno la domanda per la trasparenza di informazioni non finanziarie, e quindi un’ulteriore crescita del mercato delle obbligazioni verdi.
Centrale è il ruolo delle tassonomie e della regolamentazione, che emergono in tutto il mondo, e si pongono l’intento di definire chiaramente le priorità ambientali. Le tassonomie da un lato guidano le società nelle loro attività di disclosure non finanziaria, e dall’altro permettono agli specialisti di valutare in modo più granulare le credenziali green dei propri investimenti.
Ad esempio, la tassonomia del Regno Unito, che è ben avviata e che probabilmente diventerà legge alla fine di quest’anno, segue la falsa riga della versione europea. Ma l’allineamento tra le due non è scontato.
La difficoltà risiede in primis nelle visioni differenti di alcuni importanti questioni: ad esempio, la Cina, la prima grande potenza economica a produrre una tassonomia nel 2015, considerava già a suo tempo il nucleare un’attività verde, a differenza dell’UE che non l’ha ancora inclusa (per ora).
Tuttavia, la spinta per garantire coerenza e per stabilire uno standard internazionale comune è in forte crescita.
La cooperazione ‘green’ tra Cina e Unione Europea
In un esempio innovativo di cooperazione incentrata sul clima, l’UE e la Cina hanno iniziato ufficialmente a collaborare per lo sviluppo di una tassonomia comune (CGT), come si vede nella grafica tratta da un articolo di Natixis.
La CGT copre 80 attività in sei settori, tra cui energia, edilizia e trasporti, concentrandosi particolarmente sulle attività che aiutano a mitigare maggiormente il cambiamento climatico.
Un maggiore allineamento attraverso la CGT permetterà agli investitori globali di valutare con chiarezza e coerenza le attività green in diverse regioni, incoraggiando a sua volta l’emissione di obbligazioni verdi, il cui tratto fondamentale è investire in progetti “green”.
Tuttavia, tra le questioni controverse ancora da risolvere c’è senza dubbio quella dell’energia nucleare e del gas, ovvero ci si chiede se l’UE debba includere, o meno, nella propria tassonomia ambientale la generazione di energia da fonti nucleari e dal gas.
Se questo dovesse succedere – anche solo come soluzione transitoria, in attesa che le fonti di energia rinnovabile si consolidino maggiormente – ciò avrà importanti implicazioni per il mercato delle obbligazioni verdi.
Un green Bond per il nucleare
Finora è stato emesso solamente un green bond dedicato all’energia nucleare (a dicembre 2021), il che rispecchia il pensiero che il nucleare, ad oggi, non sia propriamente considerato “green”.
L’avvallo dell’UE potrebbe però modificare drasticamente queste percezioni negative, aprendo un mercato ampio e ancora inesplorato per le emissioni verdi. Una maggiore trasparenza e chiarezza nelle definizioni degli standard green avrebbe anche un importante impatto sui gestori patrimoniali.
Lo scenario per il 2023
Lo scorso anno c’è stata una forte crescita nell’universo dei fondi sostenibili. Sebbene i gestori continuino a sottolineare il profilo di sostenibilità delle azioni e delle obbligazioni in cui investono, per molti risulta ancora complesso reperire e comunicare con chiarezza dati ed informazioni in materia.
Questo scenario, però, è destinato a cambiare da gennaio 2023. Da allora in poi, secondo la Sustainable Finance Disclosure Regulation, ad esempio, i fondi articolo 9, quelli con uno specifico obiettivo sostenibile, dovranno riportare come i loro investimenti si misurano rispetto alla tassonomia.
Si tratta di uno sviluppo che fornirà una forte spinta verso maggiore trasparenza per gli investitori, che comprenderanno, e dovranno comunicare, quanto i loro investimenti stiano effettivamente contribuendo alla lotta contro il riscaldamento globale. Senza dubbio, questo è un altro stimolo importante per investire in obbligazioni verdi.
MainStreet Partners e i Green Bond
MainStreet Partners analizza l’universo totale di obbligazioni verdi e sostenibili (oltre 2.000) rispetto ai criteri ambientali della tassonomia UE. Quest’analisi è estremamente efficace sia per operare considerazioni ex-ante nella costruzione di un portafoglio, come anche per valutare la sostenibilità di un portafoglio ex-post.
Dai nostri dati emerge che, in media, le obbligazioni green risultano allineate alla tassonomia, in media, per circa il 50%. Guardando specificamente alle obbligazioni verdi che investono in energia rinnovabile, l’allineamento medio sale al 67%.
I sustainability bond, mostrano invece un allineamento medio inferiore, del 16%. Questo è inevitabile, dato che parte dei loro proventi è dedicata a progetti sociali, che a loro volta non sono inclusi nella tassonomia ambientale europea.
Conclusioni
Pietro Sette conclude dicendo che: “Senza dubbio stiamo attraversano una fase complessa, ma allo stesso tempo molto entusiasmante. L’interesse e l’adozione degli investimenti sostenibili andranno via via rafforzandosi, e questo fornirà sempre più margine di crescita per i green ed i sustainability bond.“