In questo articolo riportiamo il pensiero di Mario Cribari, responsabile della strategia di investimento e partner di BlueStar Investment Managers Sa di Lugano, in merito ai due maggiori rischi per i mercati nel 2022. Ci parla del rischio di correzione dei mercati, della rotazione tra titoli growth e value e della differenza tra Cina e USA. In sintesi:

  • I mercati azionari sono da preferire visto il basso livello dei rendimenti reali ma senza aspettarsi una progressione a due cifre
  • Travel & leisure & entertainment, finanziari, energetici, minerari, farmaceutici, inflation winners i settori più interessanti in termini di rendimenti.

Come sarà il 2022 tra inflazione, pandemia e tassi in rialzo

Secondo l’esperto: “L’andamento per il 2022 delle Borse dipenderà principalmente dagli sviluppi della pandemia, tornata alla carica, e dalle politiche monetarie. In assenza di uno shock economico indotto dalla prima ci si può attendere un altro anno di crescita economica sostenuta, seppur in parziale rallentamento, accompagnata però da un alto livello di inflazione incoerente con i tassi di interesse attuali: l’inflazione scenderà dal 7% ma resterà almeno al doppio della media storica”.

L’anno 2021 ha avuto due facce

Il 2021 ha avuto due facce: a fronte di una progressione molto positiva per i principali indici azionari, non si è rivelato tuttavia facile da gestire soprattutto per i gestori attivi.

Stare a benchmark ha, in media, pagato molto di più. Infatti, dopo una prima parte dell’anno caratterizzata dalla forte ripresa dei settori più ciclici, bastonati nel corso del 2020 a causa dello shock pandemico, e dei tecnologici più speculativi, è seguita una seconda parte dell’anno molto più incerta dove i flussi sono tornati a favore dei “soliti noti”, le mega cap regine dei portafogli e degli investimenti passivi-algoritmici.

La combinazione del ritorno aggressivo della pandemia, prima Delta poi Omicron, sommato a misure più restrittive di politica monetaria ha fatto preferire questi ultimi ad investitori desiderosi di tranquillità.

In questa grafica del Financial Time è evidente il ritorno in auge dei titoli value rappresentati dal fondi di Warren Buffett e l’abbandono precipitoso dei tecnologici rappresentati dal ETF ARKK della “nuova guru” Cathy Wood – Fonte: FT.com (articolo al link)

Alcune mini-bolle si sono sgonfiate. Ma non tutte!

Alcune “mini-bolle” si sono nel frattempo sgonfiate in maniera silenziosa e senza danni apparenti sugli indici di mercato, eccetto che per la Cina. “I mercati azionari sono da preferire visto il livello ridicolo dei rendimenti reali ma senza aspettarsi una progressione a due cifre, a meno di una correzione significativa, probabile, nel corso dell’anno”, sottolinea Cribari.

La Cina produceva, esportava, svalutava, risparmiava e investiva mostrando di conseguenza un tasso di inflazione elevato, tipico dei mercati emergenti. Il mondo si è capovolto e la Cina è diventata consumatrice ortodossa e con un cambio stabile forte, alla ricerca di credibilità internazionale. Chi deve fallire fallisce (in modo ordinato), gli eccessi e le manie di grandezza del passato non sono più tollerate.

Gli Usa al contrario lanciano soldi dall’elicottero, consumano più di quello che producono, fanno spesa pubblica improduttiva e di conseguenza subiscono un tasso di inflazione maggiore e, per ora, senza controllo. Società in perdita continuano a finanziarsi a tassi nettamente inferiori al tasso di rendimento.

La morale è che la Cina dovrà tagliare mentre gli Usa dovranno restringere, opportunità relativa interessante sia a livello di azioni che di obbligazioni.

La strategia consigliata

In questo contesto, si prospettano tempi migliori per i settori ciclici & value, in particolare travel & leisure & entertainment, finanziari, energetici, minerari, farmaceutici, inflation winners. Tempi difficili per growth & defensive, in particolare il settore tecnologico”, conclude Cribari.

E aggiunge: “Lo scenario inflattivo e il boom della domanda secolare favoriscono alcuni real assets, mentre si prospetta un nuovo super ciclo delle materie prime. Il dollaro potrebbe fare un overshooting di breve ma sul più lungo termine resta fondamentalmente molto debole. Un dollaro debole e tassi in rialzo favoriscono i ciclici, i listini ex Usa, gli obbligazionari e le valute emergenti”.

Foto di copertina: https://www.pexels.com/it-it/@skitterphoto


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