I megatrend esistono da sempre, ma in genere plasmano e generano i propri effetti sottotraccia. Solo occasionalmente finiscono sotto i riflettori del grande pubblico e dei media, come è stato il caso della rivoluzione internet a cavallo del 2000. È solo dal 1982 che, grazie a John Naisbitt, questi fenomeni hanno preso il nome di MegaTrend. Lo ha spiegato Max Malandra, analista e coautore del libro “Investire nei megatrend del futuro” (regalato dall’organizzatore del convegno a tutti i partecipanti), che ha fatto notare come lo scenario attuale veda un fortissimo incremento dei volumi a livello globale, sia per i fondi di investimento sia per gli Etf, con la tematica della Tecnologia che sopravanza tutte le altre, anche se il singolo tema più gettonato è quello relativo alla transizione verde.
Nell’ambito del 1° Megatrend Forum organizzato da Advisor in collaborazione con Investire nei Megatrend, le varie tematiche sono state sviscerate nelle due tavole rotonde del mattino e successivamente negli incontri pomeridiani con alcuni tra i migliori analisti e formatori italiani. Qui è possibile rivedere l’intera giornata per i professionisti della finanza che si erano registrati al Forum e per tutti i professionisti che pur non avendo partecipato vogliano vedere la registrazione e scaricare le slides.
Maurizio Mazziero, fondatore della Mazziero Research e autore dell’Osservatorio sul debito pubblico italiano (di cui trovate i commenti in questo sito) ha spiegato come produzione industriale e commercio hanno ormai recuperato i livelli pre covid, ma il Pil italiano rimane ancora sotto. “Probabilmente torneremo sopra quei livelli nel primo semestre 2022, ma, insieme alla Grecia, restiamo ancora al di sotto dei livelli pre covid” è il suo pronostico. Il problema dell’Italia era la crescita allo “zero virgola qualcosa”, ma ora siamo a livelli di Paese emergente. E nel 2023, se tutto va bene, recupereremo i livelli pre-crisi del Q1 2008.
Un problema sarà quello del debito pubblico: a marzo 2022 finirà il programma PEPP di riacquisto di debito della Bce: se la banca centrale proseguirà gli acquisti, non vi saranno intoppi, ma se vi saranno impuntature da parte dei cosiddetti “Paesi frugali”, allora sorgeranno problemi. Anche perché non va dimenticato come la Bce ha il 29,3% del debito italiano.
La sfida quindi è quella di sfruttare megatrend su Italia. Quali? “Transizione digitale, transizione verde, infrastrutture” risponde Mazziero.
Eugenio Sartorelli, analista tecnico, vicepresidente SIAT e membro del Comitato Scientifico, ha evidenziato come i mercati occidentali hanno iniziato a ripartire il 12 ottobre, quando lo scoppio del caso Evergrnade ha spinto al ribasso HY asiatico e fatto defluire capitali dall’Asia, che quindi si sono presumibilmente riversati sui mercati azionari occidentali. Inoltre la deglobalizzazione ha colpito Hong Kong più di Shanghai, con i flussi che si sono riversati su Singapore.
“L’inflazione c’è e i rendimenti rimarranno quanto meno stabili dopo il rialzo dell’anno – mette in chiaro Sartorelli – Difficile che scendano visto che il ciclo economico è già avanti. Inoltre la correlazione tra S&P500 e le commodity è cambiata molto a causa della liquidità. Il Crb Index rimane ancora lontano dai top del 2011 e ancora di più dal 2008, quindi avrebbe ancora ampi margini di recupero”.
Sartorelli poi vota lo Spazio e la Space Economy come Megatrend preferito, ricordando come l’Italia, già nel 2018, avesse deciso un piano strategico per portare risorse su questi settori.
Sul palco è poi salito Gabriele Bellelli, che ha illustrato le varie strategie che si possono utilizzare per investire nei megatrend: piani di accumulo, strategie passive e infine strategie dinamiche e attive.
Un PAC fatto negli ultimi cinque anni sulle varie strategie equipesate e ribilanciate annualmente avrebbe prodotto un rendimento del 23,7% ma con un drawdown del 28,4%, accumulato chiaramente quando è scoppiata la pandemia, a marzo 2020.
Con un portafoglio statico avremmo risultati abbastanza simili (23,4% di CAGR e 30% di max drawdown), mentre una gestione attiva (prendendo mensilmente i 4 settori più forti) permetterebbe da una parte di confermare la performance e dall’altra di abbassare il drawdown (al 18,5%).
Infine, l’ultimo caso è quello di un portafoglio dinamico completo, con bond, oro e la componente azionaria costituita dai megatrend: in questo caso il CAGR si mantiene poco sopra il 10%, mentre il drawdown scende al 12 per cento.
Infine Pasquale Stefanizzi. “Il crowdfunding è stata una svolta importante x Italia al di là del prestito bancario. Il settore ha vissuto una crescita straordinaria a 780 milioni nel 2020, grazie anche alle agevolazioni fiscali concesse nel corso degli ultimi anni”.
Il difficile in queste operazioni, chiaramente, è capire che valutazione dare alle start up da finanziare. Stefanizzi consiglia il rapporto tra il valore premoney e il patrimonio netto prima della campagna; in seconda battuta, il rapporto tra la riserva sovrapprezzo azioni e il capitale sociale. Ma quali piattaforme sono da consigliare? “Il Regolamento Consob prevede albo ufficiale tenuto proprio da Consob che raccoglie le piattaforme abilitate e autorizzate a operare in Italia nella presentazione delle start up e nella raccolta di capitali. Ora sono almeno 50”.
Ha chiuso la giornata di studi Andrea Forni, co-autore del libro “Investire nei megatrend del futuro” e co-fondatore del sito che ha fatto una carrellata del mondo attuale partendo dai cinque fattori dello sviluppo umano definiti dal Club di Roma nel 1972, citando le richieste dei giovani di Fridays for Future per il diritto alla vita in futuro, e poi collegando temi che vanno dalle bottigliette di acqua alla corsa alle risorse in Artico, dalla Space Economy alle serre automatizzate del Vertical Farming, dal benessere delle mucche agli insetti commestibili, fino a chiudere con la sua personale scommessa sul futuro: l’Africa. Andrea Forni pubblicherà nei prossimi giorni sul sito la sua intera presentazione a beneficio dei nostri affezionati lettori e lettrici.