La mobilità elettrica rappresenta uno dei grandi filoni dei megatrend tecnologici. Anche considerando che andrà a impattare in un settore, quello automotive, ad elevata intensità sia di capitale sia umano. Dopo oltre un secolo di motori endotermici, siamo al punto di svolta? Ce ne parla Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy.
Ecco il suo ragionamento.
Auto e settore trasporti
Per molte persone l’automobile rappresenta più che un mezzo di trasporto: per tanti è un prodotto in grado di suscitare emozioni. Tuttavia, nel contesto di una popolazione globale sempre in aumento e di un pianeta a corto di risorse naturali, non si possono ignorare alcune inefficienze.
Il settore dei trasporti è infatti responsabile del 30% delle emissioni totali di CO2 in Europa, di cui il 72% viene prodotto dal solo trasporto stradale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (nel suo report «Global status report on road safety 2018») ogni anno 1,35 milioni di persone muoiono in incidenti stradali. A livello globale ci sono oltre un miliardo di auto che mediamente vengono guidate per soli 16 mila km l’anno: diverse statistiche indicano infatti che le automobili vengano utilizzate solo il 4% del tempo.
Questa settimana abbiamo incontrato alcuni protagonisti della smart mobility, un insieme di innovazioni che porteranno a un diverso concetto di automobile. Il punto di partenza è ovviamente l’utilizzo di motori diversi, passando progressivamente a motori elettrici o a idrogeno. Questo processo contribuirà ad abbattere le emissioni nelle città, portando a una riduzione delle problematiche di salute dovute all’inquinamento.
L’impatto effettivo sulla produzione di CO2 dipenderà da come l’elettricità verrà prodotta e dalla capacità di usare fonti rinnovabili. Una delle barriere per le auto elettriche sono gli elevati costi di produzione, tuttavia il progresso tecnologico e gli incentivi fiscali ridimensionano il problema. Un altro ostacolo è rappresentato dalla necessità di creare un’infrastruttura di stazioni di ricarica, ma le risorse dedicate dai governi fanno pensare che verrà risolto. L’elettrificazione dell’auto potrebbe avere una crescita esponenziale: ci aspettiamo che entro il 2025 quasi la metà delle nuove auto vendute sia almeno parzialmente elettrificata.
Il futuro dell’auto elettrica…
Nei cinque anni successivi dovrebbe esserlo la maggioranza delle nuove auto in produzione. L’alimentazione non è l’unica area di trasformazione delle automobili, poiché altrettanto dirompente sarà l’introduzione degli assistenti di guida cosiddetti ADAS (advanced driver assistance systems). L’effettiva capacità di guida autonoma viene misurata su una scala di cinque livelli: oggi una parte delle autovetture in circolazione ha raggiunto il secondo livello, mentre il quinto livello, che rappresenta la guida autonoma, potrà rivoluzionare il mercato dei trasporti urbani, per esempio tramite i robotaxi.
… e di quella a guida autonoma
L’adozione del sistema di guida autonoma renderà più sicure le nostre strade. Gli algoritmi potranno sostituirsi o limitare l’«ego» dei guidatori contribuendo anche a un traffico più fluido, meno code e minori consumi di carburante. La combinazione di elettrificazione, guida autonoma e connettività rappresenterà una spinta decisiva per la mobilità condivisa. In teoria un’auto in car sharing potrebbe rimpiazzare 25 auto private. Per questo, l’avanzata del car sharing e dei robotaxi dovrebbe portare a un plateau nel numero di auto vendute. Ci aspettiamo infatti che, non appena verrà ristabilita la fornitura di materiali, le vendite di auto recuperino rapidamente, seppur rimanendo al di sotto dei livelli pre-COVID. Il mercato potrebbe stabilizzarsi a circa 95 milioni di unità, oltre il 10% meno del livello di pochi anni fa.
Il mercato dell’auto elettrica
Complessivamente, la mobilità del futuro è un mercato che potrà raggiungere 2 mila miliardi di dollari entro il 2030, per intenderci una cifra vicina al PIL dell’Italia. Per le aziende e gli investitori ci sono quindi opportunità ad ampio raggio, dalla componentistica alle batterie, passando per l’elettronica e gli impianti elettrici, fino ad arrivare al sistema di guida autonoma e alle piattaforme di car sharing. Si tratta di una rivoluzione epocale che comporta sfide e rischi enormi. Per esempio, il passaggio alla smart mobility avrà un impatto significativo sul consumo di materie prime: la domanda di grafite, litio, cobalto e rame – utilizzati nella produzione di auto elettriche e batterie – è destinata ad aumentare significativamente. A lungo termine i produttori di batterie e di automobili cercheranno però delle alternative, anche in considerazione di tematiche specifiche come le condizioni di lavoro in alcuni Paesi fornitori.
Gi investimenti in batterie
Renault-Nissan, ad esempio, sta investendo circa 1 miliardo di euro per sostituire il cobalto nelle sue batterie. Ci sono dei rischi anche per l’Europa: l’automobile e il suo indotto rappresentano oltre il 5% dell’occupazione ma, al momento, il nostro continente resta nelle retrovie per quanto riguarda batterie, semiconduttori e guida autonoma, essendo i protagonisti in Asia e negli Stati Uniti. Perché la regione non diventi marginale saranno richiesti investimenti ingenti sia da parte del pubblico che del privato. Questi investimenti potrebbero essere un volano in questa fase di ripresa economica: al contrario di quanto avvenuto in seguito alle crisi del 2008 e dei debiti pubblici nel 2010, in questa occasione gli investimenti in conto capitale aumenteranno in modo massiccio fornendo ulteriore supporto alla crescita economica.
Smart mobility
La smart mobility rientra in una più ampia trasformazione dell’economia in chiave più sostenibile: i prossimi anni infatti continueranno a essere critici e cruciali per l’ambiente. L’aumento della popolazione e il miglioramento degli standard di vita porteranno infatti a un aggravarsi dei cambiamenti climatici e del deficit di risorse naturali. La sostenibilità è divenuta una vera e propria strategia di crescita per Stati e aziende e, quindi, un fattore decisivo per gli investitori nelle decisioni di allocazione del proprio capitale. Molti fattori spingono in questa direzione: l’emergenza ambientale, le politiche dei governi e la crescente sensibilità di consumatori e investitori. Per queste ragioni la sostenibilità rappresenta la nostra soluzione preferita per i portafogli diversificati globali.