Luca Mercalli, noto meteorologo e climatologo, venerdì 24 settembre è stato ospite della rassegna Nature Urbane che si tiene a Varese tutti gli anni con lo scopo di scoprire e riscoprire la bellezza della “Città Giardino”.
Nell’affollato auditorium delle splendide Ville Ponti Luca Mercalli in un’ora e mezza di dialogo con Michele Mancino, vice-direttore del quotidiano Varese News ha lanciato l’ennesimo grido di allarme.
Qui sotto scrivo una sintesi di alcuni dei pensieri di Mercalli che mi hanno colpito tra i tantissimi spunti di riflessione che ci ha regalato in un’ora. Il pregio di Luca Mercalli è di essere un divulgatore molto divertente da ascoltare, ed è instancabile nel portare il suo grido di allarme dovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltarlo.
Con un curriculum lungo 90 pagine e oltre 2.500 convegni alle spalle (oltre alle varie ospitate in televisione e in radio, ai libri e agli articoli sui giornali) sta girando l’Italia in lungo e in largo cercando di risvegliare la coscienza del pubblico e soprattutto dei politici sui rischi di catastrofe imminente a cui stiamo andando incontro.
Il cambiamento climatico, la termodinamica e il pensiero lineare
Mercalli spiega che il concetto di crescita esponenziale è alla base del cambiamento climatico. Ed è molto difficile farlo capire alle persone, visto che simo tutti abituati a ragionare in forma lineare. Peraltro anche nel nostro ultimo libro “Investire nei megatrend del futuro” spieghiamo che tutti i cambiamenti in demografia, tecnologia e clima stanno avvenendo con un ritmo esponenziale e quindi insostenibile per un pianeta che ha risorse “finite” (e qui Mercalli cita il Rapporto al Club di Roma, di cui abbiamo fatto la recensione nel sito).
Inoltre, i cambiamenti radicali del comportamento della nostra società richiedono tempo: l’abolizione della schiavitù o il voto alle donne hanno richiesto secoli, ma poi alla fine sono arrivati. E un ritardo non ha pregiudicato il futuro dell’umanità. Con il clima non possiamo permetterci tempi lunghi perché stiamo “giocando” con le leggi fisiche della termodinamica che agiscono per conto loro e non sono sensibili alle nostre aspettative.
Si chiamano infatti “invarianti” perché esistono tre di circa 7 miliardi di anni e come tali vanno avanti che esista o meno una specie detta homo sapiens sul minuscolo pianetino blu nell’infinità dell’universo.
La frustrazione della comunità scientifica
Con il nostro comportamento dell’era industriale abbiamo innescato dei cambiamenti che tra qualche decennio procureranno dei danni enormi ma soprattutto irreversibili. Quindi secondo Mercalli lo spazio di manovra è assolutamente ristretto ed è oggi per attuare una sorta di “prevenzione”. Altrimenti non c’è vaccino o mascherina che tenga per sopravvivere al cambiamento climatico.
Il problema è talmente reale e gigantesco che traspare negli scritti della comunità scientifica. Mentre negli anni Ottanta e Novanta nei paper di ricerca c’erano analisi asettiche, oggi negli scritti degli scienziati che pubblicano su Nature o Science c’è l’emozione, c’è la paura e c’è il terrore per quello che sta succedendo al clima.
E c’è la frustrazione di non riuscire ad avvertire l’umanità di questa svolta. A iniziare dai politici che spiega Mercalli sono impermeabili a qualsiasi avvertimento arrivi dagli scienziati!
L’aneddoto su Winston Churchill
E qui Mercalli, che è un uomo colto, fa il paragone con quello che successe a Winston Churchill nel 1934. In un discorso alla Camera dei Comuni Churchill avvertì i deputati che la Germania si sta armando e nessuno faceva niente per fermarla. Fu tacciato di allarmismo.
Nel 1936 Churchill andò di nuovo in Parlamento a spiegare che ormai “si era entrati nell’era delle conseguenze” e bisognava prepararsi al peggio. E ancora una volta il suo allarme fu snobbato, perché l’Inghilterra si riteneva invulnerabile.
Sappiamo come andò a finire: nel maggio del 1940 fu chiamato da Re Giorgio a fare il primo ministro e si rivolgerà ai cittadini dell’impero britannico con la chiamata alle armi dicendo “non ho da offrirmi se non lacrime e il sangue fatica e sudore“. E Mercalli conclude piegando che questa è la parabola di chi aveva visto giusto e si era lamentato della mancanza di prevenzione!
Ecco il vero problema: la mancanza di prevenzione. E dalle parole di Mercalli si capisce la sua frustrazione al riguardo. L’Umanità sta danzando sull’orlo del precipizio e sembra non accorgersi del pericolo. O meglio, a mio parere, qualcuno si accorge che c’è un pericolo ritenuto “ancora lontano” ma la priorità è arrivare a fine mese e mettere a tavola la famiglia.
La cecità dell’Uomo ha una spiegazione
C’è una spiegazione scientifica anche a questo comportamento cieco. Lo abbiamo scritto nel libro “Investire nei megatrend del futuro” citando il paradosso ambientale di Anthony Giddens, autore del libro The Politics of Climate Change.
Secondo Giddens esiste una contraddizione tra il rischio che deve essere affrontato prima che diventi visibile e la risposta politica che non riesce ad essere articolata se non in presenza del rischio e quando ormai è troppo tardi.
E anche le conferenze internazionali sul clima «sono tutte destinate a fallire perché in esse la seconda parte del paradosso diventa ancora più incontrollabile. Divisioni tra gli attori principali, divergenze di interessi e di percezione tra le nazioni, contrapposizioni tra blocchi di nazioni sono all’ordine del giorno in questi summit ed è abbastanza inevitabile che si crei una situazione di stallo che avrebbe bisogno di tempo e di ulteriori evidenze scientifiche per essere risolta. Ma soprattutto, quando si tratta di cambiamenti climatici di tempo non ne abbiamo più e spesso le evidenze scientifiche arrivano come conseguenza di un peggioramento della situazione se non addirittura di un disastro naturale»
Esiste un “Piano B”?
No! E Mercalli ci spiega ironicamente che se anche qualcuno ci sta dicendo che andremo su Marte portati dall’autobus spaziale di Elon Musk, che ci andiamo a fare su un pianeta invivibile chiusi in una bolla di plastica? A coltivare insalata?
Però il messaggio che viene veicolato alla popolazione è questo: anche se distruggiamo il pianeta perché non siamo capaci di rinunciare al superfluo ci sarà sempre la possibilità di scappare su un altro pianeta… Ma quanti potranno scappare nello Spazio, sui 10 miliardi di abitanti della Terra nel 2050?
I libri di Luca Mercalli
Detto questo, se non siete ancora sazi, vi consiglio di dare un’occhiata ai suoi libri. Luca Mercalli ha scritto tanto nella sua carriera abbracciando temi ambientalisti e sociali.
Noi abbiamo già recensito il suo ultimo libro dedicato alla montagna, ma in questa conferenza si è parlato di argomenti che Mercalli ha trattato nel penultimo libro “Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali” pubblicato nel 2018 da Einaudi. Ecco qui sotto l’estratto del libro in Amazon Kindle. Se non vedi il lettore puoi leggere l’estratto sul sito di Amazon a questo link.
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