Mazziero Research ha pubblicato ieri il nuovo numero del suo imperdibile Osservatorio Trimestrale sui dati economici italiani. Una lettura che consiglio a tutti gli analisti, i consulenti finanziari e i risparmiatori.
L’ottimismo di Mazziero dopo 11 anni
La novità di questo trimestre è l’ottimismo che traspare dalle righe di questo numero della Rivista scientifica (scaricabile liberamente al link) che leggo ormai da anni.
Citando le parole di Maurizio Mazziero: “Aria nuova per l’Italia. Dopo anni di crescita a “zero virgola”, con un declino persistente aggravato dall’arresto dell’economia a causa del Covid, ora tutto sta cambiando… non è mai accaduto che nel nostro Osservatorio, in uscita da 11 anni, potessimo riportare dati tanto positivi sul lato della crescita. Tutto questo si riflette in una rinnovata fiducia tra le imprese e i consumatori che richiede comunque azioni politiche capaci di supportare una crescita duratura”
I dati della crescita del PIL sono quasi miracolosi, e il rimbalzo è più ampio di quello degli altri partner europei. Grazie forse alla rara combinazione astrale data dall’avvento di Mario Draghi alla guida del governo e agli effetti del Next Generation EU, che premia l’Italia con maggiori fondi rispetto agli altri Paesi.
Di questo se ne sono accorte anche le agenzie di rating che, secondo Mazziero, potrebbero elevare i loro giudizi per il futuro, sempre che il Governo lavori per rendere questo rimbalzo qualcosa di strutturale nel tempo.
Il nodo debito pubblico
Il rapporto di Mazziero Research identifica due grandi problemi dell’Italia. IL primo è ovviamente il debito pubblico. Che continua a crescere, come si vede nel grafico delle stime elaborate dagli autori dell’analisi.
Mazziero mette anche in guardia il lettore sul ruolo giocato dagli acquisti della BCE, che finora hanno contribuito a contenere il peso delle nuove emissioni e a calmierare i rendimenti, come si vede in questo grafico. Ma in futuro, quando la BCE rallenterà gli acquisti cosa succederà all’Italia?
Il problema del lavoro
Il secondo grande problema dell’Italia non è il traffico ma il lavoro. Dopo il crollo dovuto alla pandemia la disoccupazione è stata solo in parte riassorbita ma mancano ancora 330.000 posti di lavoro per tornare alla situazione di gennaio 2020. Se l’industria è tornata a marciare a pieno regime ci sono ancora molti settori che restano fermi o che stentano a ripartire, come il turismo e la cultura. A cui, aggiungo io, va sommato l’effetto dei bassi salari e la diretta concorrenza del Reddito di Cittadinanza che frena in alcuni casi la ricerca di impiego.
Il commento di Andrew Lawford
L’Osservatorio è scritto a più mani e spesso, lasciati i dati sconfortanti della sezione curata da Maurizio Mazziero (non questa volta) trovo conforto negli approfondimenti scritti dagli altri autori.
Oggi mi ha colpito “Il busillis dei tassi d’interesse negativi” scritto da Lawford, che ci spiega come il New Normal delle emissioni governative sia diventato l’anomalia dei tassi d’interesse negativi, che ha spazzato via il concetto di valore del denaro che tutti conosciamo. Ovvero, per avere il privilegio di detenere un Bund pago io il Governo tedesco!
Ebbene Lawford cita una ricerca del CFA Institute “The Incredible Upside-Down Fixed Income Market – Negative Interest Rates and their Implications” scritta da Vineer Bhansali che spiega come queste obbligazioni con rendimento a scadenza negativo siano da considerare uno strumento che incorpora una opzione. Vi consiglio di leggerlo.
Infine, Lawford fa una proposta provocatoria. Sebbene il Governo non paghi interessi gli resta il problema di rimborsare il capitale a scadenza. Uno strumento per risolvere il problema ci sarebbe: l’obbligazione perpetual. E chiude dicendo: “Emettere un titolo del genere con un rendimento a zero o addirittura negativo sarebbe l’apoteosi del debitismo, che prenderà il posto del capitalismo nelle nostre economie.”