Semiconduttori, ecco dove c’è ancora valore. Il tema dei chip rimane infatti nei radar degli investitori, sia come settore sia come stock picking. un classico megatrend tecnologico.
L’Etf sui semiconduttori
A un mese il VanEck Vectors Semiconductor UCITS ETF è in rialzo di quasi il 7% e di quasi il 18% a sei mesi e nei giorni scorsi ha superato la soglia dei 500 milioni di dollari di patrimonio gestito in soli sei mesi. L’ETF, che replica il MVIS US Listed Semiconductor 10% Capped Index, include solo società che generano almeno il 50% del proprio fatturato nei semiconduttori e nelle apparecchiature per semiconduttori. La ponderazione massima per ogni società è limitata al 10% (con un TER dello 0,35%).
Ma c’è valore in tutto il settore?
Il settore però non sembra aver concluso la propria fase rialzista, anche se non mancano i punti critici. “La maggior parte degli analisti e degli investitori ha sempre visto i semiconduttori come un comparto in crescita, a nostro giudizio, i semiconduttori sono per natura ciclici” spiega Mark Hawtin, Investment Director e gestore del GAM Star Disruptive Growth di GAM.
“Certo, c’è un nuovo fattore trainante nel lungo periodo collegato ai veicoli elettrici, alle automobili, al 5G, ai sensori, all’Internet of Things, e così via, ma ciò non fa altro che renderli strumenti ciclici “growth”. All’inversione del ciclo prevediamo un calo dei ricavi che farà scendere i margini sulle infrastrutture a costo fisso, il che a sua volta inciderà sugli utili. Il calo sarà prevedibilmente rilevante, pertanto il mercato non sarà più disposto a pagare le valutazioni altissime di oggi. L’effetto netto di questa compressione negativa potrebbe corrispondere a un calo dei prezzi del 30-50% circa in una fase di rallentamento economico. Questi cicli e le conseguenti fasi di compressione si sono presentati diverse volte negli ultimi 30 anni, e non c’è ragione per cui ciò non potrebbe accadere ancora”.
Dove puntare tra i semiconduttori
“Tradizionalmente, i semiconduttori potevano essere considerati come un gruppo omogeneo, oggi però non è più così” continua Hawtin. “Non vanno più visti come un mercato verticale, ma va preso in considerazione il loro utilizzo nelle diverse industrie, si tratta di concentrarsi su chi utilizza il prodotto, non su chi lo produce. Partendo da tale considerazione, nel campo dell’archiviazione di dati apprezziamo Micron o Seagate. Nell’ambito della quarta ondata digitale (Digital 4.0), preferiamo le aziende che sviluppano infrastrutture basate sui dati come Sensata Technologies o Marvell”.
Investimenti strutturali nei chip
Semiconduttori ecco dove c’è ancora valore: altri suggerimenti? “Come investimento strutturale nei temi secolari, puntiamo sui produttori di wafer, che non dipendono dall’uso finale. Il componente prodotto non ha un uso finale definito. L’industria della fabbricazione di wafer si è molto ridimensionata, e oggi comprende solo tre grandi aziende. Ciò ha inciso sulla determinazione dei prezzi, mentre la domanda è scesa parecchio. Finché i prezzi non si sono stabilizzati nel 2019, i produttori di wafer hanno subito costanti pressioni sui prezzi, rifiutandosi di incrementare la capacità fino alla stabilizzazione dei prezzi. Questo fenomeno ha creato un effetto di monopolio, per cui queste aziende possono praticamente decidere il prezzo che vogliono. Vale comunque la pena di ricordare che il costo dei wafer rappresenta meno del 5% del costo finale dei semiconduttori. Siltronic, fornitore di wafer al silicio, ha dichiarato che non intende costruire fabbriche in nuovi terreni edificabili, a meno che i prezzi non salgano del 30%. A quel livello, le valutazioni sembreranno assurde. Per tale ragione, se gli investitori vogliono sfruttare i problemi della catena di distribuzione, questa potrebbe essere una considerazione da fare per decidere se hanno scelto il mercato finale giusto. Pertanto, a nostro giudizio, è difficile giustificare i prezzi delle valutazioni di oggi sui semiconduttori”.