Solo da pochi mesi è disponibile la versione in italiano, il cui titolo è stato tradotto linearmente come “L’investitore intelligente” (Ed. Hoepli, 2020). L’edizione italiana è curata da Paolo Basilico, con prefazione e appendice di Warren Buffett ed è aggiornata con i commenti di Jason Zweig, autore sul Wall Street Journal dell’omonima rubrica.
L’originale, “The intelligent Investor”, è del 1949: scritto da Benjamim Graham, padre del “value investing” e maestro e mentore di Warren Buffett.
Solo da pochi mesi è disponibile la versione in italiano, il cui titolo è stato tradotto linearmente come “L’investitore intelligente” (Ed. Hoepli, 2020). L’edizione italiana è curata da Paolo Basilico, con prefazione e appendice di Warren Buffett ed è aggiornata con i commenti di Jason Zweig, autore sul Wall Street Journal dell’omonima rubrica.
L’originale, “The intelligent Investor”, è del 1949: scritto da Benjamim Graham, padre del “value investing” e maestro e mentore di Warren Buffett.
Da Graham a Buffett
Si tratta di un classico che ogni investitore (o anche solo appassionato di finanza) dovrebbe avere sul proprio comodino. Un concentrato di lezioni di finanza, metodi di valutazione delle società (sia a livello di bilanci sia di quotazioni borsistiche), esempi, racconti, ecc.
Gli ultimi anni hanno schiacciato le quotazioni dei titoli Value relativamente a quelli Growth e la sottoperformance dura in pratica ininterrottamente dal 2007. Ma come ogni trend finanziario mean reverting è destinato a rientrare e per tenersi pronti a questa inversione serve comunque leggere (o rileggere) questa affascinante avventura nel mondo delle quotazioni di Borsa.
Delineando le due figure tipiche del mondo finanziario, anche quello italiano (ovvero dell’investitore attivo e aggressivo e di quello passivo e poco interessato) permette di costruire in realtà due portafogli ben distinti e che con l’avvento di strumenti finanziari come gli etf diventano alla portata di tutti noi.
Paura e avidità
Certo, può sembrare che spiegazioni del 1972 “aggiornate” al 2003 possano ormai essere archeologia, ma gli eventi dimostrano che le manie e le mode in Borsa tornano a intervalli temporali e che sono in realtà due sentimenti profondamente umani come avidità e paura a muovere i mercati. Dalla bolla dei Tulipani del ‘600 a quella della South Sea Company del ‘700, per finire con la bolla di internet del 2000 e dei subprime del 2007.
Del resto, per capire come questi principi, anche se messi su carta nella prima metà del ‘900 funzionino ancora egregiamente, basta un solo dato. Quel terribile vecchietto di Warren Buffett, basandosi proprio su questi concetti, tra il 1964 e il 2020 ha realizzato il +2.810.526% (contro il +23.454% dell’S&P500), doppiando quindi il rendimento annualizzato dell’indice borsistico più famoso (ed efficiente) del mondo: +20% contro +10,2%.
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