La lotta al cambiamento climatico passa anche dallo svecchiamento del parco auto globale attraverso la digitalizzazione dei veicoli e delle infrastrutture di trasporto. In questo articolo vediamo i principi chiave di questa rivoluzione, come investirci e quali sono i fattori di rischio, tra i quali c’è la privacy dei dati prodotti da questi veicoli “intelligenti”.
Indice
- La situazione italiana
- Le quattro parole d’ordine dei veicoli del futuro
- L’auto del futuro è più intelligente (SMARTER)
- Un viaggio più sicuro (SAFER)
- Un utilizzo più rispettoso dell’ambiente (CLEANER)
- Un veicolo più leggero (LIGHTER)
- Il primo robotaxi è cinese
- Auto del futuro e trattamento dei dati
- Fattori di rischio per l’investitore
- Conclusioni
La situazione italiana
In Italia ci sarà molto da lavorare in questa direzione, come peraltro conferma il PNRR (si legga anche il nostro articolo precedente): “…il nostro Paese presenta ancora notevoli ritardi e vulnerabilità. Per quanto riguarda i trasporti, l’Italia ha il numero di autovetture ogni mille abitanti più alto tra i principali Paesi europei (figura 1.8) e una delle flotte di autoveicoli più vecchie dell’Europa occidentale. Nel 2018 i veicoli altamente inquinanti erano pari al 45 per cento della flotta totale e al 59 per cento del trasporto pubblico.”
Le quattro parole d’ordine dei veicoli del futuro
Come spiego nel libro “Robot. La Nuova Era“, le quattro parole d’ordine che stanno guidando lo sviluppo dell’auto del futuro sono: SMARTER, CLEANER, SAFER, LIGHTER.
Anche nel settore Automotive si sente l’influsso della cosiddetta Digital Age che, con la sostituzione di tecnologie meccaniche e analogiche a favore di tecnologie digitali sempre più evolute, farà beneficiare la massa di consumatori di una nutrita serie di innovazioni digitali a bordo dell’automezzo volte al puro “infotainment” insieme a una sempre maggiore assistenza alla guida su strada. Fatta questa premessa, evidenziamo le caratteristiche principali delle auto del futuro.
L’auto del futuro è più intelligente (SMARTER)
Grazie alla progressiva digitalizzazione di funzioni analogiche e meccaniche gli schermi LCD stanno sostituendo pulsanti, levette, manopole, odometri meccanici. L’interfaccia tra utente e automezzo diventa digitale grazie ai touch screen che mostrano le informazioni utili in quel momento alla guida del mezzo o a prendere decisioni rapide, disegnando sullo schermo i comandi da utilizzare.
Inoltre, lo sviluppo di connettività V2V (Vehicle to Vehicle) e V2I (Vehicle to Infrastructure) trasforma il veicolo in un sistema interconnesso con l’ambiente esterno in grado di scambiare grandi quantità di dati ad alta velocità con gli automezzi presenti sulla sua rotta e con l’infrastruttura stradale che si sta utilizzando.
Per abilitare queste funzioni la componente elettronica e software a bordo degli automezzi sta crescendo di generazione in generazione e andrà prendendo sempre più un ruolo fondamentale nell’economia costruttiva dell’auto, coinvolgendo nuovi attori quali le società di software, di hardware, i produttori di pannelli a cristalli liquidi, i produttori di schede grafiche, i produttori di connettori, di antenne trasmissive, e così via.
Un viaggio più sicuro (SAFER)
La crescente automazione a supporto del conducente, le funzioni di connettività V2V e V2I aumentano la sicurezza di marcia del veicolo, riducendo e poi eliminando completamente il fattore umano, che è oggi causa del 90% degli incidenti stradali.
In questo senso, SMARTER fa rima con SAFER. L’implementazione di funzionalità automatiche seguirà un percorso di sei fasi da qui al 2030 proposto con lo standard J3016 dall’associazione di categoria SAE International, percorso molto simile a quello identificato dalla statunitense NHTSA.
Queste fasi regolano la progressiva implementazione di tecnologie e funzionalità di guida ADAS e sono già ampiamente condivise a livello mondiale dai costruttori e dai governi che dovranno legiferare per regolamentare l’utilizzo (o il divieto di utilizzo) delle crescenti funzionalità ADAS nel corso del tempo.
E’ evidente che l’utilizzo di sistemi ADAS e a guida autonoma aumenterà la sicurezza sulle strade riducendo di conseguenza il tasso di incidenti e di mortalità. Il side effect andrà ad impattare sui settori economici complementari all’economia dei trasporti su strada quali sono i servizi ospedalieri e di primo soccorso, i premi assicurativi RC Auto, i servizi di pronto intervento che si attivano in caso di incidente, i rivenditori di pezzi di ricambio, le officine meccaniche, e così via.
Un utilizzo più rispettoso dell’ambiente (CLEANER)
Le sempre più stringenti normative in materie di inquinamento hanno spronato i costruttori di automezzi a cercare soluzioni per ridurre l’emissioni di gas esausti nell’atmosfera, migliorare il rendimento dei motori e cercare sostituti al combustibile tradizionale.
Al proposito è da segnalare la crescente convergenza tra auto a guida assistita e auto elettriche, grazie lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono di costruire batterie a maggiore capacità, più leggere e più veloci da ricaricare. A questo proposito è interessante notare gli sforzi degli OEM per sviluppare piattaforme di produzione comuni alle auto a combustione e a quelle a energia pulita per abbattere i costi ancora oggi non incentivanti l’acquisto di auto “green”.
Un veicolo più leggero (LIGHTER)
Le attività di ricerca e sviluppo di veicoli più rispettosi dell’ambiente (CLEANER) si avvantaggia anche delle attività di ricerca volte a sostituire i tradizionali materiali di costruzione con leghe metalliche innovative, fibre di carbonio e fibre di vetro, componenti plastici al fine di alleggerire gli automezzi. Anche la costruzione di parti con metodi innovativi quali la stampa 3D darà benefici in tal senso nei prossimi anni.
Inoltre, l’adozione massiva di sistemi ADAS porterà a una drastica diminuzione del rischio di incidenti e, di conseguenza, non sarà più necessario costruire auto con una scocca pesante e a prova di urto come quelle attuali a tutto vantaggio dell’efficientamento dei consumi.
Il primo robotaxi è cinese
La Cina è vicina, ma è anche molto più avanti rispetto a noi in materia di auto elettriche, connesse e… a guida autonoma. Due notizie riportate settimana scorsa mi hanno colpito e mi hanno dato ispirazione per scrivere questo articolo.
Una riguarda il lancio del primo servizio al mondo di taxi a guida autonoma (senza conducente a bordo). Come riporta il South China Morning Post, il 2 maggio è iniziato il servizio di taxi Baidu-Apollo a Pechino, con una flotta di taxi a giuda autonoma L5.
Tu chiami il taxi con la app, lui arriva, ti carica e ti porta a destinazione dove paghi sempre via app. Baidu confida sulla rete 5G per garantire l’intervento di un operatore remoto in caso di gravi problemi all’auto. Vi ricordo che la rete 5G è un elemento vitale per lo sviluppo di trasporti a guida autonoma. Ne abbiamo parlato estesamente anche nel nostro libro “Investire nei megatrend del futuro” dove vi invito a leggere il capitolo dedicato ai droni.
Auto del futuro e trattamento dei dati
La seconda notizia è uscita sul sito di analisi finanziarie Seeking Alpha e riguarda il trattamento dei dati prodotti dai veicoli con tecnologie ADAS a bordo. Come abbiamo già scritto in altri articoli sul sito e nei miei libri, le auto sono ormai dei computer su ruote. Producono dati (audio, video, telemetria), li immagazzinano e li trasmettono da qualche parte in rete. Che fine fanno questi dati? Chi li usa? Chi ne è il proprietario?
Bene, secondo Seeking Alpha il governo cinese sta esaminando nuovi regolamenti per richiedere che i dati raccolti dai veicoli circolanti nella nazione siano memorizzati localmente, ovvero su server cinesi. Si dice che lo sviluppo derivi dalla preoccupazione che le telecamere nei veicoli Tesla possano essere utilizzate per lo spionaggio.
Se la Cina fa da apripista, altri governi potrebbero adottare misure simili, man mano che il parco auto verrà automatizzato nei prossimi anni. Qualsiasi regolamento di questa natura avrebbe un impatto su tutte le case automobilistiche che vendono in Cina e altrove veicoli “intelligenti” come Tesla, Volkswagen, Ford, General Motors e tra poco anche Stellantis.
Fattori di rischio per l’investitore
Il “lato oscuro” della Digital revolution non mancherà di manifestarsi anche nel settore Automotive, con la graduale eliminazione del “componente umano” dalla funzione di guida del mezzo: se questo da un lato agevolerà una grande massa di utenti oggi marginali quali le persone non vedenti o con altri handicap inabilitanti la guida, gli anziani diventati incapaci di condurre in sicurezza un automezzo e le persone senza patente di guida, dall’altro lato comporterà la riduzione o la perdita di posti di lavoro per gli autisti professionisti quali taxisti, camionisti, fattorini, chaffeur di auto pubbliche, guidatori di mezzi di soccorso e così via.
L’avvento dei veicoli a guida autonoma a nostro avviso non sarà scevro da tensioni sociali, sabotaggi e rifiuto da parte di queste categorie di lavoratori (e dai loro sindacati) che si vedranno minacciate direttamente dalla tecnologia. Le battaglie nelle strade a cui abbiamo assistito pochi anni fa contro l’utilizzo dell’applicazione Uber in Italia saranno poca cosa rispetto a ciò che potrebbe accadere con la diffusione di massa della guida autonoma, se la materia non verrà regolamentata in modo puntuale e deciso dai governi nazionali e sovrannazionali nei prossimi anni.
Conclusioni
Consci della complessità e della vastità di argomenti che lo sviluppo dell’auto del futuro comporta abbiamo cercato di delineare uno scenario strategico e di investimento che tenga in considerazione sia le varie componenti abilitanti lo sviluppo di massa dei veicoli C.A.S.E. (connessi, a guida autonoma, elettrici e condivisi) sia della rivoluzione che questa comporterà a livello di paradigma del trasporto pubblico e privato. Questo a nostro avviso è un punto fondamentale nell’evoluzione dell’auto e del concetto di “viaggio in auto” a prescindere dalla tecnologia implementata nell’automezzo. A nostro parere, ai quattro punti evidenziati finora (che focalizzano l’attenzione sulla tecnologia costruttiva) devono essere aggiunti altri tre punti che, esulando dal mero contesto tecnologico, guardano più all’aspetto economico, all’impatto sociale e alla creazione di valore aggiunto nel corso del ciclo di vita dell’automezzo quale “sistema connesso al resto del mondo in grado di trasportare piacevolmente il passeggero”. Questi tre concetti sono:
- SHARED SERVICE (utilizzo in condivisione contro l’acquisto di proprietà),
- DIGITAL SERVICES FOR CARS (l’auto al centro dell’offerta di servizi digitali),
- DIGITAL & PHYSICAL INFRASTRUCTURE (infrastruttura fisica e digitale per il trasporto),
si cui parleremo in un prossimo articolo!