I semiconduttori sono ormai una componente fondamentale dei veicoli, ma la carenza di chip mette lo stop al comparto auto, visto che rischia ora di rallentare – se non bloccare completamente – il mondo dell’automotive.
I microchip sono quindi un elemento fondamentale di molti comparti industriali e rappresentano il propulore principale per tutti i megatrend tecnologici.
È quanto spiega un articolo de La Stampa (qui) che cita una stima di LMC Automotive. La società di analisi e consulenza aveva pronostico per il 2021 una ripresa attorno al 16% del settore, a quota 87,6 milioni. Ma lo shortage di semiconduttori rischia di portare a un nuovo saldo negativo del settore, compreso tra l’1,5 ed il 2,5%.
Auto e chip
Il crollo delle vendite di veicoli nella prima metà del 2020 a causa del lockdown in buona parte del mondo aveva spinto i produttori a privilegiare altri settori, riducendo le vendite all’auto. Che ora si trova in crisi di produzione proprio per la carenza di chip.
Così come per i computer, i processori sono già ora il nerbo di qualsiasi auto attuale. Sovrintendono sempre più processi, da quelli di sicurezza al sistema propulsore, fanno dialogare i vari apparati di un veicolo, comandano sensori e gestiscono le info che arrivano al guidatore.
Nelle auto che verranno – quelle a guida autonoma per intenderci – saranno poi ovviamente ancora più importanti.
Un report di Strategy Analytics stima tra il 2019 e il 2024 un aumento dell’8% annuo della domanda di chip da parte del comparto auto.
Gli strumenti
Investire sul comparto auto significa acquistare titoli delle varie case automobilistiche (oppure certificati, fondi o etf che offrono diversificazione sul settore). Risalendo la catena del valore, è possibile anche puntare in qualche modo sui grandi produttori di chip.
Del resto, se la carenza di chip mette lo stop al mercato auto, una conseguenza di questo sarà una maggiore produzione e quindi fatturati in ulteriore crescita.
Acquistandone ad esempio le azioni (nel libro “Investire nei megatrend del futuro” si trovano i dettagli dei principali produttori del comparto), oppure investendovi attraverso strumenti di risparmio gestito.
A Piazza Affari per ora ne è presente uno solo, peraltro quotato da un paio di mesi, il VanEck Vectors Semiconductor UCITS ETF (ne abbiamo parlato qui all’atto della quotazione all’EtfPlus).