I Cani del Ftse Mib alla prova della tempesta. Potrebbe essere il titolo del film (horror probabilmente) di quanto sta succedendo in queste settimane. Ma partiamo con un flash back. A fine marzo la situazione era questa. Il portafoglio “10 dogs” si attestava al +21,2%, più performante quello “5 dogs” (+26,6%), mentre quello cosiddetto “PPP” (composto da Snam) segnava un +14,2%. E il Ftse Mib da inizio anno era a +13,3%.

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I Cani del Ftse Mib non sono altro che portafogli costruiti utilizzando solo titoli dell’omonimo indice di Piazza Affari. Il risultato, quindi, ancora una volta dà ragione alla teoria del gestore statunitense Michael O’Higgins.

Il Portafoglio “Cani del Ftse Mib” è una classica strategia “lazy” azionaria. Ne abbiamo parlato nel nuovo libro “Lazy Portfolio” (ed. Hoepli) che potete trovare nelle migliori librerie, oppure qui su Amazon.

I risultati dei “Cani 2025” alla prova della tempesta

E ora? Il Ftse Mib è a +5,25%. Ma i portafogli dei Cani del Ftse Mib hanno retto decisamente bene all’impatto. E segnano risultati “dispersi”, ma comunque tutti superiori rispetto all’indice di riferimento. In dettaglio, quello “10 dogs” si attesta al +11,6%, grazie soprattutto ai risultati di Unicredit (+29%), Pop. Sondrio (+25%) e Poste Italiane (+24%). Più performante il portafoglio “5 dogs” (+17,89%), mentre il “PPP”, quest’anno composto da Snam segna comunque un lusinghiero +16,8%. E ha già consegnato un primo dividendo pari a 0,116 euro per azione.

La tabella qui sotto riporta in dettaglio i risultati dei titoli che compongono i tre portafogli. Nel frattempo è quasi completa la tempistica e i quantitativi dei dividendi erogati tra aprile e giugno. E oggi, 22 aprile, arrivano i dividendi del mese.

Come si costruiscono i portafogli

Il primo, quello dei “10 dogs” comprende appunto i 10 titoli con il dividend yield maggiore scelti tra i 40 del Ftse Mib. Ordinando i 10 titoli per prezzo crescente e prendendo i primi cinque (quelli cioè con il prezzo inferiore) si ottiene il secondo portafoglio “5 dogs”: alla base del metodo è il fatto che un incremento (in assoluto) del prezzo ha un impatto percentuale maggiore su un titolo con un prezzo basso piuttosto che alto. I due portafogli sono tutti equipesati, ovvero ogni singolo titolo all’inizio ha la stessa percentuale di allocazione.

Il terzo e ultimo portafoglio, detto “PPP” è composto infine da un solo titolo: il secondo dell’ordinamento (dal prezzo più basso a quello più alto). Si tratta solo di una anomalia statistica scoperta da O’Higgins ma valida anche sul mercato italiano: in genere – ma ovviamente non è una certezza – è un titolo che sovraperforma il mercato.

Nel passato, storicamente, i vari portafogli sul Ftse Mib si sono ben comportati. Ne abbiamo parlato diffusamente nel libro “La Ruota dei mercati finanziari” edito da Hoepli. Seguiamo mese per mese la performance dei “Cani 2021” e vedremo se continueranno a performare meglio del Ftse Mib!

Di Massimiliano Malandra

Co-founder di questo sito. Analista fondamentale e quantitativo, socio Aiaf e giornalista professionista dal 2002. Esperto di approccio risk parity. Autore di vari libri.