Lo spazio della domenica è tradizionalmente dedicato alla recensione di libri. Dalla nascita di questo sito nel lontano ottobre 2020 a oggi ne abbiamo recensiti più di 200, che trovate tutti ordinati nello “scaffale” Biblioteca del menu.

Oggi facciamo un’eccezione e pubblichiamo la dotta analisi sulla situazione geopolitica scritta da Francesco Maggioni, Senior Global Macro Strategist in Framont & Partners Management, e analista ben conosciuto da lettori e lettrici.

Maggioni in questa analisi si mette virtualmente il cappello di un generale d’armata degli Stati Uniti e ci spiega come egli (o ella) vedrebbe la situazione geopolitica in corso. Nell’analisi Maggioni cita anche una serie di libri di geopolitica che vi consiglio di leggere. Alcuni li abbiamo recensiti in passato (troverete il link a fianco).

Francesco Maggioni – Senior Global Macro Strategist, Framont

Buongiorno a tutti,

L’analisi qui sotto è un po’ lunga ma spero che apprezzerete. Si tratta di un condensato di quanto assorbito dalle letture di diversi manuali di geopolitica e non solo, per citarne alcuni che vi consiglio: “Geopolitica Umana” di Dario Fabbri (recensione a questo link) e la sua rivista “Domino” (recensione a questo link), la rivista “Limes”, “Il nuovo ordine mondiale” di Ray Dalio (vedi recensione a questo link) e “The Fourth Turning” di Neil Howe e William Strauss del 1997 e il successivoThe Fourth Turning is heredi Neil Howe del 2023 a cui sono seguite delle riflessioni personali.

Le nostre vite sono stravolte quasi quotidianamente dal 2020 e questo ci impedisce di osservare la situazione nella sua interezza e fare delle riflessioni. Non è facile trovare dei momenti di tranquillità ma sarebbe importante riuscirci. In uno dei miei pochi momenti ho fatto questa riflessione che vi condivido.

Le riflessioni sono importanti per cercare di capire meglio la TRAIETTORIA dell’oggetto della nostra riflessione, che siano mercati azionari o come in questo caso, sulla geopolitica.

La domanda che bisogna porsi è, perché gli USA si stanno comportando come stanno facendo dal 2020?

Ovvero:

Perché sono usciti dall’Afghanistan che ha avuto la diretta conseguenza dell’attacco di Hamas (come prova di forza su Israele che, uscendo gli USA dalla regione, si è eretta – giocoforza – a riferimento della zona tramite gli accordi di Abramo) e ha mostrato alla Russia quanto fosse molle l’apparato decisionale US, che ha poi portato all’invasione della Ucraina?

Sappiamo anche che gli USA non iniziano mai una guerra ma che “si fanno” sempre tirar dentro come gli esempi di Pearl Harbour e del 9/11.

Provate ad essere un generale US che in questi anni vede l’ascesa inesorabile della Cina come forza imperialista (alla quale non interessa il potere economico, come già ci ha segnalato Dario Fabbri nelle sue innumerevoli interviste, e come si è chiaramente notato in questi anni in cui il mercato azionario cinese è stato dimezzato) e vede che questa ascesa necessariamente mina la forza imperialistica americana tanto tra gli antagonisti come Russia, Iran ma anche stati minori come quelli africani e anche centroamericani e tanto quanto tra gli alleati storici, come per esempio il temporaneo successo  dell’iniziativa One Belt One Road in cui anche l’Italia era coinvolta.

Da parte americana c’è quindi bisogno di una scossa al pianeta, per renderlo meno sicuro non in casa propria, negli USA, ma in tutto il pianeta tranne che negli USA!

Ecco quindi che se ragioniamo così, tutto quello che sta succedendo ha senso e che l’amministrazione Trump è solo una diretta conseguenza di quella di Biden almeno dal punto di vista geopolitico.

Sempre se fossimo un generale americano: la geopolitica possiamo pensare sia un gioco a somma zero, e quindi se una potenza guadagna potere (la Cina) un’altra deve necessariamente cederlo, gli USA.

Sempre seguendo la traiettoria, questa volta già tracciata da nomi molto più eccellenti di me, come sicuramente Dario Fabbri, ma soprattutto Ray Dalio e lo sconosciuto ai più Neil Howe che già nel 1997 scrisse il libro “The Fourth Turning” è chiaro che a un certo punto ci sarà uno scontro USA-Cina e il motivo per cui non è ancora successo, è che la Cina non ha finito di costruire tutte le navi militari che saranno completate da il 2025 e il 2026 e nel frattempo si sta esercitando il giovane esercito (è notizia di ieri che la già accerchiata Taiwan ha visto arrivare altri 41 aerei da caccia e 5 navi da guerra cinesi).

Fonte: Limes

In questo contesto di elevata volatilità, se gli USA rimanessero nella Nato anche una piccola situazione che sfuggisse in Ucraina (come la “false flag” del missile russo in Polonia del 2023) o a Taiwan, costringerebbe gli USA ad entrare in guerra al fianco degli alleati dal primo giorno del conflitto.

Ma la storia insegna a noi, generale americano per interposta persona, che gli USA cercano di vincere le guerre tramite l’ingresso il momento prima che finiscano, quando tutti i belligeranti hanno finito munizioni e forza umana (eccezione è stato il Vietnam che è stato l’ennesimo disastro americano, i quali non vincono una guerra dalla Seconda Guerra Mondiale).

Quindi se noi fossimo il generale americano, e leggendo debitamente il “Manuale delle giovani marmotte americane” non solo uscirebbe dalla Nato o se non fosse possibile, non tarderebbe a far dire al Presidente degli USA (che lo ha detto ieri tramite il segretario Marco Rubio) che la clausola dell’articolo 5 non scatterebbe automaticamente e che quindi gli USA non entrerebbero in nessuna guerra, cosa che invece Russia e Iran hanno siglato non più tardi di due mesi fa e che quindi, essendo per loro fresco, l’articolo 5 verrà certamente attivato da parte loro.

Quindi la traiettoria in cui ci troviamo è una ritirata americana, strategica, per far accrescere potenzialmente le crisi intorno al mondo e sicuramente in Europa, per rimanere alla finestra e rifare quanto fatto durante la seconda guerra mondiale, in cui comunque l’opinione pubblica americana era compattamente contraria all’ingresso degli USA alla guerra e solo Pearl Harbour ha cambiato loro idea: magari gli USA in quella occasione sono stati solo fortunati e sono entrati in guerra dopo circa tre anni dall’inizio del conflitto  e solo a causa di Pearl Harbour.  Sicuramente quella esperienza ha loro insegnato di come cercare di portare le situazioni a loro vantaggio.

Non dimentichiamoci che gli USA sono entrati anche nel primo conflitto mondiale, che per noi è stata una guerra che è durata dal 1915 al 1918 ma che per gli USA è durata solo un anno, dal 1917.

Ecco quindi che in questo contesto, tutto sembra quantomeno più logico e che i tasselli si incastrano tutti abbastanza bene.

Gli USA quindi non stanno arretrando… stanno solo prendendo la rincorsa che sarà lunga sia di distanza che si creerà tra loro e gli alleati, sia di tempo perché ci vorrà del tempo anche in presenza di nuovi conflitti o la riattivazione di quelli presenti.

La parola chiave quindi è TRAIETTORIA!

Saluti,

Francesco Maggioni

Foto di copertina elaborata dalla redazione con Copilot Dall-E

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