Si avvicinano le elezioni presidenziali USA e viene il dubbio di come investirci, a seconda di chi vinca. Alle nostre domande cerca di rispondere l’analisi sui possibili scenari che potrebbero seguire le elezioni presidenziali statunitensi,di Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset di Candriam.
La nomina di Kamala Harris a candidata democratica ha portato a una elevata l’incertezza sul nome del prossimo Presidente degli Stati Uniti. In una società sempre più polarizzata, gli elettori statunitensi saranno chiamati a scegliere tra due programmi con potrebbero potenzialmente avere conseguenze economiche e politiche diametralmente opposte.
I diversi scenari che potrebbero seguire alle elezioni americane si basano su due variabili: il partito vincitore e la composizione del Congresso. Sembra ora meno probabile la realizzazione di uno dei due scenari più estremi, che prevedono la conquista (democratica o repubblicana) sia della presidenza che del Congresso, rispetto a quelli che prevedono un governo diviso, con almeno una delle camere controllata dall’altro partito.
Una vittoria repubblicana: uno scenario quasi dirompente rispetto alle nostre previsioni attuali
Una schiacciante vittoria repubblica (con la conquista sia della presidenza che del Congresso) sarebbe lo scenario più destabilizzante rispetto alle nostre previsioni attuali. In particolare, i piani per restrizioni all’immigrazione più severe e la minaccia di dazi più elevati (sono stati menzionati il 10% su tutte le importazioni e il 60% su quelle dalla Cina) sono doppiamente inflazionistici e quindi rialzisti per il dollaro e per i tassi statunitensi. Questo sarebbe uno scenario negativo per la crescita dei Paesi interessati dalle restrizioni alle importazioni e pertanto è considerato sfavorevole per il resto del mondo. Bisognerebbe, pertanto, mantenere un sovrappeso sui titoli azionari statunitensi? L’introduzione di dazi penalizza non solo i partner commerciali americani, ma anche alcune aziende americane i cui margini assorbirebbero parte dell’aumento dei costi di acquisto. L’estensione del “Tax Cuts and Jobs Act” e quindi di un’aliquota fiscale del 21% è invece vista come positiva per le aziende statunitensi, in particolare per il segmento nazionale (small e mid cap). In sintesi, una piena attuazione dei programmi repubblicani sarebbe negativa per la crescita sia degli Stati Uniti che quella globale e metterebbe la Fed in una posizione difficile, poiché si troverebbe ancora una volta ad affrontare un aumento dell’inflazione. Con tassi di interesse più elevati e revisioni della crescita economica al ribasso, questo scenario estremo e relativamente improbabile non promette nulla di buono né per l’azionario né per l’obbligazionario. Tuttavia, probabilmente penalizzerebbe ancora di più il resto del mondo.
Una presidenza repubblicana e un Congresso diviso
Queste rappresenterebbero una via di mezzo, con una crescita più o meno invariata rispetto alle nostre previsioni attuali, ma con tassi a lungo termine più elevati e una politica monetaria meno accomodante a fronte di un aumento dell’inflazione. Tuttavia, nel caso di un Congresso diviso, il commercio internazionale dovrebbe tornare a essere il terreno di gioco preferito di Donald Trump. Probabilmente ciò sarebbe più positivo per l’azionario statunitense che per quello globale, grazie al supporto dato dall’estensione dei tagli fiscali. In questo scenario, che potrebbe portare a un aumento immediato delle aspettative di inflazione, un modo per posizionare il portafoglio sarebbe quello di rimanere relativamente cauti sulla duration statunitense dopo il brusco calo dei tassi statunitensi a lungo termine della scorsa estate, e acquistare obbligazioni statunitensi indicizzate all’inflazione. Se questo scenario dovesse realizzarsi, dovremmo anche rivedere la nostra sovraesposizione ai mercati emergenti e le nostre posizioni sull’Europa.
Dal punto di vista settoriale, il quarto punto dell’agenda repubblicana punta a “rendere gli Stati Uniti il principale produttore di energia al mondo”. L’ambiente è un punto di divergenza tra i programmi dei due candidati e l’aumento della produzione di petrolio e gas negli Stati Uniti sta esponendo i prezzi al rischio di ribasso. Allo stesso modo, il riesame degli investimenti legati all’Inflation Reduction Act potrebbe penalizzare i veicoli elettrici e i produttori di energia pulita.
Una vittoria democratica
Questa rappresenterebbe una continuazione del percorso attuale, con un rischio di coda nel caso in cui il risultato elettorale dovesse essere contestato. Una vittoria da parte di Kamala Harris con un Congresso diviso dovrebbe riservare meno sorprese per gli investitori. Le politiche relative all’immigrazione e al commercio internazionale dovrebbero rimanere in linea con quelle dell’attuale amministrazione. Da questo punto di vista, questo scenario sembra favorire il resto del mondo, ma da un punto di vista nazionale il nodo principale riguarda esclusivamente le tasse.
Alcune delle misure previste dal programma dei Democratici potrebbero rivelarsi dannose per l’azionario statunitense a causa della fine del Tax Cuts and Jobs Act, con l’aumento dell’aliquota dell’imposta sulle società dal 21% al 28% e un aumento dell’imposta sui riacquisti di azioni proprie. Le misure proposte da Kamala Harris sono concepite per sostenere la classe media e quella operaia, e comprendono l’estensione degli sgravi fiscali ai redditi inferiori a 400.000$, l’estensione del credito d’imposta per i figli e sostegni per l’acquisto della prima casa.
Questo scenario si avvicina abbastanza alle nostre previsioni attuali: decelerazione della crescita economica e dell’inflazione, con il proseguimento dell’allentamento monetario da parte della Fed. Questo scenario di “soft landing” prevede un equilibrio maggiore tra Stati Uniti e il resto del mondo, è moderatamente positivo per tutti gli asset rischiosi e si basa sulla resilienza dell’attività economica. Per quanto riguarda le questioni ambientali, non sono ancora note misure precise, ma una vittoria democratica è considerata intrinsecamente più favorevole alle energie pulite.
Una vittoria democratica schiacciante di presidenza e Congresso, d’altro canto, rappresenta un rischio fiscale per le aziende statunitensi e sarebbe vista negativamente dal mercato americano, in particolare per le aziende nazionali (con le società a piccola e media capitalizzazione che sarebbero quelle maggiormente colpite).
Rimane un ultimo scenario da considerare, quello di una vittoria risicata da parte dei democratici senza la maggioranza nel Congresso, contestata da Donald Trump e dai suoi sostenitori. Questo scenario, caratterizzato dal rischio di instabilità politica e sociale, seppur temporanea, sarebbe il più negativo per i mercati finanziari, con un conseguente forte aumento della volatilità. In questo caso, la protezione facoltativa sarebbe il modo migliore per proteggere il portafoglio fino al ripristino della stabilità e del governo.