Le trombe d’aria e le bombe d’acqua che hanno caratterizzato le ultime settimane hanno riacceso i riflettori su un tema di grande attualità come il cambiamento climatico e, più nello specifico, l’emergenza idrica. Dopo un lungo periodo di siccità e settimane di caldo torrido, alcune zone del nostro Paese sono state interessate da nubifragi di seria intensità che hanno causato parecchi danni.
Questi cambiamenti repentini da una carenza idrica a gravi danni provocati da ingenti quantità d’acqua improvvisa sono sicuramente una delle priorità per il Parlamento europeo.
L’acqua, infatti, è in primis una risorsa indispensabile sia per la vita che per l’economia globale.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), nell’arco di un anno circa il 20% dell’Europa e il 30% della popolazione europea sono colpiti da stress idrico non solo a causa del cambiamento climatico, ma anche per una pessima gestione idrica.
Come precisa Luca Mattiazzi, Direttore Generale di Etica Sgr, società di gestione del risparmio che dal 2000 si impegna a promuovere politiche che incentivino la riduzione dell’impatto ambientale e a sostenere progetti e imprese che pongano al centro del loro operato la salvaguardia del pianeta:
“L’acqua è essenziale per la nostra vita. Tuttavia, un numero crescente di scienziati e riviste scientifiche lancia appelli sempre più preoccupati sulla crescente scarsità d’acqua a livello mondiale. Sebbene la quantità totale di acqua sulla Terra rimanga costante, è l’acqua dolce utile per l’uomo che si sta riducendo. Fattori come l’aumento demografico, la siccità, l’innalzamento delle temperature, l’inquinamento e la mancanza di investimenti nelle infrastrutture sono solo alcune delle cause che rendono l’acqua una risorsa sempre più scarsa.
Per Etica Sgr, in qualità di investitore responsabile, l’attenzione al consumo e all’utilizzo dell’acqua è un punto focale nell’analisi delle società in cui investono i fondi e rappresenta un aspetto che sempre promuoviamo in fase di dialogo con le aziende. In tal senso siamo convinti che, con un quadro normativo adeguato, una supervisione attenta e una gestione attiva e responsabile, si possa diventare attori del cambiamento e contribuire all’adempimento del diritto umano all’acqua proclamato dalle Nazioni Unite.”
Proprio in tema di quadro normativo, alla fine del 2023 il CESE – Comitato Economico e Sociale Europeo – ha redatto il Declaration for an EU Blue Deal contenente 15 principi guida e 21 azioni per il periodo di programmazione 2028-2034 con l’obiettivo dichiarato di anticipare i bisogni, di preservare e gestire adeguatamente le risorse idriche comuni nel breve, medio e lungo termine.
Il documento, oltre a mettere in evidenza la necessità di una vera e propria politica europea dell’acqua, pone l’accento sullo stretto legame fra risorse idriche e diritti sociali dimostrando una particolare attenzione per gli aspetti di sostenibilità sociale nel combattere la povertà idrica.
Non solo si parla di come tutelare la risorsa “acqua dolce”, ma in Europa si sottolinea anche l’importanza economica del mare. Secondo il Blue Economy Report, l’economia del mare in Europa impiega 3,6 milioni di persone (+17% rispetto al 2020), garantisce un fatturato di 624 miliardi di euro l’anno (+21% rispetto al 2020) e rappresenta 171 miliardi di euro di Valore aggiunto lordo (+35% rispetto al 2020).
Inoltre, il report conferma che l’Europa è per definizione una meta turistica marina occupando il 54% dell’intera forza lavoro della blue economy. Al secondo posto, si conferma il trasporto marittimo che in termini di fatturato genera quasi un quarto dell’intero valore del comparto. Spicca negli ultimi anni il settore dell’energie rinnovabili marine con un trend di crescita costante e profitti lordi stimati nell’ordine dei 2,4 miliardi di euro. Ottime performance anche nel settore delle risorse biologiche marine (pesca, acquacoltura, lavorazione e distribuzione dei prodotti ittici), che ha registrato un aumento del 24% rispetto al 2020.
La nuova edizione del rapporto illustra anche i potenziali impatti dei cambiamenti climatici sull’economia blu lungo le coste dell’UE. In particolare, emerge che, se i livelli attuali di protezione costiera non venissero aumentati, i danni economici annuali derivanti dalle inondazioni costiere potrebbero essere compresi tra 137 e 814 miliardi di euro entro il 2100. Lo studio, inoltre, mette in evidenza il contributo che l’economia marina è in grado di offrire concretamente alla strategia di transizione energetica grazie ai passi avanti compiuti nello sviluppo dell’energia derivante dalle onde, dalle maree e dall’energia eolica offshore.
Germania, Francia, Spagna, Italia e Paesi Bassi sono i 5 paesi dell’Unione Europea che rappresentano il 70% del valore aggiunto lordo dell’intera economia blu della regione.