Sperduto nel Wyoming, vicino allo Yellowstone National Park, c’è un paesino che si chiama Jackson Hole. È diventato famoso perché la Federal Reserve da quasi 40 anni vi tiene un simposio internazionale in cui i banchieri centrali hanno modo di riunirsi e confrontarsi. Da oggi, 22 agosto, fino al 24 agosto, si rinnova l’appuntamento annuale, molto seguito dagli operatori di mercato, perché spesso i banchieri buttano indizi sulle prossime mosse delle banche centrali. Molto arreso, infatti, il discorso del presidente della Fed Jerome Powell alle 8 di venerdì 23 (le 14 italiane) – qui il link per lo streaming previsto alle 10 am EDT (le 16 italiane) – che dovrebbe iniziare a spiegare le prossime mosse della Fed in tema di tassi.
Ne parla Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, in questo intervento.
Lo stato precario dell’economia statunitense emerge con forza all’approssimarsi di Jackson Hole, l’annuale incontro dei banchieri centrali in Wyoming. Gli occhi degli investitori saranno fermamente puntati su Jerome Powell che venerdì presenterà il suo aggiornamento.
L’economia statunitense sta rallentando. I consumatori stanno riducendo la spesa, ma non si sono ancora fermati del tutto, e non è ancora chiaro se il mercato del lavoro stia rallentando o stia vivendo qualcosa di più significativo. E, con l’inflazione dei produttori e dei consumatori che si avvicina o è già vicina al target della Federal Reserve, è probabile che la banca centrale statunitense segnali la fine del proprio periodo di attendista, aprendo la strada a un allentamento di alcune restrizioni di politica monetaria.
Dopo aver mantenuto i tassi di interesse ai massimi da 20 anni per oltre un anno, ci si aspetta che Powell dia il via libera a una riduzione dei tassi nella riunione del 18 settembre. Questo potrebbe segnare l’inizio di un ciclo di allentamento monetario, con un taglio dei tassi di 25 punti base per ogni meeting fino alla fine dell’anno. Powell ha agito con cautela, probabilmente per evitare continui cambi di rotta, che avrebbero potuto minare la fiducia dei consumatori e danneggiare l’economia. Ora che tutte le condizioni sembrano essere favorevoli, la Fed spera di poter iniziare un vero e proprio ciclo di allentamento, senza dover ricorrere a interventi sporadici o a una singola azione.
Per quanto riguarda una possibile recessione negli Stati Uniti, crediamo ancora che possa essere evitata. Le banche, allentando i criteri per i prestiti e riducendo i tassi ipotecari, stanno già anticipando le mosse della Fed, e questo dovrebbe aiutare l’economia. Tuttavia, è iniziata una sorta di corsa tra le dinamiche recessive (come la creazione di meno posti di lavoro e dati economici deludenti) e l’allentamento della politica monetaria. Il risultato dipenderà da quale tra queste due forze prevarrà. Per ora, l’incertezza politica interna e la crescente probabilità di un governo diviso dopo le elezioni di novembre fanno sì che gran parte del lavoro ricada sulla politica monetaria.
La Fed, riconoscendo la moltitudine di fattori di rischio in gioco, si è già spostata verso un approccio più “bilanciato” al proprio doppio mandato di occupazione e stabilità dei prezzi. Quindi, dato il contesto economico attuale, ci aspettiamo che l’istituzione dipenda sia dall’evoluzione fiscale sia dagli sviluppi del mercato del lavoro, dopo i primi graduali tagli di 25 punti base.
A questo punto, il principale rischio risiede nell’apparente divergenza tra ciò che si prevede che Powell segnali in termini di ritmo (un taglio iniziale, seguito da una serie di tagli assicurativi di 25 punti base) e ciò che alcuni partecipanti al mercato si aspettano (un taglio di 50 punti base per la riunione di settembre – che troviamo ottimista dato lo stato dell’economia). Powell, consapevole di questa dicotomia – e del delicato stato dei mercati – sceglierà senza dubbio le proprie parole con saggezza.
Nel complesso, ci si aspetta che i mercati azionari reagiscano positivamente a qualsiasi indicazione e conferma che l’allentamento della politica monetaria negli Stati Uniti stia per iniziare, specialmente quei cosiddetti “proxies obbligazionari” tipicamente presenti nel settore sanitario, dei beni di consumo o immobiliare. Mentre i mercati dei titoli di Stato potrebbero raffreddarsi, dato che nutrono speranze relativamente elevate sulla possibilità che la Fed attui un taglio importante già a settembre.