Per la recensione del libro della domenica oggi vi propongo una profonda riflessione sulla fine del capitalismo e la sua sostituzione con qualcosa d’altro. Chi ha i capelli bianchi come me penserà: “Sai che novità! Sono decenni che ciclicamente sentiamo parlare della fine del capitalismo. Poi questo cambia pelle ma resta visto che né il pensiero di Marx né lo sviluppo della Cina sono riusciti a cambiare le cose”.
Yanis Varoufakis, politico europeo, ex ministro delle Finanze in Grecia nel 2015, famoso per avere vinto il referendum contro l’austerità imposta dalla Troika e avere poi affrontato la crisi del debito sovrano greco. E’ un insigne economista, ha scritto diversi libri di successo sui temi economici, sull’Europea e le sue storture, sulla crisi dell’Euro. Varoufakis è noto per le sue visioni radicali e si descrive come un “marxista erratico”. Sostiene che l’Unione Europea non è adatta allo scopo. La struttura dell’UE, in particolare il mercato unico e la moneta comune, che non sono in grado di rispondere a crisi di ampia portata come quella finanziaria globale del 2008, o quella geopolitica che stiamo attraversando adesso.
A fine 2023 ha pubblicato questo libro che forse risponde alla domanda di cosa viene dopo il capitalismo occidentale. Varoufakis sostiene che il capitalismo è morto e che il nuovo ordine è un’economia tecnofeudale. Ha coniato termini come “capitalismo del cloud”, “austerità globale” e “tecnofeudalismo” per descrivere la nostra era.
Il tecnofeudalesimo per l’autore è un sistema economico peggiore del capitalismo perché è un sistema dominante a livello globale guidato dalle Big Tech, che hanno prima privatizzato internet e poi esteso sempre più il loro controllo sulle nostre vite e sulle leve economiche della nostra società.
Se ci pensate, siamo noi stessi che abbiamo contribuito a stringerci il cappio “digitale” al collo. Sono almeno 15 anni che postiamo sui social e su internet tutta la nostra vita sotto forma di messaggi, chat, foto, video, recensioni di hotel, ristoranti e prodotti, diari di viaggio. La Rete (ovvero chi detiene i server) ha avuto tutto il tempo di capire chi siamo, scoprire i nostri punti deboli, e usare le informazioni a suo vantaggio. Che può anche essere inondarci di pubblicità mirata, o farci vedere solo le notizie che ci piacciono.
Sempre Varoufakis parla nel libro del concetto di “capitalismo del cloud”, in cui il capitale tradizionale non è più al comando, ma è diventato vassallo di una nuova classe di padroni feudali, i proprietari del capitale cloud. Anche in questo caso, se ci pensate, siamo noi stessi che abbiamo abdicato alla proprietà dei dati che un tempo risiedevano sui nostri hard disk (o sui floppy disk) per salvare tutto in cloud in nome della “portabilità”. Anche il software, che un tempo si comprava e si installava sul disco fisso, oggi si “noleggia” in abbonamento mensile con accesso dal browser. Le nostre vite e le nostre aziende sono sul cloud.
Ma chi sono i proprietari del Cloud? Amazon, Microsoft, Google, e pochi altri grandi player.
Va tutto bene, fino a quando i server continueranno a funzionare e a essere collegati ai nostri device da una fitta rete di infrastrutture di proprietà di terzi (cavi sottomarini, satelliti, reti in fibra ottica, ponti radio). Noi diamo per scontato che tutto funzioni, che tutto sia a portata di click. Certo, fino a quando qualcuno o qualcosa deciderà di tagliare il filo che ci unisce ai nostri dati dall’altra parte del mondo.
Nel suo libro Varoufakis ci spiega i pericoli del tecnofeudalesimo per la nostra vita e per la sopravvivenza delle democrazie ma suggerisce anche possibili soluzioni che a mio avviso sono comunque sempre più difficili da porre in essere dal momento che alcune società Internet sono diventate più ricche e potenti e influenti avendo fatturati e risorse economiche superiori al Pil di molti Stati nazionali; secondo, le loro tecnologie si evolvono a una velocità molto superiore alla capacità di governi e nazioni di legiferare per regolamentarne l’uso. Si veda il caso dell’AI e di ChatGPT.
Concludendo, un libro “Tecnofeudalesimo. Cosa ha ucciso il capitalismo“che è meglio leggere prima che sia troppo tardi. Certo, chi ha fatto fortuna comprando a suo tempo azioni di Amazon, Nvidia o Microsoft potrebbe pensarla diversamente, ma il mondo a mio avviso sta andando nella direzione tracciata dalla penna di Varoufakin. D’altronde, da vent’anni il dato è il nuovo petrolio dell’economia e chi ha i server oggi ha in mano il rubinetto del pozzo di petrolio.