Ospitiamo l’intervento di Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente, che questa settimana si concentra sui dati macro in uscita negli Stati Uniti e sulle prospettive per il mercato azionario alla luce degli eventi geopolitici in corso.
Il mercato azionario ha maturato un lento progresso la scorsa ottava; quello obbligazionario ha vissuto una settimana di calma (così rara questi giorni). C’è stata comunque una sorpresa: la Banca Nazionale Svizzera ha sorprendentemente tagliato i tassi per la seconda volta quest’anno per frenare la forza del Franco. La Banca d’Inghilterra ha deciso di non muoversi per il momento, nonostante il ritorno dell’inflazione al suo target del 2%, anche se a parole ha anticipato dei tagli nei prossimi mesi a venire. Penso che molto dipenderà dal nuovo Governo che verrà formato dopo le elezioni del 4 Luglio.
C’è evidenza di un rallentamento nella forza relativa della tecnologia americana rappresentato dalla performance negativa di Nvdia su base settimanale, pur in una settimana in cui l’indice Nasdaq 100 ha fatto segnare un nuovo record. Dal punto di vista politico non ci sono state grosse novità, a parte il fatto che la maggioranza a supporto dell’attuale presidente dell’UE Ursula von der Leyen ha escluso il supporto delle destre, a causa del prezzo politico da pagare.
Torniamo a guardare i dati: venerdì ci sarà la misura di inflazione preferita dalla Federal Reserve, il Core PCE Price Index. Dopo gli ultimi dati sull’inflazione, sono cautamente ottimista che ci possa essere una sorpresa positiva. Anche se dovesse essercene una, con ogni probabilità non sarà sufficiente per convincere la Fed; il miglior scenario possibile è che ci siano due tagli a Settembre e a Dicembre per un totale di 50 punti base.
L’Europa ha avuto un rimbalzo decente dopo la lavata della settimana precedente; io resto in attesa dei dati, anche se lo scenario peggiore (la dissoluzione dell’Unione Europea) dovrebbe essere stato scongiurato. Un editorialista di Bloomberg ritiene che non sia impossibile che in caso di ulteriori turbolenze, lo spread Germania Francia potrebbe arrivare ad essere uguale a quello Germania Italia; questo potrebbe succedere in uno scenario estremo, in cui il Presidente Macron fosse costretto a dimettersi e a indire nuove elezioni presidenziali. Attendo la fine delle elezioni Francesi il 7 Luglio prima di diventare più positivo sui mercati Europei, sia azionari che obbligazionari; nel frattempo si può guardare ad attività in America, nel Regno Unito e in Svizzera per mettersi al riparo da complicazioni politiche. Bisogna comunque dire che i mercati sono guidati al rialzo dalle prospettive del settore tecnologico statunitense piuttosto che dai possibili tagli della banca centrale Americana; se la tendenza a supporto dovesse invertirsi, potremmo assistere alla correzione del settore tecnologico.
Il noto Capo Stratega per le azioni Americane di Goldman Sachs, David Kostin, ha alzato il suo obiettivo per fine anno per l’indice S&P 500 da 5.200 a 5.600, dopo aver inizialmente detto che il suo target precedente rimaneva appropriato. Pur condividendo in pieno la sua previsione, ho deciso di rimanere neutrale sul mercato azionario per un’altra settimana, lasciando tutto nelle mani del Core PCE Price Index e della Federal Reserve, pur sapendo che i mercati americani si muoveranno al rialzo se ci fosse una sorpresa positiva. Il vero potenziale problema, negli Stati Uniti, è che ci sia une economia in decrescita ma un’inflazione ancora rampante, tale da non permettere alla Federal Reserve nessun supporto all’economia; speriamo non si arrivi a tanto.
Mentre il vecchio continente è in mezzo a una tempesta (politica), gli Stati Uniti ci hanno ricordato che continueranno ad essere il mercato d’investimento principale, particolarmente se l’opportunità dell’Intelligenza Artificiale sarà grande così come gli analisti se la aspettano. Gli utili nel primo trimestre del 2024 negli Stati Uniti sono stati pari al 5.9% e al di sopra delle aspettative, ma un multiplo di 21.0x, che io non ricordo di aver visto dallo storico 1999 (quando era 24x) non permette di essere tranquilli nonostante la stagionalità positiva.
Il reporting per il primo trimestre è finito e l’attenzione tornerà ai dati economici; la crescita degli utili per il secondo trimestre è annunciata pari all’8.8% – ne sapremo di più tra un mese. Per quanto riguarda la Federal Reserve, è probabile che possa ridurre I tassi a partire dal mese di settembre, se l’inflazione mostrerà una ulteriore discesa prima di allora. Gli utili societari in America beneficiano di ottime previsioni per il resto dell’anno e per il 2025, quindi al momento, almeno oltreoceano, non c’è traccia di una recessione.
La raccomandazione è di essere neutrali sui mercati azionari e obbligazionari, lunghi dollaro USA e mercato azionario Giapponese, coprendo però lo Yen, in attesa di ulteriori dati economici che possano dare nuove indicazioni sull’evoluzione dell’inflazione e del mercato del lavoro negli Stati Uniti e in Europa. Due aggiornamenti questa settimana: la prima è una tabella di una indagine di Bank of America presso i gestori, che riporta ancora l’inflazione come il rischio principale (32%), anche se in discesa dai massimi precedenti, seguiti da eventi geopolitici (22%) ed elezioni americane (16%).
La seconda tabella ci ricorda che al momento lo scenario principale è avere un presidente Repubblicano (Trump) insieme a un parlamento Repubblicano, che darebbe al presidente un forte mandato per realizzare i suoi piani. Secondo il sito Polymarket, al momento Donald Trump ha il 57% di probabilità di essere rieletto, contro il 35% per Joe Biden.