Questa analisi l’ho inviata qualche giorno fa ai clienti del report intermarket mensile che stanno provando gratuitamente il nuovo servizio di analisi quotidiana “Liberi Pensieri di Trading”, presto disponibile per tutti in abbonamento mensile.
Ho pensato di riportarla sul nostro sito perché tratta di un aspetto molto importante nel processo di investimento: la psicologia. E soprattutto nel caso di investimenti di lungo termine per mia esperienza è molto importante sapere dominare le emozioni in certe fasi negative o positive dei mercati.
Un esempio è la storia del titolo americano Chipotle Mexican Grill che dal 2006 a oggi ha guadagnato il 5.500%. La domanda a cui rispondiamo oggi è: “sareste riusciti a tenere in portafoglio questo titolo così a lungo?“
Introduzione
La narrazione corrente ci induce a pensare che solo le aziende tecnologiche siano in grado di garantire nel tempo performance straordinarie. Oggi sono le Magnifiche Sette, ieri erano le Biotech, l’altro ieri le Dot-com, e forse in futuro le aziende spaziali.
In realtà, come ci ha spiegato Warren Buffett in tante lettere agli azionisti, le aziende tecnologiche sono anche quelle più ad alto rischio e a esse andrebbero preferite aziende che operano in settori tradizionali e di cui non possiamo fare a meno per vivere. In altre parole, di uno smartphone non ho bisogno mentre di un pezzo di pane ne avrò sempre necessità.
Il caso Chipotle Mexican Grill
Guardando le mie watchlist tematiche sui megatrend ho ritrovato un titolo azionario di cui avevamo scritto nel libro “Investire nei megatrend del futuro” nel capitolo dedicato alla dieta. Chipotle Mexican Grill (CMG), catena di ristoranti di cibo messicano molto diffusa in Nord America.
Chipotle nel 2015 valeva in borsa oltre 23 miliardi di dollari quando un’infezione di E. Coli colpì una sessantina di clienti affondando la reputazione dell’azienda e la quotazione del titolo che perse il 70%. Ne avevamo accennato proprio parlando di tracciabilità del cibo e dei rischi che tutti noi corriamo inconsapevolmente ogni volta che andiamo a mangiare al ristorante o compriamo cibo pronto.
Oggi Chipotle vale 73 miliardi di dollari. Il 6 febbraio sono usciti i risultati 2023 assolutamente strabilianti:
- Il fatturato totale per il 2023 è stato di 9,9 miliardi di dollari, con un aumento del 14,3% rispetto al 2022. Le vendite digitali hanno rappresentato il 37,4% del fatturato totale di cibo e bevande.
- Hanno aperto 271 nuovi ristoranti nel corso del 2023, portando il numero totale di ristoranti a fine anno a 3.437.
- I costi alimentari hanno beneficiato degli aumenti dei prezzi dei menu e, in misura minore, della riduzione dei costi dell’avocado. Questi benefici sono stati parzialmente compensati dall’inflazione dei costi di diversi ingredienti, in particolare manzo, tortillas e queso.
- L’utile netto per il 2023 è stato di 1,23 miliardi di dollari, o 44,34 dollari per azione diluita, rispetto all’utile netto di 899,1 milioni di dollari, o 32,04 dollari per azione diluita per il 2022.
PERO’… attenzione che c’è sempre un però. Una buona parte del rally del 2023 è dovuta anche al BUYBACK di azioni! Nella relazione di bilancio si legge infatti che “nel corso del 2023 abbiamo riacquistato un totale di 589,8 milioni di dollari di azioni a un prezzo medio per azione di 1.827,46 dollari”.
Se analizzate il mercato americano vedrete che moltissime grandi aziende stanno sostenendo al rialzo le loro azioni grazie al riacquisto con le ingenti liquidità accumulate. Anche questo l’abbiamo già visto nella parte finale della bolla Dot-com del 2000. Ed è un altro segnale di “fine corsa del mercato”.
Analisi del titolo
Torniamo al nostro titolo Chipotle Mexican Grill. Qui sotto vediamo il grafico in scala lineare dal 2006 a oggi. Dalla quotazione il titolo è salito del 5.500%, ovvero ogni mille dollari investiti nell’azienda 18 anni fa ogni avremmo 55.000 dollari di capitale. Strabiliante, e questa è un’azienda che vende tortillas e piatti di carne con chili, non microprocessori.
Accidenti, potevo diventare ricco se solo lo avessi saputo! Ma perché Dottor Forni, non mi hai detto che c’era questo titolo favoloso da comprare?
Quando si fanno questi ragionamenti a freddo, sulla carta e soprattutto a posteriori si tende a dimenticarsi del fattore psicologico. Guardiamo lo stesso grafico in scala logaritmica per vedere picchi e valli del prezzo.
Il titolo viene quotato intorno ai 46 dollari nel 2006 e raggiunge i 140 dollari prima della crisi del 2008, quindi scende a 47 nel minimo del 2009 e poi riparte al rialzo arrivando a 400 dollari nel 2012. Scende con la nuova crisi sotto i 300 dollari. Poi riparte al rialzo fino allo scandalo che colpisce l’azienda nel 2015 per l’intossicazione di E.Coli dove vale 750 dollari e quindi crolla fino a 270 dollari del minimo del 2017.
Qui entra in gioco la psicologia
Guardando nello specchietto retrovisore siamo tutti bravi a dire: “Azzeccando questo titolo e il timing di acquisto avremmo potuto guadagnare una valanga di soldi!” Certo, ma adesso fatevi queste domande:
- Nel 2006 noi italiani conoscevamo questa azienda? NO!
- Nel 2006 avreste comprato una piccola catena di ristoranti americani che serviva cibo messicano? NO!
- Nel 2006 potevamo immaginare che questa azienda operante solo negli USA e in una nicchia di mercato del Food avrebbe performato così bene nei successivi 20 anni? NO!
- Anche se aveste comprato il titolo nel 2006, l’avreste poi tenuto con il crollo delle borse del 2008-2009? Non credo, anzi lo vendevate sui minimi maledicendo il giorno che vi era venuta l’idea di comprarlo due anni prima.
- Ipotizzando che l’aveste tenuto nella Crisi del 2008, nel successivo periodo di crisi del 2012 vedendo il titolo crollare dai 400 dollari a 260 l’avreste venduto o tenuto?
- OK, l’avete tenuto perché siete investitori dai nervi saldi. Arrivate al 2015, scoppia lo scandalo dell’E.Coli e il titolo dai massimi di 750 dollari inizia a crollare tornando a 260 dollari. Cosa avreste deciso? Secondo me, liquidavate tutto.
Questo piccolo esempio (e se ne possono fare migliaia in Borsa) ci dimostra che nel lungo termine l’investimento in un’azienda che vende un buon prodotto gradito dai consumatori del suo mercato di riferimento e necessario nella vita di tutti i giorni è un investimento vincente. Il problema è che o vi chiamate Warren Buffett o difficilmente riuscirete a sopportare il peso delle emozioni nel corso dei decenni e prima o poi liquiderete il titolo per poi pentirvi negli anni successivi.
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