Il mondo è distratto dai conflitti regionali, ma gli occhi delle grandi potenze sono puntati su una zona fuori dai radar dei media. L’Artico.
“L’Artico cambierà drasticamente. Per il suo dominio potrebbe scoppiare un conflitto” aveva detto un anno e mezzo fa Joe Biden. E qualche settimana prima Vladimir Putin aveva avvisato: “Spaccheremo i denti a chiunque pensi di sfidare la nostra sovranità. Non esiste Artico senza Russia e Russia senza Artico”.
Insomma, Russia e Stati Uniti stanno già indossando i guantoni e si preparano ad affrontarsi anche nell’estremo nord del mondo. Nel Consiglio Artico, istituito nel 1996, gli Usa possono contare sugli altri Paesi che si affacciano sul mare artico (Canada, Norvegia, Islanda, Danimarca, Svezia e Finlandia), ma la Russia nel frattempo ha portato dalla propria parte la Cina.
Di tutto questo e delle prossime mosse delle ormai tre super potenze nei mari dell’Artico ci parla Marzio Mian in Guerra bianca. Sul fronte artico del conflitto mondiale (Neri Pozza, 304 pagg., 18,05 euro). Mian è un esperto di Artico: ha fondato insieme con altri giornalisti internazionali la società non profit The Arctic Times Project, che documenta le conseguenze del cambiamento climatico nella regione artica.
Ma perché l’Artico? Cosa avviene in quei posti desolati coperti di ghiacci e nevi perenni? Ne avevamo parlato già nel nostro libro Investire nei megatrend del futuro. I ghiacci e le nevi perenni si stanno progressivamente sciogliendo, e si stanno aprendo (letteralmente) grandi possibilità. Innanzitutto una via di navigazione che consente di tagliare drasticamente i tempi di navigazione (e quindi i costi) delle rotte commerciali. Poi le grandi riserve di materie prime che dovrebbero trovarsi sotto le nevi: petrolio e gas in primis, ma anche metalli preziosi e industriali.
I Paesi occidentali hanno fatto del Consiglio Artico una estensione politica della Nato, mentre la Russia ha già avviato manovre militari congiunte con Pechino.
In meno di una generazione, da Ultima Thule, l’Artico è ormai diventato un luogo di conquista e un terreno di battaglia. “Il nuovo ordine mondiale si decide oltre il Circolo Polare” ha detto l’ex ambasciatore russo in Islanda, mentre a Washington è stata resa nota la nuova National Strategy for the Arctic Region.
Insomma, si inizia a lucidare se non le spade di sicuro i missili, mentre sembra sempre più remota l’invocazione dell’ex presidente russo Gorbaciov che disse “Facciamo del Polo un polo di pace”.
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